BREAKING NEWS

Mascherina sul posto di  lavoro fino al 30 giugno? Ecco cosa ne pensano Bassetti, Pregliasco, Crisanti, la Gismondo, e molti atri esperti

In tema di Covid, ora a tenere banco è il prolungamento dell’uso della mascherina sul lavoro fino al 30 giugno (continuando nel frattempo a monitorare la situazione), una ‘disposizione’ che non trova però pienamente d’accordo esperti e medici.

La Gismondo: “Come sempre siamo di fronte a scelte di tipo politico-sindacale, e non di natura scientifica”

Ad esempio per la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, è “assolutamente non concepibile. Il rischio del virus c’è o non c’è a prescindere che una persona lavori a uno sportello pubblico o in un ufficio privato”, spiega l’esperta, secondo cui “Come sempre siamo di fronte a scelte di tipo politico-sindacale, e non di natura scientifica. Evidentemente la burocrazia, contratti di lavoro, impediscono di accettare comunque una misura trasversale. come la caduta dell’obbligo del dispositivo di protezione”.

Bassetti: “I provvedimenti riguardanti l’ambito sanitario, oggi, in Italia, non vengono presi dagli esperti e dai medici, ma dalla politica

Il direttore della Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, sempre molto diretto nelle sue affermazioni, commenta che “questa è l’ennesima dimostrazione che i provvedimenti riguardanti l’ambito sanitario, oggi, in Italia, non vengono presi dagli esperti e dai medici, ma dalla politica. Di questo passo, per superare le limitazioni che ci ha imposto il covid, ci vorranno dieci anni. Altro che ritorno alla normalità, il nostro sistema è andato in tilt, è come un flipper impazzito. Così non ne usciamo“. Dunque, afferma il virologo, ”Non si ottiene proprio niente, adesso, a maggio del 2022, a proseguire con l’obbligo delle mascherine nei luoghi di lavoro privati”.

La Viola: “La mascherina usiamola anche dove non è obbligatoria, per noi stessi e per gli altri”

Dal canto suo l’immunologa dell’università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, Antonella Viola, tiene a rimarcare che ”Sapere che ci sono in circolazione delle versioni del” coronavirus “Sars-CoV-2 che possono contagiare anche chi è guarito da poche settimane –  come le Omicron 4 e 5 (BA.4 e BA.5) e la BA.2.12.1 – ci deve spingere a essere cauti nel rinunciare alla mascherina. Usiamola anche dove non è obbligatoria, per noi stessi e per gli altri”. Inoltre, aggiunge ancora l’esperta, “Penso per esempio ai negozi e ai supermercati: ci stiamo dentro al massimo una mezz’ora e quindi la mascherina non è per noi un sacrificio, ma cassieri e commessi ci passano la giornata, a contatto con centinaia di clienti, e tutti noi possiamo aiutarli e farli sentire più sicuri sul loro luogo di lavoro. Basta poco“.

Lo Palco: “Il mancato utilizzo di mascherina al chiuso in questo momento aumenta il rischio di diffusione virale e quindi di lavoratori”

L’epidemiologo e docente di igiene all’Università del Salento, Pier Luigi Lopalco, spiega invece: ”Credo che il razionale sia abbastanza chiaro: il mancato utilizzo di mascherina al chiuso in questo momento aumenta il rischio di diffusione virale e quindi di lavoratori che, a causa della positività, sono costretti a casa per giorni, se non settimane. Evidentemente il settore privato è più attento del pubblico sul tema della produttività”.

