Legami tra amministrazione pubblica campana e camorra, il presidente Pd Graziano si dimette dall’incarico – di Angelica Santarsiero

Per la politica italiana non tira ancora aria pulita. Con l’accusa di corruzione e falsità in atto pubblico, sono state arrestate nove persone tra funzionari comunali, imprenditori e consiglieri regionali della Campania. Tra questi anche l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (CE), Biagio Di Muro. Tra gli indagati c’è anche un pezzo grosso, il presidente del Pd campano e consigliere regionale Stefano Graziano, accusato per concorso esterno in associazione camorristica. L’inchiesta, portata avanti dalla Dda di Napoli, mira a far luce su un appalto pubblico indetto per la ristrutturazione dell’antico Palazzo Teti Maffuccini, sito a Santa Maria Capua Vetere, dove dimorò anche Garibaldi. Il palazzo fu confiscato negli anni ’90 proprio al padre dell’ex sindaco, Nicola di Muro, che ricoprì la carica di primo cittadino egli stesso. Proprio in questa occasione pare infatti che Graziano abbia favorito il clan Zagaria nell’aggiudicarsi l’appalto in cambio di appoggio elettorale per le elezioni regionali dello scorso anno. Anello di congiunzione tra il gruppo Zagaria dei Casalesi, l’ex sindaco Di Mauro e Graziani, pare sia il ristoratore Alessandro Zagaria (casualmente omonimo del boss Michele Zagaria). I pm di Caserta, coordinati dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, hanno infatti intercettato alcune conversazioni tra il ristoratore e Di Muro, nelle quali chiaramente viene proposto Graziano come “punto di riferimento politico e amministrativo del clan”.

Mentre venivano disposti i domiciliari per altre sette persone, tra cui l’attuale responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, i Carabinieri del gruppo investigativo di Caserta perquisivano le abitazioni a Roma e Terevola e l’ufficio nella sede del Consiglio Regionale di Graziano. Il quale si è autosospeso dal Pd pur rimanendo consigliere regionale e dichiarandosi totalmente “estraneo ai fatti”.

Altro elemento in mano agli investigatori è il versamento effettuato a Di Muro, a Di Tommaso e al componente della commissione di gara Vincenzo Manocchio, da parte dei due imprenditori Guglielmo La Regina e Marco Cascella, ora agli arresti domiciliari, rappresentanti legali delle società “Archicons Srl” e “Lande Srl”, la prima responsabile delle progettazione dei lavori a Palazzo Teti e la seconda aggiudicataria dell’opera da oltre due milioni di euro. La tangente ammonta a ben 100 mila euro, ma è stata abilmente mascherata da una serie di false fatture emesse da altre due società, i cui capi sono tra gli indagati dell’inchiesta.

Che Di Muro sia un caso sporadico di ex primo cittadino campano legato alla criminalità organizzata non è purtroppo vero. Pio Del Gaudio, ex sindaco di Caserta, arrestato nel 2015 e poi scarcerato, e Michele Griffo, ex sindaco di Trentola Ducenta, sono altri due casi di politica avvelenata dalle mafie. Altre inchieste anti-camorra della Dda hanno poi portato all’arresto nei mesi scorsi dell’ex sindaco di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, e dell’ex sindaca di Roccamonfina, Letizia Tari mentre a Villa di Briano, l’ex sindaco, Dionigi Magliulo, indagato, si è dimesso dopo l’arresto per reati di camorra del fratello, funzionario comunale.

I commenti del Pd e dei partiti d’opposizione non sono naturalmente mancati.

Guerini, vicesegretario del Partito Democratico si augura che sia fatta chiarezza il più presto possibile dalla magistratura, verso la quale nutre “totale ed incondizionata fiducia”.

Dalle opposizioni parole più dure, che scatenano bufera sul governo. Così Luigi Di Maio (M5S): “Il presidente del Partito Democratico campano è indagato per camorra. Piccolo dettaglio: fino all’anno scorso era anche consulente del governo Renzi”. E gli dà corda Alessandro di Battista che in un tweet accusatorio rivolto al Presidente del Consiglio mostra la sua indignazione, mentre Matteo Salvini, da Philadelphia commenta: “Mentre ascolto e incontro tanti imprenditori italo-americani con voglia di fare e onesti giovani in fuga dall’Italia, da Roma arrivano notizie di altri arresti e indagati a carico del partito al governo per reati gravissimi e collusione con la criminalita’ organizzata. Che tristezza…”.

Il quadro della situazione non è effettivamente allegro e, se ogni accusa dei pm dovrebbe essere confermata, getta una luce davvero inquietante e preoccupante sull’amministrazione pubblica italiana.