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“Nei 2 anni di pandemia in tanti hanno rinunciato alle cure”, ed i Lea ‘spaventano’, avverte Aceti (Salutequità)

Riguardo all’enorme disagio economico che la pandemia ha portato nel nostro paese, pensavamo di aver toccato il fondo; ora invece, con l’avvento della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica, sappiano che ‘il peggio deve ancora arrivare.

E in un simile, tragico contesto, fa ancora più paura apprendere che “In 2 anni di pandemia è quasi raddoppiata la percentuale degli italiani che rinunciano alle cure. Secondo l’ultimo Rapporto Bes dell’Istat, siamo passati dal 6,3% del 2019 all’11% del 2021. Non solo, ma l’emergenza sanitaria ha influito negativamente e continua a pesare anche su altri aspetti fondamentali della sanità pubblica: presa in carico delle cronicità, liste di attesa, farmaci innovativi, aderenza alla terapia, umanizzazione delle cure, prestazioni mancate, qualità e sicurezza dell’assistenza nei pronto soccorso. Tutti temi per i quali nel nuovo sistema di garanzia dei Lea non ci sono indicatori ‘core’, strumenti che concorrono all’assegnazione del punteggio Lea alle Regioni. Un gap che va colmato quanto prima se vogliamo un Ssn moderno ed efficiente“.

Una denuncia seria ed inquietante quella pronunciata dal presidente di Salutequità, Tonino Aceti, intervenendo stamane nel Seminario nazionale ‘Analisi del nuovo sistema di garanzia dei Lea’, promosso da Salutequità, con il contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia.

Aceti (Salutequità): “Il nuovo sistema di garanzia dei Lea non prevede alcun indicatore di verifica e misurazione dell’operato delle Regioni”

Eppure, fa notare ancora il manager, “Dal 2020 ad oggi il ministero ha destinato alle Regioni un miliardo di euro affinché mettessero in campo azioni volte a recuperare le prestazioni mancate a causa di Covid-19. Peccato che nel nuovo sistema di garanzia dei Lea ad oggi non è previsto alcun indicatore di verifica e misurazione dell’operato delle Regioni rispetto agli obiettivi raggiunti. