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Le riaperture ‘accendono’ gli infettivologi, Galli: “Draghi non ne ha azzeccata una”, e Bassetti ‘scatta’

Medici, virologi, infettivologi, biologi, e chi più ne più ne metta, da oltre un anno continuano ad ‘informarci’ circa il coronavirus, spesso non lesinando anche interpretazioni ‘personali’ – per carità: comunque dettate da esperienze sul campo – che a volte si rivelano contrastanti fra di loro. Un serrato scambio tennistico dove nel bel mezzo, al posto della rete ci siamo noi, totalmente in balia dei rapidi e crescenti scambi da una parte all’altra. Una situazione ‘confortante’ sotto l’aspetto sanitario, perché significa che c’è grandissima partecipazione alla soluzione del ‘problema’ ma, come detto, di contro, quando non ci ‘terrorizza’, alla lunga ci esausta. Oltretutto, con il passare dei mesi, e davanti alle evidenze, le differenti ‘correnti di pensiero’ degli esperti hanno comportato grandi distanze, contribuendo così ad alimentare i nostri dubbi, divenuti così facili prede di fake e ‘dicerie varie’.

Galli sulle riaperture: “Il premier Draghi non ne ha azzeccata una”, e Bassetti ‘scatta’…

 Così oggi, nel salotto di Myrta Merlino, a La7, si è tenuto un acceso confronto fra il direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ed il direttore delle Malattie infettive al ‘Sacco’ di Milano, Massimo Galli.

Che poi, per quanto contestualizzata nella situazione sanitaria, la questione è montata a seguito di un momento ‘politico’. Parlando infatti di riaperture, Galli ha commentato che “Il premier Draghi non ne ha azzeccata una”.

Un’esclamazione che ha innescato l’immediata replica di Bassetti: ”forse a Galli sfugge un passaggio. Se i contagi non funzionano abbiamo il sistema dei colori, non è che dal 26 aprile viene spento il sistema dei colori. Fondamentalmente vale il concetto che se c’è un’area dove la situazione non va, scatta la zona rossa. Quindi non è cambiato niente rispetto a quello che abbiamo fatto per tutto l’inverno”. Quindi, tornando ‘brutalmente’ nell’ambito strettamente sanitario, l’infettivologo ligure ha ‘bacchettato’: “Chi come me passa la propria vita a lavorare insieme alla propria regione forse ha una maggiore idea rispetto a chi invece lavora contro la propria regione”.

Bassetti: “Altri forse lavorano più per sé e meno per le loro Regioni e i loro ospedali”

Una reazione che evidentemente spiega distanze e modi di esercitare lo stesso mestiere in contesti però differenti, e seguendo modalità ‘altre’. “Io guardo alla realtà che mi trovo di fronte ogni mattina“, ha infatti tenuto a precisare Bassetti, “Ho quasi 15 posti liberi su 24, quindi vuol dire che i reparti si stanno progressivamente svuotando e i ricoveri delle persone più anziane stanno diminuendo anche grazie all’effetto della vaccinazione. Non è tutto finito, ci saranno altre settimane difficili, ma io guardo i numeri e questi numeri li discuto con la mia Regione, con la quale e per la quale lavoro. Altri forse lavorano più per sé e meno per le loro Regioni e i loro ospedali“.

Bassetti: “Un epidemiologo vorrebbe riaprire a rischio zero, ma il Paese non può aspettare”

Dunque, ha inoltre tenuto a ‘chiarire’ ancora il direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, “noi non possiamo non vedere una situazione epidemiologica diversa da un mese fa, noi diamo dei suggerimenti tecnici, poi chi decide è la politica. Per questo io non mi sento di criticare la decisione di Draghi, che mi sembra di buon senso e presa in base a quello che gli è stato suggerito da tanti medici. La politica è mediazione, è chiaro che un epidemiologo vorrebbe riaprire a rischio zero, ma il Paese non può aspettare a ottobre-novembre per riaprire”.

Max