LA POLIZIA HA FERMATO UN 41ENNE SENZA FISSA DIMORA PER LA MORTE DEL 19ENNE AMERICANO RIPESCATO NEL TEVERE. INTANTO SUI SOCIAL IMPERVERSA LO SDEGNO NEI CONFRONTI DI ROMA

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    A poche ore dal ritrovamento del cadavere dello studente americano 19enne, Beau Solomon, scomparso giovedì da Trastevere in circostanze misteriose, gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato Trevi-Campo-Marzio, hanno fermato un uomo. Si tratta di Massimo Galioto, romano senza fissa dimora 41enne, ritenuto responsabile dell’omicidio dello studente dell’Università John Cabot. Galioto è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto poiché gravemente indiziato di omicidio aggravato da futili motivi. Il fermo del pm sarà sottoposto alla convalida del Gip. A mettere gli agenti sulla pista giusta, il racconto di due testimoni che nella notte di giovedì avrebbero visto sulla banchina del Tevere (a pochi metri di distanza è in cartellone l’affollatissima rassegna estiva dell’Expò), alcune persone discutere con un’altra, poi caduta – forse spinta – nel fiume. Che non si fosse trattato di un incidente, il fatto che nella notte della scomparsa ‘qualcuno’ ha utilizzato la carta di credito dell’americano. Ieri, quando Beau è stato ripescato all’altezza di Ponte Marconi, al capo presentava un profonda ferita, ‘forse’ compatibile con una caduta. Ma saranno gli esami autoptici a far luce sull’esatta dinamica della sua morte. La morte di Beau Solomon, molto popolare negli Usa per aver sconfitto il cancro da bambino ed essere poi divenuto nell’adolescenza un brillante atleta, ha destato grandissima impressione. Ma non solo. La sua violenta scomparsa ha scatenate l’ira social e purtroppo l’Italia, e  la Capitale in particolare, si trova ora al centro di feroci critiche ed accuse. L’Italia? “Uno dei Paesi più pericolosi, non dovrebbe far parte dell’Unione Europea”. Gli italiani? “Sono troppo razzisti”. Roma? “Un posto infestato da criminali”. Sono migliaia, persone di tutte le fasce d’età, ad affidare ai social, oltre che le condoglianze alla famiglia, la loro feroce condanna nei confronti della Città Eterna. “L’Italia – si legge ancora – può essere un posto pericoloso. E’ piena di crimini e infestata da criminali. La polizia a Roma è incompetente e di conseguenza conduce le indagini. Questo Paese non dovrebbe essere membro dell’Ue. […] E’ vero, queste cose – scrive l’utente di un noto social – possono succedere ovunque, ma le persone non dovrebbero andare in Italia pensando si tratti di un Paese sicuro e civilizzato. Non puoi abbassare la guardia e fidarti di tutti. Queste persone sono dei selvaggi”. “A voler essere onesti – gli fa eco una lettrice – l’Italia è uno dei Paesi più pericolosi del mondo e gli italiani sono fin troppo razzisti. Non ci andrei mai”. “Gli americani – continua un altro – percepiscono l’Italia come un posto tranquillo dove possono lasciarsi andare, quando in realtà è pieno di criminali e una nazione corrotta governata da politici incompetenti e forze dell’ordine corrotte, come negli Usa o in Russia”. Inevitabile poi il ‘remind’ all’omicidio Meredith per marchiare di incapacità agenti e magistrati per la condanna di  Amanda Knox. E non mancano nemmeno fanatici del complotto che, in vortice di farneticazioni, arrivano addirittura a tirare in ballo nientemeno che l’Isis: “I jihadisti sono di vedetta negli aeroporti aspettando solo un ingenuo americano in arrivo. Gli offrono un passaggio – scrive l’americano Eugene – e si ritrova a faccia in giù in un fiume. Aveva tre caratteristiche contro di lui: era americano, era ebreo, era bianco. Il poverino non aveva scampo”. Davvero una brutta storia. Ci domandiamo, e domandiamo al ‘civile’ Paese che ‘regala’ armi e pratica la pena di morte: con tutto il rispetto per il giovane morto, e senza eccedere nelle proporzioni, un italiano – solo – avrebbe seguito nella notte degli energumeni sconosciuti lungo la banchina dell’Hudson?

    M.