Home ATTUALITÀ M5S, ira gruppi Parlamento su nomine: vertici nel mirino

    M5S, ira gruppi Parlamento su nomine: vertici nel mirino

    “Crimi è inesistente e Conte non incide, anche sulle nomine rischiamo di non toccare palla…”. Il grido d’allarme arriva dai gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, dove in queste ore viene vissuta con molta preoccupazione la partita per la scelta dei nuovi vertici delle partecipate di Stato. Sono due, in particolare, i potenziali candidati visti dai grillini come il fumo negli occhi: da una parte Dario Scannapieco, che andrebbe a sostituire Fabrizio Palermo come amministratore delegato di Cdp; dall’altra Luigi Ferraris, che potrebbe prendere il posto di Gianfranco Battisti in Ferrovie dello Stato, azienda strategica anche in ottica Recovery Fund. “Se finisce così – ragiona un pentastellato – per noi sarebbe una Caporetto”.  

    Secondo quanto apprende l’Adnkronos, i malumori trovano sfogo anche in alcune chat interne: “Non possiamo essere messi da parte”, attacca un pentastellato. Dalla gestione del Recovery al dossier partecipate, il premier Mario Draghi si conferma, a detta dei 5 Stelle, il “dominus” della situazione: “Scontiamo una crisi di leadership. Vito Crimi”, osserva una fonte, “non ha peso e lo abbiamo visto nelle ‘trattative’ per la formazione del governo” mentre il capo politico in pectore, Giuseppe Conte, “non riesce ad incidere”: il risultato, sintetizza il pentastellato, “è che Draghi si muove in piena autonomia e fa ‘terra bruciata’ di tutto ciò che ha lasciato Conte, come è accaduto con la rimozione di Vecchione dal Dis…”. 

    E intanto prosegue, a colpi di comunicati stampa, la guerra fredda tra Rousseau e Movimento 5 Stelle. In un post su Facebook Enrica Sabatini torna ad attaccare il M5S ricordando che “oggi è trascorso esattamente un mese da quando Giuseppe Conte garantiva pubblicamente: ‘i debiti non si discutono, si onorano’. Dopo 30 giorni nessuna promessa è stata onorata, anzi”. “Le promesse pubbliche” di Conte, rimarca la socia dell’Associazione Rousseau, “sono state smentite privatamente da Vito Crimi che ha comunicato a Rousseau che, in realtà, il (suo) MoVimento non ha alcuna intenzione di onorare gli impegni”. Per Sabatini la soluzione della controversia è a portata di mano e consiste nel saldo dei mancati versamenti: “Da tempo c’è un accordo che attende di essere siglato, ma che Vito Crimi fa saltare costantemente e che prevede una conclusione dei rapporti tra MoVimento e Rousseau serena e soprattutto rispettosa verso quelle persone che meritano il dovuto”. 

    Netta la replica del M5S, che con il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli definisce “fantascientifiche” e “senza capo né coda” le affermazioni di Sabatini. “Dalle parti di Rousseau”, rincara il deputato Sergio Battelli, “devono avere le idee un po’ confuse… Da un lato non riconoscono Vito Crimi come legale rappresentante del MoVimento, dall’altro, al contempo, gli riconoscono quel ruolo”. Caustico su Twitter Stefano Buffagni, ex sottosegretario al Mise: “Una non eletta da nessuno che litiga pubblicamente con un reggente non eletto da nessuno che ha fatto commissariare un governo ed un partito. Basta! Il futuro è con Conte”. (di Antonio Atte)