IL NOSTRO SSN È UN PAZIENTE LA CUI SALUTE OGGI È BUONA, MA CON ELEMENTI DI CRITICITÀ

    “Nonostante fossimo in recessione ho scelto di portare a casa il Patto della salute, implementando riforme come la centrale unica di acquisto, i costi standard, la lotta agli sprechi. Abbiamo posto fine alla stagione dei tagli lineari, trovato i fondi per gli anti-epatite e gli oncologici innovativi, portato a casa l’albo dei direttori generali, messo a punto sistemi di monitoraggio. Oggi dobbiamo accertarci che il paziente assuma la giusta medicina e soprattutto dobbiamo prevenire alcuni problemi che si profilano all’orizzonte”. Così il ministro della Salute, commentando il ’Termometro della salute’, primo Rapporto sul sistema sanitario italiano firmato da targato Enpam-Eurispes, facendo ricorso ad una metafora: “Il nostro Servizio sanitario nazionale è un paziente la cui salute oggi è buona, ma con elementi di criticità. Era un paziente con molte malattie croniche, alcune giudicate 5 anni fa inguaribili. Ma nel frattempo la ricerca ha messo a punto una cura adatta per lui, ecco perché dico che oggi è in buona salute. Anche se con elementi di criticità da trattare. Ci troviamo davanti importanti sfide: innovazione, personale sanitario, accessibilità dei servizi e sostenibilità delle terapie innovative. Il sistema deve essere bilanciato e deve tener conto del cambiamento demografico della società italiana – osserva il ministra sul rapporto che vede più anziani e meno nascite – Dobbiamo ragionare con modelli organizzativi diversi, per risolvere le difformità che ancora ci sono a livello regionale. Questo a partire dal potenziamento del sistema di monitoraggio. Presto potremo presentare il famoso ’cruscotto’ per verificare le performance nelle varie prestazioni e nei servizi”. Un aiuto arriverà dall’intelligenza artificiale, “ma tutte le Regioni devono fornire i dati con regolarità”. Commentando ancora gli esiti del ’Termometro della salute’, soprattutto laddove viene evidenziata la realtà di un Pese a più velocità, dove ci si imbatte sul commissariamento delle regioni meno virtuose, la Lorenzin spiega che “Così com’è non mi soddisfa: lo trovo poco efficace. Invece dobbiamo trovare un modo per cui le Regioni virtuose lo siano sempre di più, ma anche le altre possano salvarsi e uscire dal guado. Nei prossimi anni credo occorrerà mettere in campo misure per correggere la macchina ed evitare pericolosi sbilanciamenti”. E dopo aver sottolineato che “il Dl Lorenzin sulle professioni sanitarie è lì lì per essere approvato”, il ministro pone l’accento sui laboratori super-farmaci gioiello, frutto della ricerca: “L’ultimo è un medicinale per la leucemia da 600 mila euro. Ma questo è un tema che investe le coscienze: non possiamo accettare che chi ha investito nella ricerca pensi di recuperare l’investimento in 6-7 mesi. Dobbiamo essere molto duri: la salute non è un prodotto finanziario, noi questo non possiamo accettarlo. Piuttosto agiamo sui brevetti. Ma questa è una sfida che oggi si chiama ematologia, domani Alzheimer e Parkinson. E’ difficile essere equi, ma dobbiamo esserlo. Questa è una delle sfide del prossimo futuro”.
    M.