Pregliasco: “Considerato che il virus Sars-CoV-2 sta circolando (sia nel settore pubblico che in quello privato), il problema è di proteggersi”

Quel che è certo, osserva il virologo milanese Fabrizio Pregliasco, dal punto di vista scientifico, “considerato che il virus Sars-CoV-2 sta circolando (sia nel settore pubblico che in quello privato), sicuramente il problema di proteggersi da Covid-19 negli ambienti di lavoro c’è, e l’esigenza di mantenere le mascherine e le altre misure di cautela, quando consigliate, esiste sia per il pubblico sia per il privato. Nel privato si è scelta una linea più conservativa per le responsabilità legate alla legge 81 del 2008, relativa alla sicurezza sul lavoro“. Dunque, prosegue l’esperto, “Una normativa che vale anche nel pubblico, il quale però ha deciso con propria disposizione alcuni elementi di buon senso e quindi di raccomandazione. Sarebbero applicabili anche nel privato ma, stante la decisione del pubblico di dire ‘raccomandiamo la mascherina’, i privati hanno optato appunto per una posizione più conservativa, e dunque per il mantenimento dell’obbligo ancora per un po’, anche per riuscire a garantire un approccio uniforme nelle diverse aziende. Una standardizzazione dell’indicazione, in senso più protettivo – conclude quindi l’esperto virologo – offre infatti più tutele perché in caso di infezione un dipendente o un suo familiare potrebbe contestare al datore di lavoro di non avere garantito la sicurezza”.

Crisanti: “Ora è meglio non proteggersi: più ci proteggiamo e più allunghiamo il tempo da quando abbiamo fatto il vaccino, diventando più vulnerabili”

Sempre lucido rispetto al tema, il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, Andrea Crisanti il quale, ribadisce che ”Sulle mascherine il discorso è semplice: le devono usare i fragili e coloro che li accudiscono. A livello di riduzione dei contagi non hanno impatto: se la si mette al supermercato e poi nel resto della giornata non la si indossa l’impatto è zero. A livello di popolazione, ora è meglio non proteggersi: paradossalmente, più ci proteggiamo e più allunghiamo il tempo da quando abbiamo fatto il vaccino, diventando più vulnerabili”.

Andreoni: “Le differenze nell’uso delle mascherine sui luoghi di lavoro al chiuso nel pubblico e nel privato sono incomprensibili”

Secondo invece il primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma – direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – Massimo Andreoni, “Le differenze nell’uso delle mascherine sui luoghi di lavoro al chiuso nel pubblico e nel privato sono incomprensibili perché non è che nel primo non c’è il rischio di contagiarsi e nel secondo sì“. Semmai, chiarisce l’esperto, preoccupa “la confusione che si genera negli italiani con questi messaggi, così hanno la sensazione che il dispositivo non serva più”.

Pistello: “Mi sembra assurdo differenziare tra pubblico e privato, credo che oggi l’obbligo debba esserci solo in ospedale e nelle Rsa”

Il primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Mauro Pistello, ”La situazione epidemiologica è abbastanza sotto controllo, certo servirebbe un maggior impegno sulla campagna vaccinale per le terze e quarte dosi, ma soffermarci su un’unica misura come quella dell’obbligo delle mascherine mi pare assurdo. Soprattutto mi sembra assurdo differenziare tra pubblico e privato, credo che oggi l’obbligo debba esserci solo in ospedale e nelle Rsa. Ricordandoci sempre che dobbiamo essere prudenti quindi se si lavora in un ambiente affollato o con colleghi fragili raccomanderei la mascherina. Questo indipendentemente dal fatto che si lavori nel pubblico o nel privato“.

Cartabellotta (Gimbe): “Mantenere la mascherina nei locali al chiuso, specie se affollati, è la strategia indispensabile per ridurre la circolazionàe e proteggersi dal contagio”

Infine, intervenendo sulle mascherine ‘obbligatorie’ sul posto di lavoro fino al 30 giugno, commenta il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ”Tutti gli indicatori sono sostanzialmente in una fase di plateau con lieve tendenza discendente. Tuttavia, indipendentemente dallo spartiacque normativo del primo maggio, la circolazione del virus rimane molto elevata, oltre che ampiamente sottostimata: più di 56mila nuovi casi in media al giorno, tasso di positività dei tamponi antigenici al 16% e quasi 1,2 milioni di positivi. Ecco perché, secondo l’esperto sarebbe utile che, “indipendentemente da obblighi e raccomandazioni, mantenere la mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati o poco aerati, rimane una strategia indispensabile per ridurre la circolazione virale e proteggersi dal contagio“.

Max