Influenza: 200mila italiani investiti dai ‘virus cugini’

Quando ancora le temperature si mantengono miti, c’è già chi ha a che fare con i virus stagionali. È certamente prematuro per parlare di influenza vera e propria (che sopraggiungerà con l’arrivo del freddo intenso), ma intanto uno dei 262 virus ha già lasciato sporadici e timidi segni.
A diffondere i virus sono sicuramente le alternanze meteorologiche che, tra violenti temporali e ritorno di temperature estive, favoriscono maggiormente la propensione ad ammalarsi, in alcuni casi con sintomi parainfluenzali. Si stima, infatti, che siano già tra le 180 e 200milale persone alle prese questa settimana con mal di gola, raffreddore, raucedine, tosse e qualche linea di febbre.
L’influenza vera e propria, invece, arriverà a Natale: “La scorsa stagione – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano e responsabile scientifico di www.osservatorioinfluenza.it – è stata la peggiore degli ultimi 15 anni. I dati riportano 8 milioni e 677mila casi. Purtroppo, anche i casi di decessi, 160, sono triplicati rispetto all’anno 2016-2017. Ma la prossima stagione dovrebbe essere di intensità media, 4-5 milioni di casi oltre agli 8-10 milioni dovuti a forme derivanti da altri virus respiratori”. Per il momento, comunque, nell’emisfero australe in Australia e Nuova Zelanda la stagione sta scorrendo con bassi livelli di diffusione e una prevalenza del virus AH1N1 anche se in quest’ultima parte di stagione rimane l’incognita del contributo del virus B che potrebbe innalzare la dimensione complessiva della stagione. Molto dipenderà anche dal meteo: se questo inverno dovesse essere più lungo e freddo sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati. 
Quali sono i sintomi che ci fanno capire se si tratta di vera influenza o, invece, di sindromi parainfluenzali? “Si può parlare di influenza – chiarisce Pregliasco – solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente: febbre elevata, circa 38° a insorgenza brusca; sintomi sistemici: dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori: tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola”. In tutti gli altri casi si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali, come ad esempio il raffreddore, dove i sintomi principali sono il naso otturato e gli starnuti frequenti.
Anche se l’influenza è ancora lontana, è bene preparare il sistema immunitario ora costruendo le ‘difese’ per quando saranno necessarie. “Bere una spremuta al giorno aiuta a combattere raffreddore e influenza perché l’assunzione di giuste dosi di vitamina C contribuisce a rafforzare il sistema immunitario” suggerisce il virologo. Anche il sonno aiuta: “Dormire incrementa la risposta immunitaria per cui sonno e riposo sono estremamente importanti per aiutare il corpo a combattere un virus. Questo vale ancora di più per i bambini” chiarisce Pregliasco che raccomanda anche – in caso di contagio – di non fare gli eroi e restare a riposo. Infine, un bel piatto di brodo caldo è quello che ci vuole per sentirsi meglio a patto che sia di carne perché quello vegetale sembra non avere nessuna efficacia nel farci sentire meglio: “Alcune ricerche hanno evidenziato l’opportunità di assumere proteine per facilitare la ricostruzione delle cellule danneggiate dall’infezione. Il brodo di carne è in genere il modo migliore per nutrirsi in un momento in cui, a causa dell’infezione, si è inappetenti” suggerisce Pregliasco.
 Come è emerso da un’indagine condotta di recente da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica), quando ci sia ammala i farmaci senza obbligo di ricetta, di automedicazione, risultano essere per il 58,5% degli italiani il rimedio più utilizzato in caso di sintomi influenzali e da raffreddamento. “E’ fondamentale poter ricorrere anche ai farmaci di automedicazione, che rappresentano il pilastro principale nel trattamento delle sindromi influenzali e parainfluenzali. L’uso dei farmaci senza obbligo di ricetta deve servire ad attenuare i sintomi senza azzerarli, consultando il medico se le cose non migliorano dopo 4 – 5 giorni” conclude Pregliasco.