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“Mi candido alle politiche del 2023 per quei cittadini che mi chiedono di impegnarmi per una giustizia giusta”, annuncia Palamara

E’ un Paese strano il nostro, dove – ovviamente ‘generalizziamo’ – accanto ad un disperato bisogno di civiltà, spesso affianchiamo il fittizio ‘valore’ attribuito alla popolarità. Dunque non importa – o perlomeno, passa in secondo piano – il motivo per cui una persona si è improvvisamente trovata al centro delle attenzioni, nell’ambito della società è comunque un persona che ‘conta’, non uno sconosciuto qualsiasi. Ora, in fatto di ‘rettitudine’, non vogliamo prendere ad esempio l’esatto estremo che caratterizza civiltà lontane dalla nostra, come quella giapponese dove, un manager, un alto funzionario, o un politico, quando ‘falliscono’ pubblicamente, in ‘automatico’ pensano subito al suicidio per la vergogna provata. Da noi è invece l’opposto, ‘nessuno si dimette mai’ e, qualora qualcuno riesca ad essere cacciato dalla porta, poi ‘rientra dalla finestra’ in un tripudio d’applausi.

Evidentemente, essendo nella maggior parte dei casi assolutamente incongrui rispetto alle poltrone loro assegnate, molti nostri ‘istitutori’ nemmeno si rendono conto della cazzate che vanno collezionando!

Un capitolo a parte sarebbe poi da spendere per quella moltitudine di ‘colleghi’ giornalisti che, come nulla fosse, trasmigrano nel ‘Palazzo’, spesso anche sposando tesi e pensieri prima puntualmente contestai. Vabbè, meglio lasciar stare: qui entriamo nella ‘poetica’ del lavoro, oggi ormai morta e dimenticata..

Luca Palamara: ”A breve renderò note le modalità con le quali mi candiderò alle prossime elezioni politiche del 2023″

Ora, premesso come detto che abbiamo generalizzato (dunque nessuno si senta ‘additato’), ci viene però spontaneo da riflettere: perché la maggior parte delle persone che sono state protagoniste – nel bene o nel male – di disavventura giudiziarie o professionali nel loro campo, poi non trovano meglio di fare che pensare ad una carriera politica? Una domanda che in Italia, continuiamo a porci da decenni. Oggi torniamo nuovamente a farlo, apprendendo che il giudice Luca Palamara, ex presidente poi espulso dalla’ANM ha annunciato la volontà di candidarsi: ”A breve renderò noto le modalità con le quali mi candiderò alle prossime elezioni politiche del 2023“.

Palamara: “Mi candido per rispondere alle istanze dei molti cittadini che mi chiedono di impegnarmi per una giustizia giusta”

Intendiamoci, Palamara è un ‘signor’ magistrato, figlio d’arte, e le sue capacità sono dimostrate dall’aver ricoperto incarichi importanti e delicati a dispetto – nella media – della sua giovane età. Protagonista del libro-denuncia, scritto con il direttore Sallusti, del complicato intreccio relativo alle ‘differenti correnti politiche’ interne all’Anm (e già questo dovrebbe scandalizzare!), confermandone l’esistenza Palamara ha anche ammesso, come capitato anche ad altri suoi colleghi, di essere stato spesso chiamato a ‘mediare’ rispetto ad incarichi o scelte interne. Poi lo scandalo seguito, e l’espulsione. Ed ora, dicevamo la candidatura, ma perché? “Per rispondere alle numerose istanze di tanti cittadini che quotidianamente nell’occasione delle presentazioni dei miei libri verità mi chiedono di impegnarmi per una giustizia giusta”, replica l’ex magistrato.

Palamara anticipa: “Vorrei occuparmi dei fuori ruolo e del loro rapporto con la politica, e delle incompatibilità tra magistrati e giornalisti”

Ma non solo, aggiunge ancora Palamara, ”Mi auguro che in occasione dell’attuale dibattito sulla riforma della giustizia oltre al tema delle porte girevoli si affronti anche il tema dei fuori ruolo e del loro rapporto con la politica nonché delle incompatibilità tra magistrati e giornalisti” denuncia, toccando certo un ‘nervo scoperto’, “Pare invece che su questo l’Anm e il Csm stiano facendo orecchie da mercante. Se così non fosse si sarebbe già risolta una situazione imbarazzante e incresciosa, come ad esempio il fatto – incalza Palamara – che non è prevista alcuna forma di incompatibilità tra magistrato e giornalista che pur essendo coniugati lavorano nello stesso palazzo di giustizia“.

E su questo ha ragione. Ecco forse il concetto è questo: sarebbe opportuno che in futuro vi siano dei ‘tecnici’ leali e capaci a gestire altrettanti settori delle nostra società. Ad esempio: un ex luminare alla Sanità, un rodato questore agli Interni, un esperto diplomatico agli Esteri, ecc. Forse in questo modo se qualcosa dovesse andare storto, un serio professionista difficilmente continuerebbe ad occupare quella poltrona senza vergognarsi…

Max

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Max Tamanti