La ripresa dell’occupazione Usa influenza l’euro

 

A settembre in USA sono stati creati 248mila nuovi posti di lavoro (ben oltre le attese di 215mila) il tasso di disoccupazione è sceso per la prima volta sotto la soglia del 6% dal 2008, ciò ha dato un segnale di rinnovata vitalità per l’economia a stelle e strisce.

 

Potrebbero però condizionare la Federal Reserve ed eventualmente spingerla ad anticipare un’inversione di tendenza sulla politica monetaria. Il Wall Street Journalha cosi commentato la notizia: «Un aumento dei tassi all’inizio del prossimo anno, che al momento non è la mossa che ci si attende dalla Fed, resta sul tavolo». Tutto questo contribuisce in gran parte a giustificare la forte avanzata del dollaro.

L’euro, già condizionato in precedenza anche dai deludenti indici Pmi europei, ha subito il rafforzamento del dollaro dopo i dati sull’occupazione Usa fino a scivolare ai minimi da due anni a quota 1,25 dollari