Home ATTUALITÀ Il confronto sulla mascherina non sia una controversia ma una indicazione giudiziosa,...

    Il confronto sulla mascherina non sia una controversia ma una indicazione giudiziosa, ponderata allo scopo della tutela della salute e sanità pubblica

    La neurologa tedesca Margareta Griesz-Brisson, direttrice della London Neurology and Pain Clinic, ha parlato dei danni che provocherebbero le mascherine al cervello: «Coi bambini diventa pericolosa».

    È circolato un video il 5 ottobre del 2020 ripreso il 28 ottobre sul sito Center for Research on Globalization (CRG) https://www.globalresearch.ca/ – Centro di ricerca sulla globalizzazione. Il Centro si prefigge lo scopo di fornire informazioni, analisi e rapporti sugli eventi a scala globale: “La verità nei media è uno strumento potente. Finchè tutti noi continuiamo a indagare, a fare domande, a guardare attraverso la disinformazione per trovare una vera comprensione, allora siamo in una posizione migliore per partecipare alla creazione di un mondo migliore in cui la verità e la responsabilità prevalgono sull’avidità e corruzione. Dal 2001 forniamo informazioni, analisi e rapporti sul campo di eventi globali. Global Research ha istituito una rete internazionale di autori, studiosi e giornalisti investigativi. Il concetto di fondo è la “democratizzazione” della ricerca e dei media report, pur mantenendo elevati standard di indagine e analisi. Per mantenere la nostra indipendenza, – si legge ancora in questa linea guida – Global Research non accetta finanziamenti governativi o aziendali. Come può un’organizzazione o un individuo avere la libertà di dire la verità se sono finanziati dalle stesse agenzie attivamente impegnate nella diffusione della disinformazione? Si legga direttamente nel sito https://www.globalresearch.ca/. 

    Queste brevi note non possono che riecheggiare il proclama di “Storia Globale” che stava dietro alla Nouvelle Histoire in italiano la Nuova Storia e nell’”Annales d’histoire économique et sociale“, la rivista internazionale fondata nel 1929 da Marc Bloch e Lucien Febvre. Una corrente di pensiero di alto profilo storico che mirava all’estensione degli ambiti dell’osservazione dello storico, attraverso la scoperta di nuovi oggetti di studio, le scienze sociali, utilizzando metodi sempre più sofisticati. L’École des Annales era un gruppo di storici – francesi – tra i più importanti del panorama del XX secolo, celebre per aver introdotto rilevanti innovazioni metodologiche nella ricerca storica e delle fonti ad essa inerenti. La nuova storia sulle direttrici economiche e sociali, e la prestigiosa rivista “Annales d’histoire économique et sociale”, hanno realizzato una rivoluzione copernicana nel campo degli studi storici. La nouvelle histoire come definita da Jacques Le Goff, era attenta alle psicologie collettive, alla sensibilità ed alla mentalità religiosa, agli uomini comuni e alla vita quotidiana. Gli esclusi entravano nella Storia – come le donne, i contadini e i poveri e in genere i “marginali”, nel passato non considerati degni di attenzione dalla storiografia tradizionale, perché erano ai margini della grande Storia e pertanto da trascurare. Recuperare nuovi soggetti storici significava per dirla secondo il filosofo-giurista italiano coevo Giuseppe Gapograssi (di Sulmona) tenere in debita attenzione anche la vita dell’uomo “comune anonimo statistico” come andava profilandosi la condizione dell’uomo delle masse, nella prima metà del XX secolo. Ma, soprattutto numeri della quantità – gli uomini comuni, la gente semplice, il popolo “minuto”, i reietti, “i vermi della terra”, gli “avanzi della storia”. 

    La storia della formazione di un nuovo “concerto europeo” nel senso almeno di armonia e non dissonanze di più voci, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale dovrebbe cercare di recuperare, nel mondo occidentalizzato, queste energie innovative, tanto più che è Strasburgo ieri come oggi il centro di questa volontà di fare l’Europa, ma quale Europa? La città simbolo era ed è Strasburgo dove, la scuola francese era fiorita all’ombra dell’Università degli studi di Strasburgo con Marc Bloch e Lucien Febvre che danno vita nel 1929 appunto alla Rivista “Annales d’histoire économique et sociale”.

