Insultò la polizia, confermato licenziamento della prof

    Se si intraprende la carriera di docente, l’immagine deve essere la stessa anche quando non si esercita la professione. Così ha deciso il Tribunale di Torino in merito al caso della professoressa che nel febbraio 2018 aveva lanciato insulti alle forze dell’ordine, nel corso di una manifestazione degli antagonisti. La donna aveva urlato alla polizia “Dovete morire” ed era poi stata licenziata dal Miur: oggi i giudici hanno rigettato il suo ricorso, ritenendo valido il licenziamento.

    Insultò la polizia, le ragioni della conferma del licenziamento

    Confermato quindi il licenziamento per la docente, Lavinia Flavia Cassaro, che il 22 febbraio 2018 aveva insultato le forze dell’ordine ad una evento antifascista che manifestava contro la convention elettorale del leader di CasaPound Simone Di Stefano a Torino. Filmata e fotografata nel momento in cui lanciava improperi ai poliziotti, in servizio e schierati per impedire contatti tra i gruppi di militanti, la donna aveva peraltro anche ribadito la sua posizione, ripetendo gli insulti nel corso di un’intervista rilasciata a Mediaset.
    “La condotta tenuta dalla docente – diceva ai tempi l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte – seppure non avvenuta all’interno dell’istituzione scolastica, contrasta in maniera evidente con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all’immagine stessa della pubblica amministrazione”. La docente aveva considerato sproporzionata la punizione e aveva presentato ricorso, respinto poi dal Giudice del Tribunale di Torino, Mauro Mollo, che l’ha condannata anche a pagare le spese del processo. Secondo il giudice, infatti, “i docenti hanno compiti non solo legati all’istruzione dei bambini e dei ragazzi, ma anche educativi” e, “per i docenti di scuola primaria, i compiti educativi sono ancora più marcati rispetto ai colleghi degli altri gradi scolastici: hanno a che fare con bambini che non hanno sviluppato un senso critico e sono quindi portati ad ’assorbire’ tutto ciò che viene trasmesso loro dall’insegnante, pertanto, un comportamento che violi le regole di civile convivenza e diffonda un senso disprezzo per lo Stato e i suoi comportamenti, tenuto dalla persona che dovrebbe essere modello di comportamento è ancora più grave”.