La grande forza dei buchi neri

     

    Cosa rende questi buchi neri così speciali? Ve lo spieghiamo subito: i buchi neri al massimo delle loro “potenzialità” divorano le loro stelle così rapidamente da scagliare nello spazio la materia in eccesso a una velocità di 70.000 chilometri al secondo, pari a un quarto rispetto a quella della velocità della luce. Sono stati scoperti dal gruppo coordinato dall’italiano Ciro Pinto, dell’università di Cambridge.

    I ricercatori sostengono che, per quanto se ne sa finora, la coalescenza di due buchi neri sia un fenomeno “cieco”, ovvero che produce solo onde gravitazionali e non elettromagnetiche. Invece, il telescopio spaziale della NASA ha visto un lampo di raggi dopo solo una frazione di un secondo successiva al segnale percepito da LIGO nella stessa zona di cielo, e quindi possibilmente associabile a tale fenomeno.

    L’altissima velocità di questi venti, secondo il ricercatore, dice qualcosa sulla natura dei corpi celesti che li emettono: potrebbero essere buchi neri intermedi, dalla massa pari a mille volte quella del Sole, che stanno divorando velocemente le loro stelle compagne.

    La materia che alimenta i buchi neri formerebbe un disco intorno al corpo celeste fino a ’gonfiarsi’ tanto da riuscire in parte a sfuggire alla forza gravitazionale del buco nero; allontanandosi scaglia nello spazio flussi di gas velocissimi come quelli osservati dai ricercatori di Cambridge.

    Secondo Loeb, si può spiegare tale emissione elettromagnetica ipotizzando che entrambi i buchi neri avessero preso origine dallo stesso grembo: una stella massiccia nelle ultime fasi della sua esistenza.

    «È l’equivalente cosmico di una donna incinta che trasporta due gemelli dentro la pancia», spiega Loeb.

    Normalmente, quando una stella massiccia raggiunge la fine della sua vita in quanto tale, il suo nucleo collassa in un unico buco nero; ma se la stella ruota molto rapidamente, il suo nucleo si potrebbe allungare in una forma a manubrio e, successivamente, dividersi in due lobi, ciascuno dei quali darebbe origine al proprio buco nero.

    «I buchi neri sono molto più semplici rispetto ad altri indicatori di distanza, come le supernove, dal momento che è possibile definirli pienamente anche solo attraverso il peso e lo spin», dice in conclusione Loeb. «Anche se il rilevamento di Fermi fosse un falso allarme, bisogna analizzare tutti i futuri eventi LIGO in cerca di un’eventuale emissione di radiazione in coincidenza dell’evento, a prescindere dal fatto che provenga o meno dalla fusioni di buchi neri. La natura può sempre sorprenderci».

    Valeria Colanicchia