LA MANCATA REALIZZAZIONE DEL FONDO DI GARANZIA PER LE VITTIME DEI REATI INTENZIONALI, LA MORATORIA ITALIANA SULLA DIRETTIVA U.E. N°80 DEL 2004.

    La direttiva dell’Unione Europea n°80 del 2004 prevedeva l’istituzione di un fondo di garanzia per risarcire le vittime di tutti i reati intenzionali rimaste prive di risarcimento da parte degli autori o responsabili dei reati. In Italia tale direttiva comunitaria non è mai stata attuata. In breve sarebbe stato messo in crisi il principio stesso su cui si regge l’intero ordinamento dello Stato specialmente nel ramo penale. Appare triste dover prendere atto,molto spesso, che il nostro è un sistema che si fonda sulla mortificazione del ruolo processuale accessorio e sui diritti delle vittime di reato e che quindi, in ultima analisi, le motivazioni della mancata attuazione della direttiva 80/2004 e del fondo di garanzie per le vittime di reato, con un ritardo ormai obiettivamente ingiustificabile di circa 13 anni, non può che ascriversi al dato di fatto che il nostro è un sistema profondamente ingiusto,oltre che arretrato. Da questo si evince che l’Italia,di fatto,non ha un ordinamento europeo, non aderisce a principi fondamentali del diritto dell’Unione, è un paese periferico dell’Unione che intende beneficiare dei profili economico-finanziari e monetari, oltre che politici dell’appartenenza all’Unione,mortificando però alcuni degli aspetti principali del processo di unificazione e integrazione e della concezione stessa della civiltà europea e facendo finta di aderire solo a ciò che gli fa comodo materialmente,con un’adesione di facciata.Questo discorso della mancanza di un fondo di garanzia al vaglio della Corte di Giustizia colpisce in modo particolare anche le vittime di stupro e reati sessuali, potrebbero aumentare proporzionalmente ai problemi dell’integrazione e dell’immigrazione, sulla cui soluzione andrebbe preso in considerazione il progetto o la proposta intelligente di Milena Gabbanelli, sottraendo la gestione del fenomeno a hotel e privati e utilizzando in primis le caserme dismesse per le allocazioni, garantendo istruzione, integrazione e un minimo di controllo. Trattandosi di direttiva 80/2004 self executing, quanto alle finalità, dovrebbe essere applicabile direttamente,indipendentemente da una legge specifica di recepimento e attuazione e la domanda di indennizzo andrebbe rivolta,allo stato, potenzialmente,al Fondo di garanzia per le vittime della mafia,usura ed estorsione.-
    Precisiamo che l’inadempienza dell’Italia è stata dichiarata formalmente dalla Corte già con sentenza 11 ottobre 2016, causa C-601/14 . Un caso,ad esempio, come quello della nube tossica recentemente verificatosi all’impianto Ecox di Pomezia potenzialmente senza copertura assicurativa e in assenza di capitale capiente dell’azienda che l’ha causato in proporzione all’entità dei danni, avrebbe potuto trovare indennizzo attraverso tale strumento, anche indipendentemente dal tribunale di Velletri o dai tempi della Procura, perchè la Consap ha sede a Roma,se fosse stato operativo lo strumento dei fondi di garanzia. Un altro fondo che avrebbe potuto essere utilizzato per casi come quello appena citato con reati ambientali di grande impatto, ammessa e non concessa l’eventuale natura colposa e non dolosa o intenzionale della fattispecie,è quello per le calamità naturali,estendendone le competenze,ma nemmeno questo è stato fatto e il disastro ambientale in esame non è classificabile come calamità naturale sotto il profilo causale, essendo riconducibile quasi sicuramente a causalità umana .Ciò detto, ritengo che il Governo Gentiloni, molto sensibile a queste tematiche, soprattutto nella figura della sottosegretaria Maria Elena Boschi, che già molto è riuscita a realizzare in termini di pari opportunità,non discriminazione e assistenza alle vittime,dovrebbe impegnarsi velocemente a trovare delle soluzioni pratiche, come anche su altra questione ormai definibile apertamente come una moratoria italiana,alla luce della sentenza della Corte di Giustizia europea sui fatti di Genova e della caserma di Bolzaneto con relative violenze organizzate e non isolate da parte delle forze dell’ordine, parlo dell’approvazione di una legge sul reato di tortura. Ilaria Cucchi, impegnata in prima linea anche come vittima di reato a livello processuale e associazionistico su questo filone, dopo la morte del fratello Stefano, parla,senza mezzi termini di elaborazione di una “legge truffa” sull’introduzione del reato di tortura in Italia da parte delle forze parlamentari, auspicando un ritorno al testo base Onu.