Legge di Bilancio, da quota 100 a reddito di cittadinanza, i punti focali

    Quali sono i punti più dibattuti e attesi, contestati da una parte e osannati dall’altra per questa Legge di Bilancio che il governo a marchio giallo-verde ha approvato con rinnovata intesa tra Movimento Cinque Stelle e Lega? Presto detto.
    In primo luogo la più volte citata quota cento, con quattro finestre per arrivare al pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributi. Un movimento economico dal costo di circa 6,7 miliardi.
    Un altro dei temi che ha fatto discutere è la proroga della ’Opzione Donna’, che consente alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, di ottenere il pensionamento con 35 anni di contributi. Naturalmente molto del fuoco incrociato delle polemiche è caduto intorno al taglio delle pensioni d’oro sopra i 4.500 euro netti mensili. Così come sul famigerato reddito di cittadinanza: ovvero il sostegno al reddito, pari a 780 euro, e aumenti all’aumentare del numero dei componenti della famiglia. Ne possono beneficiare i maggiorenni residenti in Italia da almeno 5 anni disoccupati o inoccupati (inclusi pensionati). La misura supera dal 1 gennaio 2019 il reddito di inclusione ed è accompagnata a una riforma dei centri per l’impiego. Le pensioni minime saranno aumentate fino a 780 euro.
    Altro capitolo è quello della flat tax al 15%. Il governo nel Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles non parla della seconda soglia a 100.000 euro sulla quale si sarebbe dovuta applicare l’aliquota aggiuntiva al 5%. Altri capitoli sono quelli sugli sgravi Ires dal 24 al 15 per cento su utili reinvestiti per ricerca e sviluppo, macchinari e assunzioni stabili, e Ires verde per le imprese che riducono l’inquinamento con tecniche di produzione con minori emissioni. Occhio alla cedolare secca al 21% sui nuovi contratti di affitto, anche di negozi e capannoni e, poi al fondo da 1,5 miliardi per le vittime delle crisi bancarie, aumento di 14 volte rispetto alla scorsa legge di bilancio.
    Di rimando c’è la stretta fiscale per le banche con differimento al 2026 della deduzione della quota del 10 per cento dell’ammontare delle svalutazioni e delle perdite sui crediti ai fini dell’Ires e dell’Irap. E ancora: le variazioni per le tasse sui premi assicurativi, il rilancio degli investimenti pubblici (15 miliardi aggiuntivi nei prossimi 3 anni) sul fronte infrastrutturale, adeguamento antisismico, miglioramento energetico, e nuove tecnologie.
    Altri passaggi riguardano i 500 milioni per un piano di assunzioni per poliziotti, magistrati e personale amministrativo, tagli per 3,6 miliardi, di cui circa 2,5 miliardi sono riconducibili a tagli ai ministeri, per spese militari e una ridistribuzione dei fondi per i centri per l’impiego.
    Connesso è anche il tema della spendinv per auto blu e voli di stato, tagli agli sprechi per le amministrazioni pubbliche e inoltre tutta la componente dell’ecobonus. Sono infatti prorogate fino al 2019 le detrazioni fiscali per ristrutturazione edilizia, interventi di efficienza energetica, bonus mobili e bonus giardini. Per gli interventi ristrutturazione edilizia bonus prorogato al 50% (da suddividere in 10 quote annuali). Si aggiunge un miliardo per il piano di manutenzione straordinaria dopo il crollo del Ponte di Genova.
    A margine, alcuni temi che hanno fatto discutere: quello che rende incompatibili i doppi ruoli per la carica di commissario alla Sanità e il ruolo di presidente della Regione, e quello del numero chiuso da eliminare per la facoltà di medicina, su cui poi però il governo ha frenato.
    Stanziati anche 284 milioni per i rinnovi contrattuali di tutto il personale del Servizio sanitario nazionale e 505 milioni per le spese farmaceutiche regionali. Si prevede l’azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria.