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Insonnia d’estate, cosa fare per dormire e quando intervenire

 

Il caldo, lo stress di una lunga stagione lavorativa o scolastica, la pressione e la speranza di prendere e partire per viaggi rilassanti. Le ragioni che alimentano il problema dell’insonnia d’estate sono tantissime, e molto variegate e controverse.

Ma quale che sia la ragione, il dato allarmante di base resta: l’insonnia d’estate è molto alta, per certi versi maggiore che nelle altre stagioni, e colpisce un numero sempre maggiore di persone di tutte le età e latitudini. Ma allora, cosa c’è da fare? Come risolvere questo problema annoso?

Insonnia d’estate, come recuperare sonno e quando

Per vincere o, perlomeno lenire le conseguenze spiacevoli della insonnia d’estate è possibile prendere alcuni accorgimenti.
Esisterebbero, secondo alcuni studi, delle semplici regole per evitare di divenire un nottambulo. Quali?

Il primo suggerimento è quello di provare il più possibile, per chi può ad evitare i ritmi estenuanti di lavoro specialmente nelle ore di troppo caldo: questo genera un’ansia che riduce la qualità di vita e soprattutto si trasforma in adrenalina passiva, non goduta, che come una tassa appare di notte depredando il necessario riposo.

Del resto si sa, l’insonnia può generare diversi effetti collaterali, dalla sonnolenza durante il giorno alla mancanza concentrazione fino alla depressione o a rischi clinici di altra natura.

Si rischia poi di divenire dei nottambuli, persone che si abituano a svegliarsi e addormentarsi più tardi del resto della popolazione, e di conseguenza nel tempo si trovano fuori fase nelle ore della mattina.

Per tutte queste persone arriva una buona notizia da un gruppo di ricerca internazionale, delle università di Birmingham, del Surrey (Regno unito) e della Monash University (Australia). Gli studi di queste equipes hanno dimostrato che è possibile modificare, in sole tre settimane abitudini comportamentali e ritmo sonno/veglia utilizzando interventi semplici e non farmacologici.

Lo studio, pubblicato su Sleep Medicine, ha agito in modo sperimentale su un gruppo di 22 nottambuli. “Volevamo sapere se ci sono interventi semplici che le persone possono seguire in autonomia per risolvere questo problema”, hanno spiegato i medici.

Per riuscirci, ai partecipanti è stato chiesto di seguire, per tre settimane, alcune semplici regole: impostare la sveglia 2-3 ore prima del solito e lasciare che la luce mattutina illuminasse la propria stanza.
Non dimenticare poi la colazione appena svegli, fissare un ora abituale per il pranzo, sempre la stessa e evitare di cenare dopo le 19.00.

A questo, occorre aggiungere un esercizio fisico nell’arco della mattinata, rinunciare alla caffeina dopo le 15.00 e non fare riposini dopo le 16.

Poi, un altro indizio: recarsi a dormire 2-3 ore prima del solito ed evitare di esporsi alla luce artificiale nelle ore serali. Il tutto, senza differenze tra giorni lavorativi e festivi.

Al termine dello studio, i ricercatori hanno osservato che gli orologi interni dei partecipanti erano spostati di due ore prima rispetto a prima. Dalle analisi, i partecipanti hanno notato un miglioramento delle prestazioni cognitive e minor tendenza alla depressione, meno stress e sonnolenza.

“Stabilire routine semplici può aiutare i nottambuli a regolare i loro orologi interni e a migliorare la loro salute fisica e mentale complessiva: livelli insufficienti di sonno e disallineamento circadiano possono influire negativamente su molti processi corporei, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, cancro e diabete”, ha dettoto Debra Skene dell’Università del Surrey, tra i firmatari dello studio.

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Silver