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Stamina: a 53 anni è morto Vannoni, papà del Metodo

A 53 anni, dopo una lunga e grave malattia, si è spento oggi a Torino Davide Vannoni, per lungo tempo protagonista delle cronache (anche giudiziarie) del nostro Paese, per aver ideato e sostenuto la cosiddetta terapia Stamina.
Per diverso tempo, creando differenti correnti – soprattutto scientifiche – contrapposte, ha ‘monopolizzato’ i media con il suo ‘metodo Stamina’, un presunto trattamento (allo stato dei fatti mai comprovato scientificamente), da lui realizzato a contrasto delle malattie neurodegenerative, ed impostato sulla conversione di cellule staminali mesenchimali in neuronda. Per questo Davide Vannoni in breve tempo aveva messo su la ‘Stamina Foundation’, un’organizzazione che in breve tempo, oltre che le ire della comunità scientifica, finì per attirare su di se soprattutto l’interesse delle magistratura italiane, ciascuna delle quali chiamata ad indagare nel suo territorio di giurisdizione, in merito ai casi di malati sottoposti alle cure del metodo.

Come per Di Bella si riempirono le piazze

Tanto per dare idea di come e quanto il metodo Stamina abbia influito per un certo periodo nella nostra società (decine furono le manifestazioni nelle piazze), nel maggio del 2013 lo stesso parlamento italiano si convinse ad avviare una sperimentazione che però, come detto non portò a nulla di concreto o sensazionale. Ma al ‘flop’ del metodo ci si arrivò tra mille battaglie, ‘sperimentazioni’ e, immancabilmente, anche attraverso trasmissioni televisive, talk show, ecc.
La storia, i fatti, raccontano che, al di la dei clamori mediatici e politici derivati, all’atto pratico non sono mai state comprovati esiti positivi dai cicli sperimentali analizzati dagli ispettori del Ministero della salute italiano. Anzi, per Vannoni finì malissimo: non avendo avuto ragione per il suo metodo in fatto di applicabilità medica, dopo un tortuoso e controverso iter giudiziario, finì per essere accusato di truffa.

Veronesi ed il Nobel Schekman: “ciarlatano”

Come spesso accade, ciò che più irritò il mondo scientifico, fu la mai sopita credenza popolare secondo cui non si fa abbastanza ricerca e sperimentazione in merito a patologie gravissime, soltanto per favorire l’industria farmaceutica ed i colossali giri di soldi che gravitano intorno alla sanità. In poche parole, secondo l’ignoranza generale, medici o ricercatori di fama internazionale accetterebbero di veder morire i propri cari (quando non se stessi), pur potendoli curare, solo per ‘salvare’ l’enorme indotto economico derivante dalla farmacologia!
Tra i principali detrattori di Vannoni ricordiamo Umberto Veronesi il quale, affermando che (proprio in virtù della spinta delle piazze che non da quelle scientifiche), l’iter della sperimentazione “ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella”, definì il metodo Stamina inefficace. Ma ancor più duro fu il Prof. Randy Schekman (premio Nobel per la medicina) che, senza mezzi termini, non esitò a definire “criminale il metodo Stamina”, e accusando Davide Vannoni di essere un “ciarlatano”.

L’avv. “Era malato, anziché carcerarlo lo ricoverarono”

Vannoni come dicevamo si è spento dopo una lunga malattia che, incontrando i giornalisti, ha così raccontato il suo legale, avv. Liborio Cataliotti: “Il mio cliente era malato da tempo, tanto che in occasione dell’ultimo arresto, quando venne accusato di aver ripreso la pratica del metodo Stamina all’estero, era stato condotto anziché in carcere nel reparto delle Molinette e, poi, successivamente, all’esito della perizia sulle sue condizioni di salute, scarcerato”.

 

Max

 

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Di
Max Tamanti