    Leggiamo nell’Introduzione a Bloch, l’Apologia della storia o Mestiere di storico (occorre anche ricordare I re taumaturghi, dello storico francese Bloch che, ricordiamo, è morto eliminato per mano dei nazisti nel 1944 ma questo è altro capitolo…) edizione (Torino, Einaudi) ristampa 1981: […] “il professor March Bloch era stato troppo impegnato nel ricercare e nell’insegnare la storia, prima a Strasburgo, poi (dal 1936) a Parigi, per soffermarsi a prestare ascolto alle voci, che di tanto in tanto si levavano contro la storia. Sempre che quelle voci, ascoltate distrattamente, non riuscissero gradite a chi, dalle pagine delle Annales, stava combattendo con Lucien Febvre la battaglia per una storia “plus large et plus humaine” […] ma ora che a Parigi erano arrivati i Tedeschi, e che il capitano Bloch era stato messo nelle condizioni di non potere né servire, in armi, il proprio Paese, né tornare agli studi e all’insegnamento”. Oltre a queste righe tratte dall’Introduzione a cura di Girolamo Arnaldi è fondamentale ricordare del terzo capitolo “La Critica”, il paragrafo 2.Alla caccia della menzogna e dell’errore” a pagina 90 “In via eccezionale, un falso può dire il vero” e nella seguente pagina “Ma non basta constatare l’inganno. Occorre anche scoprirne i motivi: se non altro per vegliarlo meglio Finchè sussista un dubbio sulle sue origini, in esso rimarrà qualcosa di ribelle all’analisi, e quindi, di dimostrato solo a metà. Soprattutto, una menzogna, in quanto tale, è a suo modo una testimonianza.” 

    Solo ora possiamo riportiamo quella che segue fuori da ogni sterile polemica, quella che è una trascrizione dei momenti salienti(di Henna Maria) di un recente video messaggio estremamente pressante della dottoressa Margarite Griesz-Brisson, che è stato tradotto in diretta dal tedesco all’inglese da Claudia Stauber.

    Margarite Griesz-Brisson, è dottoressa specializzata in neurologia e neurofisiologia con un dottorato in farmacologia, ai primi d’ottobre del 2020 ha pubblicato un video cha ha fatto molto discutere.

    Le sue dichiarazioni sull’effetto delle mascherine sul cervello sono state censurate, ma solo in parte. Sono state tradotte dall’inglese e successivamente un sito le ha pubblicate con la traduzione in italiano. La neurologa tedesca come altri esperti ha posto l’accento sul fatto che l’uso prolungato delle mascherine provocherebbe una privazione d’ossigeno e un aumento di anidride carbonica nell’organismo. Queste le note che si possono leggere. «Ci sono cellule nervose che non possono stare più di tre minuti senza ossigeno, non possono sopravvivere». Da ciò consegue la comparsa di diversi sintomi: vertigini, problemi di concentrazione, rallentamento dei tempi di reazione, mal di testa e sonnolenza. «Quando si soffre di carenza cronica di ossigeno tutti questi sintomi scompaiono perché ci si abitua. Ma la vostra efficienza resterà compromessa e la carenza di ossigeno nel vostro cervello continuerà a progredire».

    Margareta Griesz-Brisson ha spiegato che questa condizione potrebbe portare allo sviluppo di malattie neurodegenerative negli anni o nei decenni a seguire. La neurologa mette in guardia su altri rischi delle mascherine. Per la neurologa l’uso delle mascherine non dovrebbe essere mai un’imposizione ma piuttosto una libera scelta essendo il loro uso pericoloso per il cervello. La situazione diventa ancora più delicata nel caso di bambini e adolescenti: «Non solo è pericoloso per la loro salute, ma è assolutamente criminale. La carenza di ossigeno inibisce lo sviluppo del cervello e i danni che ne derivano non possono essere annullati». Margareta Griesz-Brisson ha spiegato che la carenza di ossigeno «volutamente indotta» sarebbe una controindicazione medica assoluta. Quindi «per costringere un’intera popolazione con la forza a una controindicazione medica assoluta, è necessario che vi siano ragioni certe e serie per farlo». Per la neurologa tedesca l’uso prolungato delle mascherine tra dieci anni si trasformerà in un aumento esponenziale di casi di demenza. Ovviamente non tutti sono d’accordo con la dottoressa. Il sito Reuters ha pubblicato una smentita. Tra le varie cose riportano le dichiarazioni di un rappresentante del CDC statunitense: «È improbabile che indossare una maschera provochi l’ipercapnia». 

    La rivista scientifica “Global Research, ha pubblicato una ricerca in https://www.globalresearch.ca/covid-19-masks-crime-against-humanity-child-abuse/5726059 della dottoressa Margarite Griesz-Brisson è un neurologo e neurofisiologo consulente con un dottorato in farmacologia, con particolare interesse in neurotossicologia, medicina ambientale, neuroregenerazione e neuroplasticità. Questo è ciò che ha da dire sulle maschere e sui loro effetti sul nostro cervello:

    “La ri-respirazione della nostra aria espirata creerà senza dubbio una carenza di ossigeno e un allagamento di anidride carbonica. Sappiamo che il cervello umano è molto sensibile alla depravazione dell’ossigeno. Ci sono cellule nervose, ad esempio, nell’ippocampo, che non possono durare più di 3 minuti senza ossigeno – non possono sopravvivere. I sintomi premonitori acuti sono mal di testa, sonnolenza, vertigini, problemi di concentrazione, rallentamento del tempo di reazione – reazioni del sistema cognitivo.

