Lapidarium, l’artista Gustavo Aceves arriva al galoppo a Roma – di Lucia Catananti

    Gustavo Aceves

    ’’Lapidarium, waiting for the barbarians’’ è l’imponente opera dell’artista messicano Gustavo Aceves che dal 15 settembre farà tappa a Roma.
    Si tratta di un’opera possente, realizzata attraverso 40 sculture che vanno dai 3 agli 8 metri di altezza e i 12 metri di lunghezza. Inizierà il suo percorso dall’Arco di Costantino per poi invadere il Colosseo, i Fori Imperiali e i Mercati di Traiano.
    La sua inaugurazione ufficiale è stata nel 2015 a Berlino, alla Porta di Brandeburgo.

    Il tema del monumento ruota intorno alla migrazione dell’uomo. La migrazione con diversi significati: fuga, scoperta, viaggio ed anche conquista. Lapidarium è stato creato a Pietrasanta, luogo in cui fu anche presentato in anteprima nel 2014, nelle sue conosciute fonderie di bronzo e laboratori di marmo. Infatti schiera un esercito di cavalli in bronzo, marmo, legno, ferro e granito ed ogni singola scultura rappresenta una particolare diaspora.
    Le suggestioni storiche e visive più forti stanno tra la barca di Caronte e il cavallo di Troia.
    Le barche in cui alcuni cavalli viaggiano, infatti, richiamano alla mente il viaggio di Caronte negli inferi, mentre le forme scavate di altri contengono dei teschi umani e suggeriscono, così, una versione del cavallo di Troia in cui solo la morte e la sofferenza arrivano clandestinamente a terra.

    Lapidarium è un modo per ricordare che la migrazione rappresenta una storia che tutti condividiamo.
    Francesco Buranelli, redattore del progetto, commenta: ’’uno degli obiettivi di Lapidarium è di portare l’attenzione sul problema della sofferenza dei popoli e sul dramma di migliaia e migliaia di persone in perenne movimento per necessità di sopravvivenza. Nel fare questo, Aceves invita anche noi a ricordare la nostra difficile storia in Occidente e a riconoscere che parte del nostro benessere e del nostro livello di civiltà derivano dallo sfruttamento altrui.
    Lapidarium diviene quindi un monumento ai “vinti”, uno spazio muto di riflessione per non dimenticare gli orrori commessi nel passato, e di monito a non ripeterli più: un monumento attraverso il quale rinascere migliori.”

    Dai primi spostamenti degli uomini dall’Africa all’Europa alle migrazioni forzate a causa di guerre e intolleranze religiose.
    Molti in Europa, oggi, guardano con paura ai flussi di migranti, non sapendo che così si perdqualcosa di prezioso e di importante sin dalla prima democrazia ateniese, quando Tucidide scriveva: ’’Noi accogliamo chiunque venga da fuori perché ci porta lavoro e cultura.’’

    Inoltre, Lapidarium è un’opera itinerante. Dopo Roma, dove rimarrà fino al 7 gennaio, crescerà di volta in volta aumentando il numero delle sculture e approderà a Istanbul, Parigi e Venezia nel 2017 fino a concludere il tour mondiale nella Piazza Zocalo a Mexico City nel 2018.
    E’ un progetto che contagerà il mondo con il simbolo di forza e di libertà che da sempre è attribuito alla figura del cavallo.

    Il 15 settembre è alle porte. E allora ’’corri cavallo, corri ti prego’’, non fino a Samarcanda, ma fino alla città eterna.