Il destino della Tap. Il governo deciderà entro 36 ore

    Ci vorrà ancora un giorno, massimo un giorno e mezzo per decretare la sorte del gasdotto Tap, il cui blocco dei lavori causerebbe danni irreversibili per l’economia italiana. Ma la strada pratica dal governo non sembrerebbe quella che conduca ad un stop definitivo, poiché si incorerebbe in una spesa dai “costi troppo alti” e quindi il via ai lavori appare immediato. Però nell’ultimo meeting avvenuto a Palazzo Chigi non si è arrivati ad una soluzione definitiva. Hanno partecipato il premier Conte, la ministra per le politiche del Mezzogiorno Barbara Lezzi e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Insieme a loro c’erano anche il primo cittadino della città di Melendugno Marco Potì, dove dovrebbe passare il gasdotto, e alcuni esponenti e parlamentari penta stellati della Regione Puglia, che hanno sempre mostrato la loro avversità al progetto. I dubbi sono ancora molti, poiché non si sa se il Tap (Trans Adriatic Pipeline) sarà completato o meno. Il Tap è un gasdotto dalla lunghezza di quasi 900km che trasporterà gas dell’Azerbaijan fino in Puglia, attraversando l’Adriatico e l’Europa Orientale. Anche se l’avvio dei lavori sembra quasi scontato, il governo ci va cauto: “Verifiche verranno ancora fatte dal ministro Costa nelle prossime 24-36 ore e prenderemo una decisione. Ma abbiamo le mani legate”, ha raccontato la ministra Lezzi, per cui stoppare il Tap consiterebbe in un “costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese” e che lei i suoi colleghi “per senso di responsabilità non possiamo permetterci”. “Ci saranno verifiche sulle cartografie” del progetto ha puntualizzato il ministro Costa: “Parlo in particolare di eccesso di potere”. Prima dell’incontro il sindaco di Melendugno Marco Potì, aveva ribadito il suo no: “È un’opera inutile, dannosa e molto pericolosa per le popolazioni e il territorio. Questo progetto si ferma perché Tap ha commesso delle illegalità e illegittimità: ci sono errori progettuali e falsificazione dei documenti, quindi si ferma non per responsabilità politica ma per responsabilità di Tap stessa”. Al termine dell’incontro il sindaco pugliese ha tuonato, invocando la creazione di “un clima politico ostile nei confronti del progetto Tap. Noi saremo i cani da guardia”. E Gianluca Maggiore, portavoce del Movimento No Tap, da Lecce ha rincarato: “La battaglia continua e pure la richiesta di dimissioni in blocco degli eletti del Movimento 5 Stelle in caso ricomincino i lavori di Tap. Quello che è chiaro – afferma – è che si sta giocando. I ministeri non hanno i documenti, non sanno nulla”. Il sindaco Marco Potì in un post su Facebook ha poi ringraziato il premier Conte per l’incontro, ma – ha sottolineato – “ho l’impressione che non si sono fatti tutti quegli approfondimenti necessari né si è dedicato il tempo giusto a cercare qualche motivo valido per bloccare veramente Tap. Non è sufficiente cercare di calcolare i costi di abbandono, con una visione molto ragionieristica e attenta alle conseguenze economiche (tutte da dimostrare e calcolare per bene e non nel modo presentatoci), invece che con una visione più politica. Sono amareggiato, ma non demordiamo”. Contro la realizzazione del gasdotto Tap si era svolto un sit-in di protesta nel porto di Brindisi dove è ormeggiata la nave Adhemar D/Snt Venant, pronta a iniziare il cantiere Tap per i lavori in mare al largo di San Foca di Melendugno (Lecce). Sul posto alcuni esponenti dei movimenti No Tap di Brindisi e Lecce che hanno fortemente criticato i 5 Stelle. Lo stesso vicepremier Luigi Di Maio il 9 settembre parlando proprio nella Fiera del Levante aveva ribadito: “Il Movimento 5 Stelle era ed è no Tap. Il dossier è sul tavolo del presidente del Consiglio” aggiungendo in quell’occasione: “Non si può prescindere dal dialogo con le comunità locali ed è inutile pensare di fare un’opera senza discutere col sindaco e i cittadini, passando per tutte le organizzazioni che si battono contro quell’opera”. Opposta la posizione del vicepremier della Lega Matteo Salvini che parlando all’Assemblea nazionale di Confimi Confindustria ha sostenuto: “Dovrebbero ripartire i lavori per la Tap in Salento che abbasserebbe del 10 per cento i costi dell’energia per famiglie e imprese. Anche lì il tira e molla. Io rispetto il contratto e la sensibilità degli alleati, ma l’Italia ha bisogno di più infrastrutture, strade e ferrovie e di viaggiare”. Ma bisognerà ancora aspettare 36 ore per la decisione finale.