Home ATTUALITÀ I vaccini per il Covid-19 sono etici? Intervista al Dott. Mariano Amici

    I vaccini per il Covid-19 sono etici? Intervista al Dott. Mariano Amici

    I vaccini per il Covid-19 sono etici? È vero che contengono cellule embrionali umane? In più occasioni ci si imbatte nella notizia che nei vaccini per il Covid-19 siano usate o siano presenti delle cellule embrionali umane provenienti da feti abortiti. E nella notizia che tali vaccini contengano organismi geneticamente modificati (OGM).

    Queste due notizie vengono poi puntualmente smentite, corrette o etichettate come fake, anche se poi, andando a leggere il contenuto della contestazione, restano una serie di dubbi.
    Per cercare di fare chiarezza in modo comprensibile anche per chi è privo di una specifica alfabetizzazione scientifica, abbiamo posto alcune domande al dottor Mariano Amici, che da tempo si batte con molta fermezza proprio per divulgare un’informazione corretta e completa sul Covid-19 e sulla campagna di vaccinazione ed all’interno del suo blog ha pubblicato un articolo relativo a questa tematica.

    Dottor Amici, gli OGM e le cellule embrionali umane… Ci sono o no?
    L’avete letto il foglietto illustrativo di Vaxzeria, prodotto da Astrazeneca? Fatelo, perché è abbastanza chiaro, andate sul sito dell’AIFA e leggete. Dice esattamente queste parole:
    “Prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante. Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati (OGM).”
    Ora leggiamo il foglietto illustrativo di Janssen, prodotto da Johnson&Johnson, il quale dice, testualmente:
    “Prodotto nella linea cellulare PER.C6®️ TetR e mediante tecnologia del DNA ricombinante.
    Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati (OGM).”
    Pertanto la risposta alla sua domanda, almeno per questi due sieri, è fornita dalle case produttrici, ed è affermativa. I vaccini Astrazeneca e Janssen contengono OGM. È un dato di fatto che non può essere smentito. Mentre Astrazeneca afferma con chiarezza cosa implichi la sigla HEK 293, cioè che si tratta di cellule renali embrionali umane geneticamente modificate, Johnson&Johnson si limita a riportare la sigla per molti oscura di PER.C6®️ TetR. Anche queste sono cellule embrionali umane geneticamente modificate, tanto per essere precisi.

    Cosa sono queste linee cellulari MR-5, HEK 293 e PER.C6®️ TetR?
    La HEK 293 è una coltura cellulare ottenuta da cellule renali estratte da un feto di sesso femminile nel 1972, ma tutti i documenti relativi a questo aborto sono andati perduti. La MR-5 è una coltura cellulare ottenuta da tessuto polmonare di un feto di sesso maschile abortito a 14 settimane nel 1966, il feto fu espiantato da una donna di 27 anni per ragioni psichiatriche. La PER.C6®️ TetR è una coltura cellulare ottenuta da tessuto retinico prelevato da un feto di 18 settimane abortito nel 1985 per motivazioni sociali. Va segnalato, dal punto di vista etico, che il tessuto fetale, per essere utilizzabile ai fini di ricerca scientifica, deve essere in “stato vitale”, questo implica che il feto sia stato, con estrema probabilità, sezionato da vivo. Con le implicazioni etiche che ne seguono.

    Cosa significa “coltura cellulare ottenuta da cellule embrionali”?
    Significa che le cellule embrionali estratte dal feto sono state clonate, geneticamente modificate per renderle immortali e quindi moltiplicate in vitro.

    Quindi non vengono estratte da nuovi aborti per essere usate nei vaccini?
    No, le sigle citate MR-5, HEK 293 e PER.C6®️ TetR sono cellule replicate da quelle a suo tempo estratte. Va precisato che il processo di clonazione e moltiplicazione non le rende meno “umane”, anche se non vengono più estratte direttamente dal feto. Il procedimento di immortalizzazione può renderle, invece, pericolose, perché fin dall’inizio della sua applicazione a dato luogo cancerogenicità.

    Nulla del genere compare nei foglietti illustrativi dei vaccini Pfizer (Comirnarty) e Moderna (Spikevax), quindi possiamo dire che questi due non contengono OGM e non contengono cellule embrionali umane?.
    Questa è una risposta più complessa. Astrazeneca ha usato e usa la linea cellulare HEK 293 nelle fasi di ricerca e sviluppo, produzione e in quella di conferma con test di laboratorio, in quest’ultima ha usato anche la linea cellulare MR-5. Johnson&Johnson ha usato e usa la linea cellulare PER.C6 in tutte e tre le fasi. Qui non ci sono dubbi, è dichiarato nei foglietti illustrativi. Moderna e Pfizer hanno usato la linea cellulare HEK 293 solo nella fase di conferma e test di laboratorio e non in quella di produzione.

    Volendo affermare qualcosa di non sindacabile, dovremmo allora dire che i quattro vaccini hanno tutti fatto uso di cellule embrionali umane provenienti da feti abortiti.
    Questo è un dato di fatto.

    I due vaccini che dichiarano apertamente l’uso di cellule embrionali umane provenienti da feti abortiti nel processo produttivo, contengono ancora queste cellule, nel momento in cui il siero viene inoculato? Perché la notizia viene sempre smentita e additata come bufala, per via di un processo di purificazione che elimina ogni materiale genetico di origine umana.
    La purificazione non è certo un procedimento perfetto al 100%, per il semplice motivo che in scienza e medicina il 100% non esiste. Non a caso la stessa università di Oxford, che ha sviluppato Astrazeneca, dopo aver descritto il processo di purificazione dichiara che è “improbabile” che resti materiale umano nel vaccino finito. “Improbabile” non “impossibile”.
    L’eventuale presenza – improbabile ma non impossibile – di residui di DNA fetali nel vaccino finito e pronto per l’inoculazione comporta anche dei rischi per la salute, perché si può attivare il processo di ricombinazione omologa con conseguente modifica del patrimonio genetico del soggetto vaccinato e possibili reazioni autoimmuni.

    Ma quanto è improbabile questa presenza di materiale genetico umano sfuggito alla purificazione?
    La Food & Drug Administration statunitense e la stessa OMS nel 2005 hanno riconosciuto la sussistenza di rischi oncogenici associati alla presenza di DNA umano nei vaccini (perché queste linee cellulari non vengono usate solo nei sieri anti covid-19), stabilendo il limite massimo di sicurezza in 10 nanogrammi. Tale limite, come dimostrato da numerosi studi, è risultato essere più volte non rispettato in molti dei vaccini in commercio, con “presenze” che hanno superato i 1000 nanogrammi, cioè 100 volte il limite massimo stabilito. Adesso vi invito a riflettere: se la FDA e l’OMS si prendono il disturbo di stabilire un limite di “presenza” considerato accettabile in quanto a rischi per la salute, secondo voi quanto è completo il processo di purificazione, che dovrebbe eliminare “ogni traccia” di materiale genetico umano peraltro cancerogeno? Se fosse un’eventualità rara, che dei residui sfuggano alla purificazione, non si sarebbe reso necessario stabilire questo limite. Al contrario la sua stessa esistenza porta a dedurre che la presenza di materiale genetico umano, nello specifico cellule embrionali geneticamente alterate, sia la prassi e non una rara eventualità.