Incubo legionella, morta 60enne a Torino, 12 casi confermati in Lombardia

    Tutto ancora da confermare, ma in base a quanto si apprende, a Torino una donna sarebbe morta a causa del batterio Legionella pneumophila. Si tratta di una sessantenne, deceduta la scorsa settimana in una clinica piemontese, che avrebbe contratto il batterio in vacanza., manifestando però i sintomi solo al ritorno in città, dove era stata ricoverata. La donna aveva una situazione clinica già grave e compromessa da altre patologie: al momento del ricovero la prima diagnosi era stata polmonite, ma solo i successivi accertamenti avrebbero riscontrato il virus della legionella. Sul caso sono in corso approfondimenti da parte dell’Ufficio d’igiene.?Notizie più certe in merito giungono invece dalla Lombardia, dove sono stati registrati un decesso e 12 casi confermati di legionella. Bilancio accertato e confermato da Giulio Gallera, assessore lombardo al Welfare, nel corso del suo intervento in Consiglio regionale. L’assessore ha sottolineato che “la legionella non si propaga bevendo acqua o per contagio tra persone: non c’è nessun motivo per chiudere le scuole”.
    Sarebbe, in particolare, proprio l’area del Bresciano quella più colpita dal virus  ed è proprio qui che risiedeva la prima vittima accertata: si tratta di una 69enne di Mezzane di Calvisano deceduta tre giorni fa. Le analisi non hanno lasciato dubbi sulla causa del decesso, confermando gli iniziali timori dei medici.
    Secondo quanto riferito, ancora una volta, dall’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera il bilancio nel Basso Bresciano, ma anche nelle aree di Mantova e Cremona, indicherebbe – fino a poche ore fa – di “235 accessi in pronto soccorso. Sono 196 le persone attualmente ricoverate, 12 casi di legionella confermata compreso il decesso. I casi clinicamente impegnati e ricoverati in reparti di terapia intensiva sono nove”.
    Anche un 29enne bresciano sarebbe stato ricoverato in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva del San Gerardo di Monza, dopo aver contratto il batterio della legionella: al momento, le sue condizioni sarebbero gravi ma stabili. L’Asst brianzola ha spiegato che il giovane si era recato all’ospedale di Gavardo, nel bresciano, nella notte del 4 settembre per “febbre, tosse produttiva e dispnea”. I sanitari hanno effettuato la diagnosi e avviato un “appropriato trattamento antibiotico per polmonite da legionella”. A Gavardo, dopo un breve ricovero in Medicina, nella serata del 5 settembre il giovane è stato trasferito in Rianimazione. Dopo un tentativo di ventilazione non invasiva, il 6 settembre sera è stato intubato e sottoposto a ventilazione meccanica. Il paziente è stato cioè collegato alla cosiddetta ’macchina cuore-polmoni’ a Gavardo e trasferito in Rianimazione generale all’ospedale San Gerardo, dove sta proseguendo la terapia antibiotica. Al momento non si sono verificate né problematiche tecniche né complicanze cliniche.”Il 70% delle persone che è stata colpita dalla polmonite – spiega l’assessore – sono uomini e tendenzialmente persone anziane over 60, con qualche eccezione come questo ragazzo di 29 anni. Tutte le persone, compreso questo ragazzo, avevano dei quadri clinici particolarmente complessi. Anche questa persona aveva un fisico fortemente debilitato e la polmonite destabilizza un quadro già compromesso”.
    I Comuni interessati sono 70 nell’area di Brescia e Mantova, le persone ricoverate sono oltre 200 ma, precisa Gallera, “la curva epidemica è in calo; è stato un evento anomalo e particolare” che ha riguardato in particolare pazienti con oltre 60 anni di età o con quadri clinici compromessi. Sulle cause, evidenzia l’assessore, “non stiamo escludendo nulla”. Al momento, “stiamo lavorando con grande intensità, ma bisogna lasciare il tempo per fare le analisi mediche”.
    “Non sono le tubature degli acquedotti, stiamo cercando di capire come si sia sviluppato” il batterio, dice ancora Gallera, a chi gli chiede se è chiara l’origine dell’allarme legionella che sta interessando parte della Lombardia. “La legionella non si propaga bevendo acqua, l’acqua si può bere. Non c’è problema nell’utilizzare l’acqua a casa -rimarca Gallera – così come non c’è nessun problema nel portare i figli a scuola visto che non si propaga per contatto”.
    “E’ un atto dovuto, è normale che anche la procura voglia capire quali sono le cause” dice l’assessore lombardo. In particolare, la procura di Brescia ha aperto un’inchiesta sui casi di polmonite, oltre 200, che si stanno verificando da giorni nella Bassa Bresciana. L’ipotesi di epidemia colposa è stata avanzata dal sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo che ha affidato ai carabinieri del Nas il compito di effettuare indagini soprattutto sulla rete idrica dei principali comuni interessati dai casi di polmonite. L’ipotesi che il batterio che si propagato attraverso le tubature degli acquedotti viene però esclusa dall’assessore perché i Comuni interessati dai 12 casi accertati di legionella non ’condividono’ la rete idrica.