IMMIGRATI: ALFANO CONTESTATO A CERIMONIA, POLEMICA SU ASSENZA SUPERSTITI/

    ’’Vergogna, assassini’’, urlato al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, costretto a lasciare il molo San Leone di Agrigento circondato dal cordone della sicurezza, mentre urla strazianti e pianti accompagnano il lancio di corone fiori gettate in mare da un gruppo di eritrei. Sono le due immagini che chiudono la cerimonia di commemorazione delle vittime dei naufragi del 3 e dell’11 ottobre scorsi a Lampedusa. Oltre ad Alfano, presenti i ministri della Difesa, Mario Mauro, dell’Integrazione, Cecile Kyenge, e il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. Assenti il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, a Roma per incontrare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e quello di Agrigento, Marco Zambuto, che ha definito la cerimonia una “passerella per i politici”. Una commemorazione segnata da accuse e polemiche. Polemiche innanzitutto per il fatto che la cerimonia non si sia svolta a Lampedusa e per l’esclusione dei sopravvissuti. “Perche’ non sono stati invitati?”, recita uno striscione che campeggia sul molo, tenuto da due eritrei. E protestano i connazionali rimasti nel centro di accoglienza di Lampedusa: un gruppo di loro ha forzato l’ingresso e impedito l’uscita dei pullman con a bordo siriani che avrebbero dovuto raggiungere la Puglia, alcuni hanno anche bloccato la strada con un grosso masso. Nessuna presa di posizione dagli esponenti del governo presenti. Perche’ ad Agrigento? ’’Chiedete a chi ha organizzato la commemorazione’’, taglia corto il ministro Mauro. ’’Dobbiamo vedere il messaggio importante arrivato oggi, per la prima volta lo Stato ha fatto una cerimonia che cambia tutto’’, e’ l’invito che arriva da Cecile Kyenge. Mentre Alfano, che sottolinea il merito del governo di avere ’’assicurato degna sepoltura ai morti e assistenza ai superstiti’’ e annuncia ’’caccia senza quartiere ai mercanti di morte’’, replica poi in serata alle contestazioni e ammonisce: ’’i cosiddetti attivisti che hanno gridato ’assassini’ sono quelli che vogliono frontiere libere e scafisti in liberta’. Non l’avranno vinta. Proteggeremo le nostre frontiere salvando vite umane’’. “I sopravvissuti sono coloro che in primis avranno l’attenzione del nostro paese”, assicura il ministro della Difesa. “La dimensione del cordoglio ci accomuna indipendentemente da dove, per ragioni logistiche, ci troviamo – dice Mauro – Sono sicuro che anche tutti coloro che oggi, e nel resto d’Italia, sono lontani da qui saranno con il cuore vicino”. L’Italia, sottolinea, ’’ e’ commossa per quello che e’ accaduto perche’ sente il dolore e la ferita profonda per tante persone che hanno sperato nell’Italia e nell’Europa mettendo a repentaglio la propria vita affinche’ cambiasse. E siamo qui per ricordarci che cio’ che ci unisce come uomini e’ piu’ forte di qualsiasi altra considerazione”. Per il ministro dell’Integrazione ’’questo e’ un momento molto importante in cui bisogna unirsi’’, ed e’ importante perche’ ’’lo Stato riconosce persone che non hanno la nazionalita’ italiana”. Kyenge definisce la commemorazione ’’un messaggio molto forte soprattutto perche’ diverse confessioni religiose si sono messe insieme per questa funzione, senza nessuna violenza. La pace e la non violenza prevalgano su qualunque altra cosa”. Il governatore siciliano Crocetta, pur sottolineando che ’’non e’ il momento delle polemiche’’, prende posizione contro l’assenza dei sopravvissuti: ’’avrei gradito che ci fossero qui anche i superstiti del naufragio del 3 ottobre. E sarebbe stato ancora meglio fare i funerali alla presenza delle bare’’. “Sul perche’ i funerali non si sono svolti a Lampedusa dovete chiederlo a qualcun altro. Noi non siamo stati coinvolti in questa decisione”, risponde polemica il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini. “La notizia dei funerali di Stato – sottolinea – e’ naufragata gia’ quando e’ stata annunciata perche’ non ci sono mai stati segnali concreti. Un fatto che dispiace a me, a tutta la comunita’ di Lampedusa e ai superstiti di quella tragedia”. L’isola, annuncia il sindaco, al Senato con il presidente della commissione Diritti umani, Luigi Manconi, per la presentazione di un piano per l’ammissione umanitaria nell’Unione Europea, “vuole che il 3 ottobre diventi la giornata della memoria per tutti gli immigrati morti attraversando il Mediterraneo. Non sara’ solo il giorno dei morti di Lampedusa, ma un giorno della memoria di tutti’’. Una proposta portata al presidente della Repubblica, Giurgio Napolitano, e a quello della Camera, Laura Boldrini. ’’I morti sono troppi, non e’ necessario contarli perche’ diventino una realta’ – denuncia Nicolini – Ogni corpo non e’ un numero per me, e’ la punta di iceberg, e’ la testimonianza che questo mare e’ un cimitero. Non si puo’ trattare questo tema in chiave propagandistica, sono morti bambini, ricordiamocelo. E’ il momento di buttare via la maschera, si deve fare qualcosa, Lampedusa non ce la fa piu’ a reggere tutti questi morti. Non e’ costruendo cimiteri che si risponde a questa domanda di aiuto”. E le contestazioni ad Alfano non sorprendono Nicolini, “alla luce di come si e’ svolta l’intera vicenda”. La situazione in questi giorni e’ stata gestita “in modo illogico”, a partire dal fatto “che ai sopravvissuti che hanno chiesto di prender parte alla cerimonia non e’ stata riconosciuta questa possibilita’”. La vicenda e’ stata gestita male? “Si’, senza dubbio”, risponde secca, dopo avere incontrato in serata il presidente della Camera, Laura Boldrini. Le contestazioni non hanno risparmiato l’ambasciatore eritreo in Italia Zemede Tekle Woldetatios, che al termine della cerimonia e’ stato costretto ad allontanarsi di corsa dalla tribuna autorita’ dove si trovava. “L’unica cosa importante e’ che l’Italia mantenga la promessa e riconsegni le salme alle loro famiglie in Eritrea”, chiede invece Deres Araya, presidente della Comunita’ Eritrea in Italia, che non vuole commentare la cerimonia di Agrigento. “Se religiosa o laica, interessa poco. E’ fondamentale, invece che le nostre salme possano trovare sepoltura nella loro terra, vicino alle loro famiglie. Altrimenti, secondo le nostro tradizioni, i familiari rimarranno straziati per sempre”. E gli eritrei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre arriveranno domani a Roma scorso davanti alla costa di Lampedusa. A darne notizia il presidente della commissione Diritti Umani Luigi Manconi nel corso della conferenza stampa in Senato con il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. “Arriveranno nella capitale – ha detto Manconi – dove hanno trovato ospitalita’”. L’Assessorato capitolino al Sostegno Sociale e Sussidiarieta’, che sta seguendo a stretto contatto con il Ministero degli Interni le procedure per lo spostamento e l’accoglienza in citta’ dei superstiti della strage di Lampedusa, rende noto infatti di essere in attesa, dal Viminale della data di arrivo dei rifugiati. La citta’ e’ pronta ad accogliere i richiedenti asilo, come gia’ dichiarato dal sindaco Marino, non appena il ministero degli Interni terminera’ le procedure necessarie.