Home BENESSERE Influenza Australiana, attenzione ai neonati: ecco i sintomi da tenere in considerazione

Influenza Australiana, attenzione ai neonati: ecco i sintomi da tenere in considerazione

Malgrado rispetto ai precedenti inverni questo sia decisamente molto più mite (nella Capitale il giorno fa addirittura ancora caldo), sono tuttavia gli improvvisi sbalzi di temperatura, insieme alle occasioni di contagio, a rivelarsi come un micidiale cocktail virale per i più piccoli, fra le vittime predilette di questa nuova ed insidiosa influenza Australiana.

Talmente è elevato il numero dei bambini (ma anche di ‘grandi’), in questi giorni costretti a stare a letto che, per tranquillizzare  i genitori, Elena Bozzola, segretario e consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), descrive quali sono i sintomi influenzali maggiormente diffusi.

Influenza e bambini, l’esperta: “Febbre alta e tosse stizzosa che può durare molti giorni, allertano i genitori”

Come osserva dunque la Bozzola, “In questi giorni vediamo tanti accessi di bambini in pronto soccorso. La caratteristica di questa influenza è una febbre alta, di solito superiore a 38 gradi, con punte anche di 39-40, e questo spaventa molto i genitori. Poi si crea questa tosse fastidiosa e stizzosa, che può durare non 3-4 giorni ma anche 2 o più settimane. Quindi anche il fatto che la tosse non passi è un motivo in più di allerta per i genitori, i quali tendono ad andare nuovamente dal pediatra. E per una singola sintomatologia influenzale non c’è più solo un accesso, ma accessi ripetuti alle cure mediche, che siano in ambulatorio o in pronto soccorso. C’è poi sempre lo spauracchio che si tratti di Covid, per alcuni sintomi che sono un po’ sovrapponibili anche se ormai si differenziano abbastanza bene“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Non affollate i pronto soccorso, ma rivolgetevi al vostro pediatra”

Quindi, prosegue la Segretaria del Sip, “La ‘fever phobia’ pesa, e spinge il genitore a correre in pronto soccorso quando il termometro sale molto. Ma l’ideale sarebbe rivolgersi al proprio pediatra. Perché in pronto soccorso inevitabilmente, in questi giorni intensi in cui sono veramente tanti i bambini con sintomi, si formano lunghe code“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Urge sincerarsi che un bimbo sotto i 3 mesi di vita, non soffra nel respirare”

Viene spontaneo domandare all’esperta, allora quando bisogna allarmarsi?Sotto i 3 mesi di vita – l’infettivologa – quando compare febbre non bisogna aspettare a portarlo il proprio piccolo in ospedale. Ci sono delle ‘spie rosse’ da tenere d’occhio: quando il bimbo ha difficoltà respiratoria, e si vede il torace che si muove come una fisarmonica e a livello del giugulo, vediamo che la fossettina alla base del collo si alza e si abbassa, e c’è un alitamento delle pinne nasali, cioè anche le due narici si muovono, perché è come se il bimbo non riuscisse a respirare e utilizza tutta quella muscolatura accessoria per riuscirci“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Inappetenza e precisi sintomi consigliano una visita al pronto soccorso”

Ma non solo, a queste sintomatologie, per allarmarci deve affiancarsi anche la tachicardia, cioèil cuore batte più forte perché cerca di pompare il più possibile ossigeno e si osserva un respiro sempre più veloce, accompagnato anche da inappetenza“. Questo perché, spiega la Bozzola, “Il bimbo più è piccolo e più ha bisogno di alimentarsi in modo regolare. Se non lo fa è uno dei campanelli d’allarme, insieme agli altri elencati, che devono spingere a portare il bimbo a visita in pronto soccorso. Altro elemento è la condizione di poca reattività, ipotonia, difficoltà a risvegliarsi, obnubilamento. Tutte le mamme sanno che con 40 di febbre non si salta sul letto, ma si può vedere se il bimbo è reattivo, se si mette seduto o altro e capire se c’è qualcosa che non va. Quando si vedono queste condizioni, è meglio non perdere tempo“.

Influenza e bambini, l’esperta: “L’ideale è rivolgersi al proprio pediatra, e valutare una vaccinazione”

Tolti questi casi ‘estremi’, “l’ideale è rivolgersi al proprio pediatra – raccomanda la specialista – anche perché in questi ultimi giorni c’è il rischio che il bimbo resti tanto in attesa nei pronto soccorso e anche che si possa contagiare con altri virus“. Fra i consigli immancabile poi quello di “intensificare l’aderenza alle vaccinazioni, perché non è vero che vaccinare contro l’influenza non serve, è una forma di prevenzione“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Meglio evitare che parenti od amici adulti vengano a contatto con il neonato”

C’è anche da spiegare che, sul fronte della prevenzione, val la pena valutare dei piccoli accorgimenti, per evitare a monte il contagio: “Cercare di evitare visite di parenti e amici con tosse, mal di gola o raffreddore, perché per loro possono essere sintomi blandi, ma per un neonato no“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Un bimbo che va all’asilo non fatelo giocare con gli stessi giochi che usa anche il fratellino più piccolo”

Ed ancora, “Disinfettare sempre bene le superfici. Ricordiamo che anche sulle maniglie delle porte o sui giocattoli può rimanere del virus. Se c’è un bimbo che va all’asilo – prosegue la Bozzola –  non fatelo giocare con gli stessi giochi che usa anche il fratellino più piccolo. A volte sono proprio i figli maggiori che vanno a scuola o all’asilo a portare in casa quello che appare come un banale raffreddore, ma è in realtà virus respiratorio sinciziale che si manifesta così nei più grandi e diventa un’arma micidiale verso i più piccoli“.

Influenza e bambini, l’esperta: “Evitare i luoghi affollati (dove i ‘droplets’ imperversano, e distanza da chi fuma

Infine, fra le tante precauzioni da adottare: “Non portare i bebè in centri commerciali o in feste di compleanno di bimbi più grandi, in mezzo a tanta gente. Non basta dire: lo tengo separato. Perché c’è comunque dispersione di droplets tutto intorno. E infine: evitare l’esposizione al fumo passivo, anche terziario, cioè di chi ha fumato mezz’ora prima e prende il bimbo in braccio con residui di fumo addosso. Si tratta di piccoli accorgimenti che possono però aiutare a passare la stagione dei virus respiratori”.

Max