Home POLITICA ESTERI Libia, Conferenza di Berlino: rafforzare stabilità nel Paese

Libia, Conferenza di Berlino: rafforzare stabilità nel Paese

MARIO DRAGHI CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PRESIDENZIALE DELLO STATO DI LIBIA, MOHAMED YUNIS AL MENFI

Rilanciare il processo di pacificazione e riconciliazione della Libia: sono questi i due obiettivi principali della conferenza di Berlino, la seconda nella capitale tedesca dopo il vertice del 19 gennaio 2020, che si svolge oggi e vede la partecipazione dei ministri degli Esteri di Libia, Russia, Turchia, Italia, Francia, Algeria, Emirati Arabi e l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrel. C’è attesa per il ritorno degli Stati Uniti sul dossier libico, con la presenza al vertice del segretario di Stato americano Anthony Blinken.

Dalla prima conferenza di Berlino la situazione in Libia è cambiata. Dopo sette anni con due governi divisi, quello di Tripoli di Fayez al-Serraj e quello di Tobruk di Khalifa Haftar, dal 16 marzo scorso la Libia ha un governo di unità nazionale. Presieduto da Abdul Hamid Ddeibah e sostenuto dalle Nazioni Unite, il nuovo esecutivo traghetterà il Paese verso le elezioni fissate per il 24 dicembre.

Berlino II, dunque, servirà a rafforzare la stabilità sul territorio, verificare lo stato dell’accordo sul cessate il fuoco e sondare il terreno in vista del prossimo appuntamento elettorale. Obiettivo è trovare una visione (difficile) convergente in Libia tra gli attori interessati.

La questione libica, però, fatica a unire perfino i paesi membri dell’Unione europea, incapaci per troppo tempo di adottare una politica estera comune. Nell’ultimo faccia a faccia tra Mario Draghi e Angela Merkel c’è sintonia su quasi tutto, eccetto migranti e dossier libico (e le nazionali di calcio).

Eppure oggi, dopo anni di contrasti, Parigi, Berlino e Roma quantomeno si mostreranno uniti per “sostenere il processo di pace e di stabilità” a Tripoli. Evitare politiche unilaterali e cedere ulteriore terreno a Mosca e ad Ankara, ormai più che semplici osservatori nel Mediterraneo, è l’obiettivo principale e sarà anche uno temi che verranno trattati al Consiglio europeo di dopodomani (24 e 25 giugno).

Il tutto sarà condito da una grande incognita: la presenza di Washington. Rinnovato nei giorni scorsi lo spirito del patto atlantico e il ritorno americano in Europa, Joe Biden ha messo le basi per una “difesa collettiva” del blocco occidentale in questi ruggenti anni Venti, stabilendone le priorità: “aggressione russa, le sfide strategiche della Cina, le maligne attività cibernetiche, il terrorismo e il cambiamento climatico”. E ha anche voluto ricordare all’Europa “che gli Stati Uniti ci sono”. Per il momento basterebbe far rispettare la road map della conferenza, tra cui l’uscita delle forze straniere dal territorio libico.