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Il Reddito di cittadinanza rappresenta la ‘salvezza’ per 1,8 milioni di famiglie, ed altrettante aspirano a poterne usufruire

Certo, guardando in queste ore a quanto sta accadendo a milioni di famiglie in Ucraina, dove ormai la povertà è destinata e regnare sovrana per chissà quanti anni ancora, egoisticamente – per il momento – abbiamo di che consolarci tuttavia, a ben guardare la situazione, anche da noi però non è che ci sia di che festeggiare.

Come fa notare infatti il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda, in Italia “Il reddito di cittadinanza ha rappresentato un’ancora di salvezza per 1,8 milioni di famiglie, ma va notato che circa il 46% dei percettori risultano occupati (552.666 standard e 279.290 precari) con impieghi tali da non consentire loro di emergere dal disagio e da costringerli a ricorrere al rdc per la sussistenza”.

Fadda: “Basterebbe migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori per dimezzare il numero dei percettori”

L’Inapp ha infatti presentato oggi il ‘policy brief’ intitolato al reddito di cittadinanza, grazie all’indagine ‘Plus’ che, in virtù del campione composto da oltre 45.000 individui dai 18 ai 74 anni, ha potuto tracciare un rapporto tangibile circa l’attuale situazione economica. Ebbene spiega, “Si potrebbe dire  che basterebbe migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori per quasi dimezzare immediatamente l’attuale numero dei percettori del Reddito di cittadinanza”.

Oltretutto, spiega ancora Fadda, ”Anche la grande domanda potenziale (rilevata sempre tramite le risposte degli intervistati) rivela un 49,8% di simili ‘working poors’ e ciò conferma la necessità di osservare il mercato del lavoro ben oltre il semplice aspetto del numero degli occupati per spingere analisi e interventi sul tema della qualità del lavoro, delle retribuzioni, della produttività, e della riduzione della precarietà”.

Rdc, il report: “In Italia lo percepiscono più di 1 milione di famiglie ma altrettante hanno fatto richiesta e a 1,4 mln è stata negata”

Entrando nello specifico, come ha evidenziato l’agenzia di stampa AdnKronos, che ha ‘analizzato’ i dati del report, “Per altrettante famiglie, nel Paese oltre 814mila italiani hanno percepito il reddito di cittadinanza già da prima dell’emergenza Covid 19, pari al 45% dei percettori. Poco più di 1 milione di famiglie (il 55%), invece, ha iniziato a percepire il rdc durante la crisi sanitaria. Complessivamente la platea di percettori di rdc è stata di circa 1,8 milioni di famiglie. A questi beneficiari si aggiungono circa 1,6 milioni di famiglie che intendono fare richiesta della misura di sostegno a breve e 1,4 milioni di nuclei la cui domanda non è stata accolta. La domanda evasa e potenziale di sostegno è dunque assai rilevante”.

Rdc, L’Inapp: “Fra quanti rifiutano le proposte di lavoro, il 78% lamentamodesta qualità delle proposte ricevute”

A penalizzare in parte il mercato del lavoro, il diniego espresso dai percettori in quanto, spiega ancora il report, il 53,6% ritiene  l’attività lavorativa offertagli non in linea con le competenze possedute, il 24,5% le ritiene invece un’attività non in linea con il proprio titolo di studio mentre, l’11,9%, ha d che lamentando circa la retribuzione, ritenuta troppo bassa. Fra questi, diversamente da quanto si crede, solo il 7,9% oppone a rifiuto  la necessità di doversi spostarsi. Come conferma infatti il report stilato dall’Inapp, “Al di là dell’identificazione dell’offerta congrua, quanto mai difficile da definire il rifiuto per circa il 78% dei rispondenti beneficiari di rdc è attribuito alla modesta qualità delle proposte ricevute“.

Rdc, come spiega il report stilato dai ricercatori dell’Inapp, è troppo bassa la cosiddetta presa in carico dei comuni dei percettori

Come evince ancora l’agenzia di stampa AdnKronos nello spiegare l’indagine in questione, ‘La presa in carico dei beneficiari del reddito di cittadinanza da parte dei centri per l’impiego o dai servizi sociali ha riguardato una quota troppo bassa di essi’. Infatti, spiega. Ricercatori, soltanto il 39,3% dei percettori ha dichiarato di essere stato contattato dai centri per l’impiego, ed il 32,8% dai Comuni. Tuttavia, va fatto notate che del 40% circa contattato dai centri per l’impiego, in realtà solo il 40% ha sottoscritto il patto per il lavoro, e di questi, ed appena la metà di questi è stata poi avanzata una reale proposta di lavoro (poi rifiutata dal 56% degli stessi). Diversamente, tra quanti invece contattati dai Comuni, solo il 30% ha sottoscritto un patto per l’inclusione sociale, tra questi appena il 20% ha poi realmente partecipato ai cosiddetti progetti di utilità collettiva. Come commenta in questi caso l’Inapp “emerge la difficoltà dei servizi sociali e dei centri per l’impiego a prendere incarico i beneficiari e quella degli enti locali ad attivare progetti di utilità collettiva (puc)”.

Rdc, altro tema da non trascurare, i benefici – soprattutto di carattere psico-sociale – percepiti dai percettori

Altro tema fondamentale legato al Rdc, i benefici – soprattutto di stampo psico-sociale – percepiti dai fruitori del reddito di cittadinanza. Tanto è che complessivamente, ‘il 64% dichiara di avere maggior fiducia nelle istituzioni, il 63% di aver avuto più tempo per la cura dei figli, il 61% di aver migliorato la sua condizione economica, il 58% ha fatto volontariato, il 54% percepisce un miglioramento della sua salute psico-fisica e, in generale, 1 su 2 dichiara di aver aumentato la fiducia in sé stesso, nel futuro, nei rapporti con gli altri e nella classe politica’.

Rdc, Fadda (Inapp): “Il sistema socioeconomico italiano è fragile e la pandemia ne ha peggiorato le dinamiche”

Purtroppo, evidenzia il presidente Fadda, ”Il sistema socioeconomico italiano è fragile e la pandemia ne ha peggiorato le dinamiche. Il reddito di cittadinanza si è dimostrato una misura utile per fronteggiare la diffusa povertà, notevolmente peggiorata sotto l’impatto del coronavirus, ma il perimetro della popolazione in condizione di vulnerabilità è più ampio. Una parte della popolazione resta esclusa in ragione degli stessi requisiti formali di accesso o per la scarsa informazione sulla policy. Inoltre, gli strumenti che al rdc sono stati affiancati per promuovere un miglior inserimento lavorativo e una maggiore inclusione sociale, stando ai dati sopracitati, si sono mostrati poco efficaci”.

Rdc, Fadda (Inapp): “Il problema non è nella disponibilità di risorse quanto quello di utilizzarle in maniera efficiente”

Dunque, tiene a sottolineare Fadda, ”E’ urgente guardare alle cause per giungere ad una ristrutturazione organica sia del sistema delle politiche attive del lavoro sia dei servizi sociali ed evitare che anche gli ultimi due programmi lanciati in proposito (Gol e Fondo nuove competenze) si rivelino poco efficaci. Il problema non è solo, e non tanto, quello della disponibilità di risorse – conclude infine il presidente dell’Inapp – quanto quello di utilizzarle in maniera efficiente nell’ambito di una pianificazione integrata delle politiche del lavoro con le politiche industriali e in genere con le politiche di sviluppo”.

Max