    Tuttavia, quando si ha una depravazione cronica dell’ossigeno, tutti questi sintomi scompaiono, perché ci si abitua. Ma la tua efficienza rimarrà ridotta e la fornitura insufficiente di ossigeno nel cervello continua a progredire.

    Sappiamo che le malattie neurodegenerative impiegano anni o decenni per svilupparsi. Se oggi dimentichi il tuo numero di telefono, il crollo del tuo cervello sarebbe già iniziato 20 o 30 anni fa.

    Mentre pensi di esserti abituato a indossare la maschera e a respirare di nuovo la tua aria espirata, i processi degenerativi nel tuo cervello si amplificano man mano che la tua mancanza di ossigeno continua.

    Il secondo problema è che le cellule nervose del cervello non sono in grado di dividersi normalmente. Quindi, nel caso in cui i nostri governi permettano generosamente di sbarazzarsi delle maschere e di tornare a respirare ossigeno liberamente entro pochi mesi, le cellule nervose perse non saranno più rigenerate. Ciò che è andato è andato.

    [..] Non indosso una maschera, ho bisogno che il mio cervello pensi. Voglio avere la mente lucida quando tratto con i miei pazienti e non essere in anestesia indotta da anidride carbonica.

    [..] Non esiste alcuna esenzione medica infondata dalle maschere facciali perché la privazione di ossigeno è pericolosa per ogni singolo cervello. Deve essere libera decisione di ogni essere umano se vuole indossare una maschera assolutamente inefficace per proteggersi da un virus.

    Per i bambini e gli adolescenti, le maschere sono un assoluto no-no. I bambini e gli adolescenti hanno un sistema immunitario estremamente attivo e adattivo e necessitano di un’interazione costante con il microbioma della Terra. Il loro cervello è anche incredibilmente attivo, poiché ha così tanto da imparare. Il cervello del bambino, o il cervello del giovane, ha sete di ossigeno. Più l’organo è metabolicamente attivo, più ossigeno richiede. Nei bambini e negli adolescenti ogni organo è metabolicamente attivo.

    Privare l’ossigeno del cervello di un bambino o di un adolescente, o limitarlo in qualche modo, non è solo pericoloso per la sua salute, è assolutamente criminale. La carenza di ossigeno inibisce lo sviluppo del cervello e il danno che si è verificato di conseguenza non può essere invertito.

    Il bambino ha bisogno del cervello per imparare e il cervello ha bisogno di ossigeno per funzionare. Non abbiamo bisogno di uno studio clinico per questo. Questa è fisiologia semplice e indiscutibile. La carenza di ossigeno cosciente e intenzionalmente indotta è un pericolo per la salute assolutamente intenzionale e una controindicazione medica assoluta.

    Una controindicazione medica assoluta in medicina significa che questo farmaco, questa terapia, questo metodo o misura non devono essere usati – non possono essere usati. Per costringere un’intera popolazione ad usare con la forza una controindicazione medica assoluta, devono esserci ragioni certe e serie per questo, e le ragioni devono essere presentate a organi competenti interdisciplinari e indipendenti per essere verificate e autorizzate.

    Quando tra dieci anni la demenza aumenterà in modo esponenziale e le giovani generazioni non potranno raggiungere il loro potenziale divino, non sarà d’aiuto dire “non avevamo bisogno delle maschere”.

    [..] Come possono un veterinario, un distributore di software, un uomo d’affari, un produttore di auto elettriche e un fisico decidere su questioni riguardanti la salute dell’intera popolazione? Per favore cari colleghi, dobbiamo svegliarci tutti.

    So quanto la depravazione dell’ossigeno sia dannosa per il cervello, lo sa il cardiologo per il cuore, lo sa lo pneumologo per i polmoni. La privazione dell’ossigeno danneggia ogni singolo organo.

    Dove sono i nostri dipartimenti sanitari, la nostra assicurazione sanitaria, le nostre associazioni mediche? Sarebbe stato loro dovere opporsi con veemenza al blocco e fermarlo e fermarlo fin dall’inizio.

    Perché le commissioni mediche danno punizioni ai medici che concedono esenzioni alle persone? La persona o il medico deve dimostrare seriamente che la depravazione dell’ossigeno danneggia le persone? Che tipo di medicina rappresentano i nostri medici e le nostre associazioni mediche?

    Chi è responsabile di questo crimine? Quelli che vogliono farlo rispettare? Quelli che lasciano che accada e giocano, o quelli che non lo impediscono? [..] Non si tratta di maschere, non si tratta di virus, non si tratta di certo della vostra salute. Si tratta di molto di più. Non sto partecipando. Non sono spaventato.

    [..] stanno già prendendo la nostra aria per respirare. L’imperativo del momento è la responsabilità personale. Siamo responsabili di ciò che pensiamo, non dei media. Siamo responsabili di ciò che facciamo, non i nostri superiori. Siamo responsabili della nostra salute, non dell’Organizzazione mondiale della sanità. E noi siamo responsabili di ciò che accade nel nostro paese, non il governo “.