MAGISTRATI: PROTESTA CONTRO RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Scende in campo, l’associazione nazionale magistrati, contro il progetto, voluto dal governo Renzi, di riforma della giustizia. A Roma, per domenica nove novembre,  l’Anm ha convocato  «un’assemblea generale straordinaria e urgente» dei soci per discutere sui provvedimenti. L’iniziativa è stata approvata all’unanimità nel corso del Comitato direttivo centrale. E arriva il commento del ministro della Giustizia Andrea Orlando «Guardiamo sempre con attenzione e interesse ciò che viene detto dall’Anm. In alcuni casi si tratta onestamente di critiche non condivisibili e non condivise, critiche che francamente sorprendono perché il rimprovero di non aver riformato la prescrizione utilizzando il decreto francamente non me lo aspettavo». Il progetto di riforma della responsabilità civile dei magistrati, «da tempo pendente in Senato, mortificherebbe il ruolo del magistrato e ne comprimerebbe l’indipendenza e la libertà d’informazione». Così il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, è intervenuto alla riunione del comitato direttivo centrale. La riforma «è stata annunciata e realizzata in diretta televisiva senza interlocuzione con le categorie coinvolte». Sabelli ha poi sottolineato «l’ossimoro di un decreto legge a efficacia differita e con l’accostamento suggestivo e offensivo tra una presunta e inesistente chiusura estiva dei tribunali e i ritardi della giustizia».Per lanciare infine un’ultima bordata al governo «Assistiamo da tempo a interventi che eccedono i confini della semplice riforma tecnica. Inutili provocazioni, come il ritornello, ripetuto fino all’altro ieri, che la Anm avrebbe protestato contro il tetto stipendiale massimo e avrebbe considerato la riduzione delle ferie alla stregua di un attentato alla democrazia, favole che non diventano più vere solo perché raccontate più spesso». Alla quale il Pd replica così, per bocca di Davide Ermini, respomsabile Giustizia del partito: «E’ il caso di uscire dalla sindrome delle ferie, argomento sinceramente indifendibile. Quello che per qualcuno sono falsità noi lo chiamiamo buon senso. Non abbiamo chiesto ai magistrati di timbrare il cartellino, solo di contribuire a uno sforzo generale di risanamento. Ci si sieda quindi al tavolo e ci si confronti sui contenuti perché il dibattito non viene aiutato da uscite che sembrano dettate più da un riflesso corporativo che dal merito dei problemi».