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Israele, nuovo governo: accordo Lapid-Bennett

La coalizione sarà formata da otto partiti, tra cui Raam, gruppo arabo israeliano. Ora la fiduca alla Knesset

In Israele è stato trovato un accordo tra Yair Lapid e Naftali Bennett per la formazione di un nuovo governo, il primo senza Likud, il partito del primo ministro Bnejamin Netanyahu, dopo dodici anni. Lo ha fatto sapere Lapid, ex giornalista, leader del partito laico Yesh Atid  (centrista in Israele, tendente a destra in qualsiasi altro paese), al presidente Reuven Revlin a mezz’ora dalla scadenza del termine per formare l’esecutivo. “Il nuovo governo – ha detto Lapid – farà il possibile per unire tutte le componenti della società israeliana. Il nostro impegno è di metterci al servizio di tutti i cittadini di Israele, inclusi quanti non sostengono questo governo”.

Governo Israele, accordo fra otto partiti

L’intesa per la formazione del nuovo governo è stata siglata da otto partiti: Yesh Atid e Blu e Bianco di Benny Gantz (centro), le formazioni di destra Yamina di Naftali Bennett, Casa Nostra e Nuova Speranza, i Laburisti, Meretz (sinistra) e Raam, primo partito arabo nella storia di Israele a entrare in un governo. Per due anni il primo ministro sarà l’ex ministro della Difesa Naftali Bennett di Yamina, che alle ultime elezioni ha conquistato 7 seggi alla Knesset, il Parlamento locale. Nel 2023 dovrà lasciare l’incarico a Lapid, che nel frattempo ricoprirà la carica di vicepremier e ministro degli Esteri. La prossima settimana la Knesset esprimerà la fiducia. La nuova coalizione gode di 62 seggi (su 61 necessari per ottenere la fiducia e 120 totali), ma due parlamentari di Yamina, Amichai Chikli e Nir Orbach, hanno annunciato che non voteranno per la formazione del nuovo esecutivo.

“La nuova coalizione è una inusuale e strana alleanza – scrive il New York Times – tra otto partiti politici di diverse ideologie, dalla sinistra all’estrema destra. Mentre alcuni analisti hanno accolto favore la larga composizione, altri dicono che i membri sono incompatibili perché l’accordo possa durare e lo reputano l’incarnazione della disfunzione politica israeliana”.

Nuovo governo, la fine di Netanyahu

Se la coalizione dovesse ottenere la fiducia, sarebbe la fine di Benjamin Netanyahu dopo dodici anni di fila al potere. Nelle quarte elezioni in due anni il suo Likud, partito conservatore, è stato il più votato (24,19% dei consensi), ma non ha ottenuto i seggi necessari per formare un governo né l’appoggio degli storici alleati.

Isaac Herzog, nuovo presidente israeliano

Poco prima del nuovo accordo di governo, Isaac Herzog è stato eletto undicesimo presidente d’Israele con 87 preferenze. Figlio di Chain, capo dello Stato dal 1983 al 1993, sostituisce Reuven Revlin. Laburista, rampollo della aristocrazia ashkenazita sionista, ha superato il rivale Miriam Peretz. “Intendo essere il presidente di tutti, di prestare ascolto a tutte le voci – ha detto nel discorso di accettazione della nomina – nel tentativo di rintracciare le linee di convergenza sia all’interno della nostra società sia con i nostri fratelli e con le sorelle nella Diaspora”. “Le sfide sono molte e vanno prese con grande considerazione. È essenziale curare le ferite sanguinose che si sono aperte nella nostra società negli ultimi tempi. Dobbiamo inoltre difendere la posizione internazionale di Israele ed il suo buon nome fra i popoli. Dobbiamo anche combattere l’antisemitismo e l’odio di Israele. Occorre proteggere le colonne portanti della nostra democrazia”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato una lettera di congratulazioni al nuovo “collega” israeliano. “I nostri Paesi sono uniti da un’antica e sincera amicizia – si legga nella missiva – Possa essere profuso ogni sforzo per la ripresa del processo di pace in Medio Oriente per giungere a una soluzione a due Stati e negoziata direttamente tra le parti”.