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Mandato esplorativo: il tempo stringe ma l’unico accordo è quello interno alla maggioranza

Sono ore febbrili per il destino politico del nostro Paese che, allo stato dei fatti, naviga a vista nell’oblio. Come noto, entro domani sera il presidente della Camera, Roberto Fico, in virtù del mandato esplorativo ricevuto da Mattarella, ‘dovrebbe’ tornare sul Colle con in mano un ‘accordo di massima’ – e condiviso da tutti (!), sulla strada da prendere per evitare le elezioni.

Come abbiamo però avuto modo di capire da questi serrati confronti che si stanno susseguendo da due giorni, sebbene ciascuna delle forze politiche interpellate ‘esiga buonsenso e responsabilità’ da parte degli altri, se poi invitata a condividere con i partiti opposti, si tira subito indietro.

Anche stamane, dopo 3 ore di colloqui, da Palazzo Chigi non si è vista alzare nessuna fumata bianca. Anzi.       

Mandato esplorativo: l’unico accordo raggiunto è interno alla maggioranza

Di ‘buono’ al momento, c’è che le forze in seno all’attuale maggioranza (ma siamo sempre lì), attraverso i rispettivi capigruppo hanno fissato il punto uno, relativo alle politiche attive del lavoro. Nello specifico, ha riferito uno di essi, ”Si è deciso che il documento della maggioranza del 2 dicembre scorso contiene considerazioni che sono valide ancora oggi“.

M5s: “Dovrebbero sbloccare in un giorno quel che è fermo da un anno…”

Così, mentre scriviamo, Fico è concentrato nel portare avanti, “il confronto che ora deve essere portato avanti dalle forze politiche”. Inutile stare a ribadire che, nonostante la buona volontà del presidente della Camera, a prevalere è lo sconforto. Del resto, ha giustamente osservato un ministro grillino, ”Dovrebbero riuscire a sbloccare in un giorno quel che è fermo da oltre un anno”.

Tabacci: “Il problema della premiership è alla base, il programma va poi sottoscritto dal candidato premier”

Il nodo della questione è soprattutto appeso ala figura del premier che, se per i ‘fedelissimi’ è Conte, per gli altri assolutamente no. Come ha infatti  spiegato Tabacci ai media, “Il problema della premiership è alla base, il programma va poi sottoscritto dal candidato premier. Se le cose vanno bene il governo si fa, se il Parlamento non è in grado di non farsi commissariare c’è il governo del presidente”.

Zingaretti: “C’è un confronto, sono sicuro che si arriverà a una soluzione”

Dunque oltre al M5s, anche il Pd ha letteralmente fatto quadrato intorno al premier ‘uscente’, così come per Gualtieri. Zingaretti ha affermato: “Sono fiducioso che la disponibilità data da tutti coloro che stanno concorrendo a questo tentativo sia sincera, e la sostanza credo che sia positiva, va incoraggiata”. E “Proprio perché gli impegni sono complessi – ha aggiunto il segretario dem – è giusto che ci sia un confronto schietto dove tutti, compreso il Pd, portino i loro contributi”. Dunque, ha rassicurato ancora Zingaretti, “C’è un confronto, sono sicuro che si arriverà a una soluzione. Ora è il momento del confronto”. Ed ancora, intervenendo poi a La7: “Quando mai abbiamo messo in campo la questione dei nomi? Sui nomi troveremo sintesi. Le preoccupazioni sono altre: la crisi economica, sanitaria ed educativa“.

Castaldi: “Un terzo dei senatori è con Conte, senza di lui non c’è governo”

Infine, chiamato a commentare il momento, dai microfoni di ‘Agorà’ il sottosegretario di Stato, Gianluca Castaldi, ha spiegato: ”Penso che questa crisi di governo sia una disgrazia, non capitata, ma voluta: il MoVimento 5 Stelle si pone con responsabilità, come ha sempre fatto dalla campagna elettorale del 2018, quando ha portato avanti i propri temi, ma ha detto ai suoi elettori che, se non ce l’avesse fatta da solo, avrebbe chiesto a chi ci stava. Noi – ha proseguito – abbiamo una personalità, una figura politica che ha ottenuto risultati economici e si è fatto apprezzare in Europa. Possono essere criticate delle scelte, ma non si può criticare la dedizione al lavoro del Presidente Conte e quella dei parlamentari: il Parlamento non ha mai lavorato con tanta intensità“. Riguardo invece la posizione del M5s, Tabacci ha rimarcato che “è chiara: 92 senatori, un terzo del Senato, è sul Presidente Conte. Non c’è un governo senza Conte Premier. Motivazioni reali di una crisi non ce ne sono”.

Max