Il nonno “cacciatore” dei borseggiatori – di Daniele Russo

  

Giancarlo è un signore di 72 anni, un operaio genovese in pensione che ben dal 1986 ad oggi dà la caccia ai borseggiatori, soprattutto sui bus. Ne ha fatto uno scopo di vita, da quasi trent’anni, un mix di casualità e carattere, di intraprendenza ed ossessione.

Sostiene di averne fermati almeno trecento in tutti questi anni, e dice ancora:<<Non mi definisca giustiziere come Charles Bronson che poi nel quartiere mi prendono in giro. Claudico anche un po’, mi devo operare all’anca e viaggio sul bus con la tessera annuale scontata a 260 euro per gli invalidi>>. Sul suo soprannome, “angelo del bus”, afferma:<<Angelo è una parola che va bene, è qualcuno che protegge ed è quello che vorrei fare io>>.

L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, in pieno centro di Genova, a rubare nella borsetta di una ragazza è stato un giovane albanese. Giancarlo ha dato l’allarme, il borseggiatore è scappato ed è stato inseguito da alcuni passanti mentre lui chiamava i carabinieri.

Una volta ha anche rischiato di prendere le botte da una nomade che aveva sorpreso con le mani nel sacco. Lei lo ha preso a borsettate.

Racconta Giancarlo:<<Ero metalmeccanico alle officine storiche del porto, le Officine Campanella. Quando hanno chiuso mi sono inventato un lavoro come fotografo e andavo forte: comunioni, nozze, battesimi, allora si chiamava un professionista. Un giorno hanno borseggiato mia moglie e mi sono arrabbiato. Ho cominciato a cercare di individuare chi voleva rubare e a fotografarlo>>.

È iniziata così ed ha decine di album con centinaia di facce:<<Le forze dell’ordine sono venute a casa mia a consultarli>>, dice con un certo orgoglio.

Ora si è iscritto ad un’associazione di carabinieri in congedo anche se lui carabiniere non lo è stato mai se non nel cuore:<<Quando c’ho pensato ero vecchio>> si rammarica. E sale sul bus.

Accanto al lato comico e forse un po’ stravagante di chi si attribuisce titoli e ruoli per proprio conto, viaggia lo spirito pratico di chi non “molla le redini” e vuole o pensa di rendersi utile in azione, più che sulla poltrona a consumare il suo ruolo di pensionato.