MAFIA CAPITALE, ODEVAINE E L’ACCUSA A TOTTI: “PAGAVA I VIGILI IN NERO PER GARANTIRE PROTEZIONE AI FIGLI”

“Francesco Totti pagava in nero sei vigili urbani per proteggere i figli”. Questa l’accusa lanciata al capitano della Roma da Luca Odevaine, imputato nel processo su “Mafia Capitale” che si sta tenendo in questi giorni, durante l’interrogatorio rilasciato nel carcere di Terni il 15 ottobre scorso.

Incalzato dal pm sulla questione, Odevaine, ex vice-capo di gabinetto durante la giunta Veltroni, dichiara che a contattarlo fu Vito Scala, preparatore atletico di Totti. Scala gli riferì di essere venuto a conoscenza dei pericoli che correvano i bambini da un tifoso della Roma, appena scarcerato, al quale erano stati offerti 50mila euro per rapire il figlio più grande del calciatore. “Mi chiese se era possibile verificare se la cosa avesse qualche fondamento o fossero solo chiacchiere. Io parlai con l’allora Comandante dei Carabinieri Salvatore Luongo e col Sindaco di Roma e con il Questore di Roma Nicola Cavaliere, e dopo un po’, mi pare proprio Luongo, mi confermarono che qualcosa c’era”. La questione non venne portata, però, a livello di comitato dell’ordine pubblico e di sicurezza e i genitori si rivolsero a delle agenzie private.

A questo punto Odevaine si rivolge addirittura al Prefetto: “Non sono sicuro se il Prefetto era Serra o Del Mese, chiesi al Prefetto l’affidabilità di questi istituti privati e lui mi disse ’guarda, su questi istituti privati…’ perché la Prefettura c’ha il controllo, fissa anche le tariffe e tutto quanto, dice ’non lo sappiamo’ “. Vista l’impossibilità di procedere per altre vie, la scelta ricade sul gruppo Pics, Pronto intervento Centro Storico, dei vigili urbani, il quale aveva operato durante il Giubileo del 2000 e che viene contattato dall’imputato stesso. È proprio lui, infatti, che muove i fili e si espone in prima persona in ogni circostanza. Anche quando si tratta di pagare: “Erano pagati direttamente da Totti, non pagati in straordinario dal Comune. Questa cosa è verificabile perché per un certo periodo questi soldi me li dava a me Francesco Totti, mi compilava un assegno tutti i mesi e io poi li davo a loro”.

Ci tiene però, Odevaine, a minimizzare la questione il più possibile, dichiarando che il servizio presumibilmente reso al capitano giallorosso non aveva di certo distolto i vigili dal loro vero lavoro: “Sì loro facevano il doppio lavoro ma non nelle ore di servizio. Si erano organizzati in turni, non nelle ore di servizio”. La vicenda si sarebbe poi conclusa un anno dopo quando Totti, sempre stando alle dichiarazioni rilasciate, si è trasferito nella nuova casa installando un sistema di videosorveglianza.

Ad occuparsi dei problemi del giocatore, però, non fu solamente la squadra messa in campo da Luca Odevaine, ma anche gli stessi Carabinieri. Il Comando provinciale di Roma in una nota rilasciata proprio a seguito della confessione, ha chiarito: “Nel 2008, il Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Roma ha svolto specifiche indagini finalizzate a verificare la fondatezza di notizie acquisite da persone dell’entourage del calciatore, circa un presunto piano di sequestrarne i bambini con finalità estorsive.” Il lavoro investigativo portò a ritenere che si trattasse di voci senza fondamento e la questione venne archiviata. Le forze dell’ordine, pur affermando la veridicità delle indagini, contraddicono Odevaine proprio su uno dei punti di maggior rilevanza. Sempre stando alla nota, infatti, “a quel tempo il Colonnello Luongo non ricopriva incarichi presso il Comando provinciale di Roma e non fu interessato della vicenda da parte di alcuno”. Sembrerebbe quindi che Carabinieri siano stati contattati, ma da qualcun altro e in altri modi.

In realtà, non è la prima volta che Francesco Totti viene tirato in ballo nelle questioni che riguardano “Mafia Capitale”. Già nei mesi scorsi si era parlato di un possibile coinvolgimento della società “Immobiliare Ten”, amministrata dal fratello Riccardo e indirettamente controllata per l’83% proprio dal capitano della Roma, in questioni legate agli alloggi per le famiglie bisognose. Lo stesso fatto dei vigili pagati in nero, inoltre, era già saltato fuori nel luglio di quest’anno. In quell’occasione era stato Salvatore Buzzi, arrestato insieme a Massimo Carminati sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta associazione mafiosa che operava nella Capitale, a portarlo alla luce. L’uomo che è stato definito come il ras delle cooperative, durante l’interrogatorio, dichiarò addirittura che a pagare i vigili era lo stesso Comune di Roma.

 

Luca Crosti