ECONOMIA

Manovra: Manageritalia insorge contro la misura sulle auto aziendali

Inevitabilmente, come è normale che sia, all’interno della manovra, dove sussistono diverse soluzioni per altrettanti tematiche, trovano posto normative e proposte che non piacciono a tutti. Tra questi, Manageritalia, che rappresenta i dirigenti del terziario privato, dal commercio al trasporto, dal turismo ai servizi, ecc. Come spiega il presidente Guido Carella (nella foto), le misure inerenti le auto aziendali sarebbero assolutamente sbagliate. All’interno della bozza della legge di Bilancio 2020 infatti, è stata avanzata la proposta di aumentare la tassazione del ‘fringe benefit’, portandolo dal 30 al 100%. “La tassazione attuale, al 30%, riflette questa suddivisione dell’uso: oltre due terzi del chilometraggio delle auto aziendali viene percorso nell’ambito dell’esercizio di incarichi professionali e meno di un terzo durante il tempo libero. Una revisione di questi parametri – avverte il presidente – si rifletterebbe sulle politiche retributive di migliaia di aziende di ogni settore, sulla semplificazione e sulla trasparenza amministrativa, incentivando l’uso di veicoli privati a fronte dei rimborsi chilometrici”. Dunque, a suo dire, si tratta di “una misura sbagliata e controproducente, per l’economia e per l’ambiente, perché penalizza ingiustamente i lavoratori dipendenti, disincentiva il rinnovo del parco auto italiano e frena un settore fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità del sistema produttivo”. Nel dettaglio infatti, aggiunge ancora il presidente di Manageritalia, “Oltre che colpire direttamente i lavoratori, il provvedimento avrebbe inoltre conseguenze negative a cascata su tutta la filiera automotive, con ricadute pesanti su produzione, commercio, indotto e servizi. Ricordiamo che il settore traina le immatricolazioni di veicoli con alimentazioni alternative, come rivelano anche i recenti dati Aniasa: tra il 2018 e il 2019 le auto aziendali elettriche sono aumentate del 42% e quelle ibride del 9%. Non si persegue la transizione ecologica tagliando le gambe al noleggio a lungo termine, volano per la mobilità green e sharing economy”.
Che dire, ovviamente, di fronte a tanti altri problemi sociali potrebbe sembrare cosa da poco, ma è anche vero che parliamo di una florida realtà nazionale, che coinvolge migliaia di persone, muovendo soldi ed un indotto – come quello automobilistico – in perenne affanno. Ed infatti, aggiunge ancora Carella, “l’aumento penalizzerebbe i dipendenti non solo sul piano fiscale ma anche su quello strumentale, visto che le auto aziendali sono utilizzate principalmente nello svolgimento di attività lavorative e solo in parte minore per attività private”.
Manageritalia stima infatti che ad essere colpiti da questa nuova misura, in particolare sarebbero lavoratori dipendenti impegnati in differenti ruoli, come quello commerciale, relazionale, consulenziale, di gestione manageriale, o di supervisione. Nello specifico (senza poi calcolare anche le ritenute previdenziali a carico dei lavoratori, e le addizionali, sia regionali che comunali), prendendo ad esempio i dirigenti d’azienda, la loro ritenuta fiscale sul ‘fringe benefit’ relativo all’auto aziendale, dalla media annuale che oggi è di 1.451 euro, crescerebbe a 4.838 euro mentre, per i quadri dagli attuali 923 euro ai 3.075 euro.
Max