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Istruzione, l’Italia ‘produce’ pochi laureati rispetto all’Ue. Malta, Spagna e Portogallo peggio di noi

Un po’ le pessime opportunità di lavoro che si prospettano loro al termine del ciclo degli studi, altro i pessimi esempi dati da certa classe imprenditoriale (dove fra ‘caporalato’ e ‘sciacallaggio’ c’è l’imbarazzo di scelta), rispetto ai ‘bei tempi’ oggi i giovani non credono più nel famoso ‘pezzo di carta’. Un disincanto spesso suffragato dagli stessi genitori, testimoni di un’involuzione sociale che, raggiunta l’omologazione dell’individuo, ha permesso a questa società ‘malata’ di farne ‘merce’ d’uso.

Istruzione: Italia fanalino di coda in Europa

Così, rispetto agli altri paesi dove, in primis, l’istruzione ha ancora il suo valore, gli italiani scivolano agli ultimi posti in Europa.

E’ l’Istat ad ‘sensibilizzarci’ su questo delicato argomento, illustrando i livelli di istruzione – ed il relativo ritorno occupazionale – rispetto ai paesi Ue dove, ‘peggio’ di noi ci sono Malta, Spagna e Portogallo.

Ad esempio, se da noi un campione pari al 62,2% di persone tra i 25 e i 64 anni, ha il diploma, in Europa si parla mediamente del 78,7%. Ne consegue così che rispetto al titolo di studio terziario il rapporto dell’Italia rispetto al resto d’Europa è del 19,6% contro il 33,2%.

Come si legge nel rapporto pubblicato dall’Istat, “La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro”

Istruzione: ancora più accentuato il divario al Sud

Entrando nello specifico, tanto per cambiare, è ovviamente nel Meridione che le cose stanno peggio dove, rispetto al Nord (65,7%), i diplomati sono sensibilmente inferiori: 65,7%. Idem per i laureati: l’86,4% al Nord, ed il 71,2% al Sud. Una ‘forbice’ che, tra i giovani segna una ‘differenza’ di ben 24,9 punti.

Tuttavia, consola apprendere dall’Istituto di ricerca che negli ultimi anni le cose vadano lentamente migliorando (nel 2018 il divario rispetto l’all’Ue si è ridotto a 22 punti). Un dato che trae conferma dal tasso di occupazione raggiunto dai giovani diplomati e laureati.

C’è infine da precisare che, sempre rispetto alla Ue, abbiamo un incremento della popolazione laureata, molto più lenta.

Max