IL PROCESSO CUCCHI ARRIVA IN CASSAZIONE. TRA ASSOLUZIONI E NUOVI COLPEVOLI, SEMPRE PIÙ LONTANA LA CONCLUSIONE DELLA VICENDA

Il processo per la morte di Stefano Cucchi arriva oggi in Cassazione. I giudici dovranno decidere se confermare o meno la sentenza di secondo grado del 31 ottobre 2014 con cui erano stati assolti tutti gli imputati.

Si giunge così al terzo atto di uno dei casi italiani più controversi degli ultimi anni che vede coinvolte dodici persone tra infermieri, medici e agenti di Polizia Penitenziaria. Sul personale ospedaliero pesa l’accusa di abbandono di persona incapace, favoreggiamento e omissione di referto, falso e abuso di ufficio. Gli agenti sono invece incriminati per lesioni aggravate.

A seguito della morte del giovane, avvenuta il 22 ottobre 2009 presso l’ospedale Sandro Pertini di Roma, il verdetto in primo grado aveva previsto l’assoluzione per infermieri e agenti e la condanna per omicidio colposo solamente per i medici. La sentenza venne poi ribaltata in secondo grado, quando la Corte d’appello decise per l’assoluzione di tutti gli imputati a causa dell’insufficienza delle prove a disposizione. Fu in quell’occasione che la Procura di Roma e la famiglia del ragazzo presentarono ricorso per quella che definirono “una sentenza assurda” e che oggi ha portato a quello che in molti sperano essere l’episodio ultimo di questa incredibile vicenda.

Entrando nel Palazzo di Giustizia, Giovanni Cucchi, padre di Stefano, si era espresso così: “Siamo al punto finale. Ci auguriamo che la nostra istanza venga presa in considerazione, che la Cassazione riveda questo processo, l’assoluzione totale è stata uno schiaffo alla giustizia”. Da quanto sta emergendo negli ultimi giorni e anche durante il processo che si sta svolgendo, però, non sarà oggi il giorno in cui tutto si avvierà a una certa e incontrovertibile conclusione.

È ancora in corso, infatti, l’inchiesta bis avviata dal procuratore Giuseppe Pignatone. Grazie ai nuovi accertamenti sono state indagate altre cinque persone considerate responsabili del decesso di Cucchi. Sono tutti carabinieri, tre di loro sono accusati di lesioni personali aggravate e abuso d’autorità, gli altri due di falsa testimonianza. Di estrema importanza in questo caso le intercettazioni con cui è stato rivelato il coinvolgimento degli esponenti delle forze dell’ordine, in particolare quella che riguarda l’ex moglie di uno dei tre: “Non ti preoccupare…che poco alla volta ci arriveranno perché tu come mi hai raccontato a me…lo hai raccontato a tanta gente quello che hai fatto… Hai raccontato la perquisizione…hai raccontato di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda”.

A riprova della rilevanza dei nuovi fatti emersi, durante il processo che si sta tenendo oggi sono arrivate le richieste del procuratore generale della Cassazione Nello Rossi. Nella sua requisitoria il pg ha richiesto, oltre che l’annullamento dell’assoluzione del personale medico, la conferma dell’assoluzione dei tre agenti della penitenziaria. La richiesta nasce proprio dalle responsabilità nel fatto emerse a carico dei nuovi indagati. Queste le parole del pg Rossi: “Le violenze su Stefano Cucchi ci sono state, inevitabilmente non c’è alcun dubbio di natura oggettiva, sono state poste in essere in un arco di tempo che va dalla perquisizione notturna a casa dei genitori di Cucchi (dove Stefano è giunta ancora illeso) alla fine della sua permanenza a Piazzale Clodio per la convalida del suo arresto. Sono molti gli elementi che ci fanno capire che c’è stata una azione violenta prima dell’ingresso nei sotterranei di piazzale Clodio”.

Sembra allora che bisognerà attendere ancora molto prima di poter porre la parola fine al caso Cucchi, perché mentre c’è una famiglia che continua a lottare per raggiungere la verità spuntano vecchi e nuovi, presunti e finti colpevoli. E questa verità tarda ancora ad arrivare.

Luca Crosti