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Iran, Ebrahim Raisi è il nuovo presidente

L’Iran ha un nuovo presidente: Ebrahim Raisi, 60 anni, ultraconservatore, discepolo della guida suprema Ali Khamenei, vincitore con il 62% dei consensi alle votazioni del 18 giugno. Alle elezioni votarono il 49% degli aventi diritto, l’affluenza più bassa di sempre. Ieri Raisi ha giurato davanti al Parlamento, diventando ufficialmente l’ottavo presidente della Repubblica islamica dell’Iran.

Sono tante le sfide e le insidie che il nuovo governo dovrà affronta: la riapertura del dialogo con gli Stati Uniti, le relazioni con Israele, acerrimo nemico di Teheran, il fronte con le monarchie del Golfo e la complessa situazione economica interna. L’amministrazione precedente, complice la fine dell’era Trump e l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, aveva ripreso a trattare con gli Stati Uniti l’accordo sul Jcpoa, il patto sul nucleare siglato sei anni fa tra Iran, Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e Unione europea e da cui Washington era uscita tre anni dopo unilateralmente.

Ora i colloqui di Vienna, negoziati volti a rilanciare l’accordo sul nucleare (che prevede, a grandi linee, che l’Iran riduca ed elimini le riserve di uranio in cambio della sospensione delle sanzioni nei suoi confronti di Usa e Ue) sono stati interrotti per far insediare l’esecutivo a guida Raisi. Ci sarà da attendere per capire se il presidente vorrà cercare lo scontro o perseguire una realpolitik, rilanciando i rapporti con gli Stati Uniti per provare a uscire dalla crisi.