Mario Martone e la sua Capri novecentesca

    A Capri, agli albori del ventesimo secolo, soggiornava il pittore e idealista tedesco Karl Diefenbach che nell’isola nel golfo di Napoli formòla sua comunità, un mondo hippie primitivo che amava a stretto contatto la natura, fatta di relazioni antiborghesi, di musica e arte, di negazione per ogni sorta di atrocità che sia la prima guerra mondiale che sta per nascere o quella nei confronti degli animali: erano tutti vegetariani fedeli. A partire da questo ritratto anticonvenzionale di Capri, il regista  Mario Martone è partito, con la compagna co-sceneggiatrice Ippolita di Majo, per narrare le vicende di Lucia, una giovane pasto ressa di capre che incrocia la sua sorte con quello di Seyboud, personaggio di fantasia ma ispirato a Diefenbach. Mentre l’Europa stava dando inizio al massacro imminente e il mondo era perennemente in lotta, una giovane che alleva capre nell’isola di Capri trova la volontà di opporsi fino a incrociare il suo destino negando qualsiasi prospettiva maschile che le venga offerta, che sia quella del maestro con la sua propensione filosofica ed esistenziale o quella del medico locale, diviso tra la fede nella scienza e quella delle forze socialista. Capri Revolution, dopo l’anteprima al Festival di Venezia, approderà nei cinema il 20 dicembre insieme al volume edito da La Nave di Teseo. È stato domandato al regista Mario Martone a chi è destinato il suo film. Lui ha risposto così: “Il pubblico di questo film è sicuramente trasversale, come era già stato per Il giovane favoloso che ha portato al cinema moltissimi giovani, ma anche tante persone mature che non andavano al cinema da tempo. La scelta di far uscire il film a Natale da un lato è coraggiosa perché non è un film con attori famosi, ma d’altronde posso essere sicuro che non somiglierà a nessun altro titolo delle feste”.