ITALIA, È ALLARME OBESITÀ. 100MILA NUOVI CASI OGNI ANNO

    1 obesitàIl numero di obesi e persone sovrappeso nel nostro Paese aumenta ogni anno e ha già raggiunto cifre critiche, con un impatto negativo sul piano sanitario, sociale e economico. A far luce sulle preoccupanti condizioni di molti italiani è l’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO) attraverso lo studio “Il burden of disease dell’obesità in Italia” presentato oggi nell’ambito di un incontro promosso dalla multinazionale farmaceutica Novo Nordisk e volto a promuovere un nuovo farmaco per favorire la perdita di peso.

    Stando ai dati raccolti, in Italia si registrano 100mila nuovi obesi e 200mila persone in sovrappeso in più ogni anno. Ciò significa che su circa 60milioni di abitanti, ben 27milioni presentano questo problema. In generale, tra le nazioni europee l’Italia presenta uno dei tassi di obesità più elevati per quel che riguarda gli uomini. Meno grave la situazione per quel che riguarda le donne. Inoltre, se fino a qualche anno fa l’eccesso di peso tagliava il Paese in due dando questo triste primato alle regioni del centro-sud, attualmente assistiamo a un progressivo livellamento. Al 2013 le uniche regioni con percentuali di prevalenza ancora basse erano solamente Liguria, Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta. Lo stesso quadro si mostra nei bambini. Anche qui l’incidenza è estremamente elevata al centro-sud, mentre diminuisce se si guarda al centro-nord.

    Numeri che sono evidentemente destinati ad aumentare qualora non venissero intraprese efficaci misure di prevenzione in grado di arrestare quello che si sta configurando sempre più come un problema su scala globale. Infatti, se fino ad oggi lo si considerava per lo più legato agli stili di vita occidentale, recenti studi hanno dimostrato che il fenomeno sta dilagando anche nei Paesi a basso-medio reddito.

    Il peso della malattia recita il titolo della ricerca una volta tradotto nella nostra lingua. Un peso che si mostra con conseguenze diversissime, molte delle quali ancora, troppo spesso, poco considerate. Dal punto di vista clinico, all’eccesso di peso si lega un aumento del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e alcune forme di tumori. Ad esempio, chi nella fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni presenta un indice di massa corporea (anche espresso come BMI, ovvero il dato che indica lo stato di peso forma) elevato, vede di conseguenza aumentare dell’80% il rischio di contrarre il diabete. Conseguenze simili anche nel caso di patologie come l’ipertensione. Per quel che riguarda i tumori, obesità e sovrappeso possono aumentare fortemente l’incidenza di forme tumorali all’esofago o al colon negli uomini, e alla colecisti o al seno nelle donne.

    Ma anche l’impatto sociale diventa particolarmente importante. Si nota, infatti, che l’eccesso di peso porta a maggiori difficoltà nello svolgimento delle normali attività quotidiane rendendo difficile, se non impossibile, chinarsi, salire le scale, fare un bagno, mettersi a letto o vestirsi. Altri effetti sono una peggiore percezione della qualità della vita, depressione e minore autostima.

    Dal punto di vista economico, un’analisi condotta dalla società internazionale di consulenza McKinsey & Company sulla base dei dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha mostrato che l’obesità è oggi responsabile di un costo complessivo di circa 2000 miliardi di dollari, cioè il 2.8% del prodotto interno lordo globale. Costi che riguardano i trattamenti medici e le ospedalizzazioni, ma anche la perdita di produttività delle persone che presentano tali patologie. Solo in Italia, le spese sostenute dalla sanità nel 2012 sono state di circa 4.5 miliardi di euro.

    D’altra parte però, se tra gli adulti i numeri sono in continuo aumento, i dati che riguardano i più giovani posso far ben sperare. Diminuiscono, infatti, i ragazzi che consumano merende abbondanti o bevande zuccherate. Allo stesso modo, risultano in calo i dati relativi a bambini inattivi o con bassi livelli di attività fisica e quelli sul tempo trascorso davanti alla televisione. Miglioramenti che sono frutto delle politiche portate avanti da istituzioni e scuole per sensibilizzare le famiglie sul tema, ma che evidentemente non risultano ancora sufficienti per debellare il problema.

    Luca Crosti