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Il peperoncino dimezza il rischio di ictus ed infarto

Quando non ‘ci indovinano ce vanno vicino’, fatto è che se i proverbi sanno il fatto loro, quando poi sono scienziati di inconfutabile fama mondiale a sottolineare le virtù, allora non c’è che da alzare le mani. Celebre in questo senso la frase che Umberto Veronesi amava ripetere: “Un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino è un vero toccasana”. C’è addirittura ‘scappato il Nobel‘, come quello assegnato al medico ungherese Albert Szent Giörgyi, che nel 1937 ha ricevuto il prestigioso Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina per aver isolato la vitamina C dal peperoncino. E la cosa strabiliante è come ci è arrivato: la moglie glielo propose con i peperoni per cena ma “Non mi piacquero, perciò dissi a mia moglie, che me li portavo in laboratorio. A mezzanotte di quello stesso giorno, seppi che avevo trovato un tesoro“. Aveva scoperto che peperoni e peperoncini sono una fonte abbondante di acido ascorbico, cioè di Vitamina C. In un anno ne fu studiata la struttura chimica e fu prodotta artificialmente. Poi, tanto aggiungere ‘letteratura’ a questa meravigliosa spezia originaria delle Americhe, il Capsicum sp, è una pianta erbacea annuale che appartiene alla famiglia delle Solanacee e, proprio nell’antico Perù era usata come mezzo di scambio. Una vera e propria moneta.

“Che si mangi sano o meno, protegge comunque”

Dunque, assodate le virtù miracolose del peperoncino, un gruppo di epidemiologi dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, il Cardiocentro Mediterraneo di Napoli, e l’Università dell’Insubria di Varese, hanno dato vita ad uno studio poi pubblicato dal ‘Journal of the American College of Cardiology’.
Come campione sono stati presi 22.811 molisani e, monitorate le loro abitudini alimentari per 8 otto anni, hanno annotato ogni particolare. Ebbene, quanti facevano uso di peperoncino almeno 4 volte a settimana hanno sviluppato una riduzione del rischio complessivo di morte pari al 23%, di 40% rispetto ad un infarto, e oltre il 60% di ictus.
Come ha poi dichiarato in merito l’epidemologa del Neuromed (ed autrice del progetto), Marialaura Bonaccio, “L’aspetto più interessante è che la protezione assicurata dal peperoncino è indipendente dal tipo di dieta adottata complessivamente, ovvero sia che si mangi in modo sano, sia che si scelga un’alimentazione meno sana, l’effetto protettivo del peperoncino è uguale per tutti“. Ed ora gli studi proseguiranno per capire quali sono i meccanismi biochimici che fanno del peperoncino – così come anche altre piante – una spezia dagli effetti così altamente protettivi.
Max

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Max Tamanti