LAZIO, DA LEGAMBIENTE RAPPORTO 2014 SU CAVE ESTRATTIVE

Arriva da Legambiente il rapporto 2014 sulla situazione delle cave estrattive bel nostro paese e nelle Regione Lazio. Dal rapporto si evince che “Enormi crateri come ferite aperte sul territorio costellano i paesaggi italiani. Da Nord a Sud le cave attive in Italia sono 5.592, quelle dismesse e monitorate addirittura 16.045, mentre se aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Calabria e Friuli Venezia Giulia) il dato potrebbe salire a 17 mila.

Nonostante la crisi del settore edilizio abbia contribuito a ridurre le quantità dei materiali lapidei estratti, i numeri rimangono comunque impressionanti: un miliardo di Euro di ricavo, 80milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, 31,6milioni di metri cubi di calcare e oltre 8,6 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti nel 2012. Sabbia e ghiaia rappresentano il 62,5% di tutti i materiali cavati in Italia, soprattutto nel Lazio, Lombardia, Piemonte e Puglia, dove ogni anno vengono prelevati circa 50 milioni di metri cubi di queste materie prime. Rilevanti sono anche gli impatti e i guadagni legati all’estrazione di pietre ornamentali, ossia di materiali di pregio dove sono minori le quantità estratta ma rilevantissimi i guadagni e gli stessi impatti (dalle Alpi Apuane al Marmo di Botticino-Brescia, alla pietra di Trani). A governare un settore così importante e delicato per gli impatti ambientali è a livello nazionale tuttora un Regio Decreto del 1927, con indicazioni chiaramente improntate a un approccio allo sviluppo dell’attività oggi datato. Inoltre in molte regioni, a cui sono stati trasferiti i poteri in materia nel 1977, si riscontrano rilevanti problemi per un quadro normativo inadeguato, una pianificazione incompleta e assenza di controlli sulla gestione delle attività estrattive. Il Rapporto cave 2014 di Legambiente e l’ebook sui paesaggi delle attività estrattive in Italia, con fotografie di Marco Valle, sono stati presentati oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione, tra gli altri di Edoardo Zanchini (vicepresidente Legambiente), Paolo Masini (Assessore ai Lavori Pubblici Comune di Roma), Paola Gazzolo (Assessore difesa del suolo Regione Emilia Romagna), Ermete Realacci (Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati), Silvia Velo (Sottosegretario Ministero dell’Ambiente). Raggiungere questi obiettivi in tempi brevi, secondo Legambiente è possibile, e per questo l’associazione chiede: di rafforzare tutela del territorio e legalità (attraverso controlli, individuazione delle aree da escludere e delle modalità di escavazione, obbligo di valutazione di impatto ambientale, ecc.); di aumentare i canoni di concessione per equilibrare i guadagni pubblici e privati e tutelare il paesaggio (gli attuali 34,5 milioni di Euro guadagnati dalle regioni italiane per l’estrazione di sabbia e ghiaia, potrebbero diventare ben 239 milioni, se fossero applicati i canoni in vigore nel Regno Unito. Ad esempio in Sardegna si potrebbe passare da 0 a 17 milioni di euro); spingere l’utilizzo di materiali riciclati nell’industria delle costruzioni, per andare nella direzione prevista dalle Direttive Europee e riuscire così ad aumentare il numero degli occupati e risparmiare la trasformazione di altri paesaggi.”