MILANO – DALLE LACRIME DEL SINDACO SALA, A QUELLE DELLE MIGLIAIA DI CITTADINI ACCORSI A PALAZZO MARINO PER L’ULTIMO SALUTO AD UMBERTO VERONESI: ‘GRAZIE PROFESSORE’

“Ciao papà. E’ la prima volta che ti scrivo una lettera. Siamo rimasti orfani, non solo noi ma una generazione di medici e ricercatori che vedeva in te un esempio. Oggi voglio ricordare gli anni più belli, quelli che abbiamo vissuto da bambini, quando tornavi a casa con un vassoio carico di pasticcini e noi facevamo a gara a chi ne mangiava di più. Ricordo i viaggi in moto a velocità folle, e io dietro di te ovviamente senza casco intorno al lago Maggiore che tanto amavi. Mi stringevo a te, certo della tua infallibilità di padre, come tutti i bambini. Mi sembrava impossibile che sarebbe arrivato questo giorno, ma tu dicevi sempre: siamo di passaggio, dobbiamo lasciare il posto ad altri. Le ultime parole che ti ho sentito dire pochissimi giorni fa, mentre guardavi la mamma china su di te e le facevi una carezza sul viso, sono state: ’Come sei bella, Susy’. Mi sono commosso. E’ proprio grazie alla mamma che la nostra famiglia è ancora così unita. Voglio assicurarti, anche a nome dei miei fratelli, che non resterà mai sola”. E’ stato Paolo, figlio del professore Umberto Veronesi (l’altro figlio, Alberto, si è invece deddicato a un omaggio musicale, con piano e arpa), ad aprire i saluti ed i ricordi di quanti sono accorsi a palazzo marino per la cerimonia di commemorazione laica. Cerimonia al termine della quale il feretro è uscito fra gli applausi delle persone che hanno riempito piazza della Scala fin dalle prime ore del mattino. Commosso fine alle lacrime il saluto del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Umberto Veronesi è stato il mio medico, ma mi ha anche regalato un insegnamento – ha detto il primo cittadino intervenuto alla commemorazione – Mi ha detto più o meno questo: la malattia farà parte della tua vita, non sbagliare a considerarla altro a te, ma vivi e pensa ogni momento che siete la stessa cosa e che ci si cura sempre. Grazie Umberto per tutte le volte che hai compreso il nostro dolore”. Emma Bonino ha invece parlato anche per la sua recente esperienza personale: “Le tue battaglie le porteremo avanti e credimi, anche tardi ma le vinceremo – ha detto la leader radicale durante la commemorazione – Oggi molti di noi non sono qui perché sono impegnati a Roma a portare a termine l’impegno per la legalizzazione della marijuana. Ma tu ci lasci tanto, anche l’efficacia del metodo scientifico per promuovere la pace e io dico anche la democrazia. Un metodo che non è diceria o qualche mozione di troppo, ma prova e riprova”. Bonino si è rivolta direttamente all’oncologo: “Buongiorno prof. Io non ho dovuto costringerti a occuparti della mia malattia. Avevi già vinto. Il tuo metodo sta prendendo piede. Molti medici e professionisti che da te hanno imparato guardano ora alla persona con i suoi sogni e le due debolezze, ed è per questo che non ho avuto la necessità di caricarti anche del mio microcitoma”. Il ’metodo Veronesi’ è “un misto straordinario di umanità che guarda alla persona, e di rigore scientifico in un equilibrio straordinario che ti rassicura, ti sostiene e ti fa essere capito, non ti fa sentire malato e quindi reietto. Voglio che in questa sala – ha continuato Bonino – tu senta il ringraziamento di tutti coloro che hanno sofferto o soffrono nel nostro Paese non per malattia, ma per mancanza di libertà e di responsabilità individuale. Tu ci sei stato vicino nelle battaglie laiche più difficili. Quelle che partivano di estrema minoranza e sono diventate patrimonio di tutti”. Pier Giuseppe Pelicci, direttore Ricerca dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, ha voluto “salutare Umberto a modo suo, rivolgendomi alle persone che ha più amato, ai giovani: fatevi guidare dalla vostra intelligenza e curiosità, innamoratevi della scienza e dei suoi metodi, innamoratevi della ricerca che è bellissima, siate allegri e irrispettosi”. Tanti i politici per l’ultimo addio allo scienziato: fra gli altri gli ex sindaci di Milano, Gabriele Albertini e Carlo Tognoli, l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini. Dal mondo delle imprese e della finanza, tra la folla, Marco Tronchetti Provera accompagnato dalla moglie Afef Jnifen. E poi i vertici dell’Ieo, dell’Istituto nazionale tumori e di tante altre strutture sanitarie lombarde, e le associazioni impegnate nella lotta al cancro. La salma del professore sarà cremata e sepolta al cimitero Monumentale di Milano. E rispondendo ai giornalisti, il sindaco Sala ha confermato che verrà richiesta la procedura per la sepoltura al Famedio. Il Pantheon degli illustri, l’area del Monumentale dove riposano i più grandi nomi della città.