IL SENATO HA APPROVATO IL DDL DELLA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE, CHE ORA TORNA ALLA CAMERA. AUMENTI DI PENA PER ALCUNI REATI E REGOLAMENTAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI

Ora si avvia a tornare alla Camera il ddl diriforma del processo penale, che stamane con 156 voti a favore, 121 contrari, e un astenuto, è stato approvato dal Senato. Il provvedimento prevede diverse deleghe, come quelle  delle prescrizioni, le intercettazioni, l’ordinamento penitenziario mentre,per furti e rapine è inoltre previsto un aumento delle pene. ‘Correzioni’ forti come quella relative alle sanzioni per il voto di scambio politico-mafioso, che verrà punito con un aumento della detenzione, passando da sei a dodici anni (ora ‘oscilla’ fra i 4 ed i 10 anni); quindi l’aumento delle pene per il furto in abitazione, lo scippo e la rapina (da 4 a 10 anni), per l’estorsione aggravata (da 6 a 7 anni). Verrà rivista anche la discussa prescrizione: in particolare, per alcuni reati a danno dei minori, decorrerà dal compimento della maggiore età della vittima (salvo che la notizia del reato sia precedente al compimento dei 18 anni). Il provvedimento dispone inoltre che l’interruzione della prescrizione non può comportare l’aumento di più della metà del tempo necessario a prescrivere anche per i reati di corruzione, concussione, peculato. In discussione anche leintercettazioni, oltre alle misure legate alla garanzia della privacy, per garantire la riservatezza ed evitare la diffusione di immagini o conversazioni telefoniche fraudolentemente captate. Finalmente poi, non potranno più essere ‘conoscibili’, divulgabili e pubblicabili i risultati di intercettazioni che abbiano coinvolto occasionalmente soggetti estranei ai fatti per cui si procede. Dunque, chi diffonderà registrazioni di conversazioni tra privati captate fraudolentemente al solo fine di infangarne la reputazione, sarà punito fino a 4 anni. Non c’è punibilità è esclusa se le registrazioni integrano una prova in un processo o sono usate per la difesa o per il diritto di cronaca. Il governo, con l’ultimo emendamento presentato, punta alla riduzione del 50% del budget per le intercettazioni con il presupposto che sulla base delle nuove tecnologie disponibili non diminuirà il numero degli ascolti. Sarà poi fatto ordine sull’uso dei cosiddetti ’trojan’: la cui attivazione dovrà passare attraverso un comando attivato da remoto e non con il solo inserimento del ’captatore’ informatico. Tuttavia, a quanto si apprende, l’Anm non ha ‘gradito’ i massimo tre mesi di tempo previste per le procure (prorogabili di altri 3), per chiedere il rinvio a giudizio o il proscioglimento dell’indagato, al termine delle indagini preliminari. Se tale limite viene ignorato, interviene l’avocazione da parte del procuratore generale (ma per reati di mafia e terrorismo il tempo è dilatato fino a un anno).