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Latte, Dolomites Milk: a Bolzano 25 assunzioni grazie a contratto sviluppo con Invitalia

Un polo per una produzione lattiero-casearia di nicchia, a filiera totalmente controllata e sostenibile e tecnologicamente innovativo. E’ l’obiettivo raggiunto con la creazione della Dolomites Milk, a Vandoies (Bolzano), impresa nata dalla comune volontà di due grandi aziende dell’Alto Adige, la Brimi-Centro Latte Bressanone e la A. Loacker Spa, leader mondiale nella produzione di wafer e nota anche per i suoi prodotti di gran-pasticceria e specialità al cioccolato. Un progetto che ha portato all’assunzione di 25 persone, realizzato anche grazie al finanziamento di Invitalia attraverso il contratto di sviluppo di 8 milioni di euro sui 38 milioni complessivi dell’investimento. 

“Dolomites nasce da una fusione di intenti tra la A. Loacker Spa, che esporta in tutto il mondo con un fatturato di circa 300 milioni di euro, e la Brimi. La Dolomites Milk si occupa di sprayzzazione del latte e dei suoi derivati. Durante il processo produttivo, il prodotto condensato viene trasferito nella torre di sprayzzazione e nebulizzato: piccole gocce scendono lentamente, per essere asciugate da un getto di aria calda; l’evaporazione avviene a bassa temperatura per consentire di mantenere integre le proprietà del latte e ottenere un prodotto puro e naturale. Con questa tecnica, produciamo siero di latte in polvere, sia magro sia intero, per il fabbisogno di Loacker ma anche per prodotti customizzati destinati a clienti di nicchia. Tutti questi prodotti che vengono appunto sprayzzati hanno anche diversi gradi di demineralizzazione a seconda dell’utilizzo finale”, afferma Wanda Hager, presidente di Dolomites Milk e board member e managing director Agriculture and Procurement di Loacker.  

Come spiega Martin Mair, direttore generale di Brimi, “il Centro Latte Bressanone è una cooperativa di circa mille contadini specializzata nella produzione di mozzarella, ricotta, mascarpone, burro, panna e latte fresco”. “Fino a qualche anno fa – ricorda – il siero che nasce dalla produzione della mozzarella lo portavamo all’estero, in Olanda e in Germania. Poi è nato questo progetto con la Loacker per l’utilizzo del siero e degli altri derivati del latte. Grazie al finanziamento di Invitalia, abbiamo fatto degli investimenti molto importanti e siamo riusciti, con la creazione di questa realtà che è la Dolomites Milk, a dare più valore a tutto il settore lattiero-caseario dell’Alto Adige, valorizzando di più la materia prima e quindi anche remunerando meglio il contadino”.  

“Il finanziamento Invitalia – aggiunge Martin Mair – per noi è stato molto importante perché solo grazie a questo supporto siamo riusciti a realizzare il progetto. Sicuramente Invitalia è stato un partner fondamentale, che ci ha permesso di fare investimenti notevoli in tecnologia, forse la migliore tecnologia che c’è oggi sul mercato, e di realizzare un ottimo prodotto, che abbiamo anche iniziato a commercializzare non solo in Italia ma anche a livello mondiale”.  

Un progetto che è stato realizzato a tempo di record e nel pieno rispetto dell’ambiente, come conferma Wanda Hager: “Abbiamo iniziato questo progetto nel 2017 e nel 2019 abbiamo iniziato la prima produzione. Siamo riusciti a realizzare questo stabilimento greenfield, e con le migliori tecnologie disponibili sul mercato proprio per la sprayzzazione e il trattamento più naturale possibile dei derivati del latte. Grazie a queste nuove tecnologie, riusciamo anche a essere molto innovativi per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente circostante: abbiamo la possibilità di creare energia riutilizzando il calore della torre di sprayzzazione, abbiamo ridotto notevolmente le emissioni in atmosfera e minimizziamo il fabbisogno di acqua riutilizzando l’acqua della lavorazione che viene purificata per osmosi e usiamo l’acqua del fiume vicino per raffreddare gli impianti. Attraverso questo stabilimento, con l’obiettivo di produrre 15mila tonnellate di derivati del latte in polvere, abbiamo creato 25 posti di lavoro nella regione”. 

“Infatti, altro aspetto molto importante, proprio grazie al finanziamento di Invitalia – prosegue – e alla partnership pubblico-privato, abbiamo deciso di rimanere in Italia, che è la patria del food a livello mondiale. Molto spesso per questo tipo di investimenti non si trovano le risorse, gli spazi, e la burocrazia disincentiva gli investimenti in Italia”.  

“Per noi era importante come A. Loacker nel progetto di verticalizzazione delle filiere produttive, che abbiamo avviato per l’approvvigionamento sostenibile di materie prime strategiche – osserva – quali le nocciole italiane, le bacche Bourbon di Vaniglia del Madagascar, le fave di cacao in Costa d’Avorio e in Ecuador, integrare anche il latte. Avere il controllo di tutte le fasi produttive fino, se possibile, all’agricoltore, fa sì che possiamo garantire ai nostri consumatori delle materie prime eccezionali con caratteristiche particolari”.  

“Per quanto riguarda il latte, ad esempio, noi come Loacker – aggiunge – avevamo bisogno di avere del latte e del siero di latte in polvere per i nostri prodotti che avessero determinate caratteristiche, come le certificazioni kosher e halal, di latte alpino e Ogm free. Caratteristiche che non si trovavano comprandolo dai vari fornitori e, quindi, abbiamo deciso di realizzare questo impianto, soprattutto per il nostro fabbisogno ma anche per la vendita a clienti che sappiano apprezzare queste caratteristiche molto particolari e di nicchia”. 

“Invitalia è stato, dunque, per noi – conclude Wanda Hager – un partner fondamentale. Innanzitutto, la costruzione di questo stabilimento, dall’idea alla realizzazione e alla produzione è durata solo due anni, permettendoci di ridurre il tempo del lancio di nuovi prodotti con latte alpino. Siamo molto contenti di questa collaborazione tra pubblico e privato: i finanziamenti sono stati erogati con puntualità e velocità e la collaborazione con Invitalia è stata sempre caratterizzata da grande professionalità. Quando il settore privato trova nel pubblico una visione comune, una ricerca di obiettivi comuni e il pubblico si mette a disposizione anche del privato, e viceversa, credo che si riescano a realizzare, soprattutto nel settore agroalimentare, che è molto importante e sarà anche il futuro per l’Italia, degli ottimi progetti”.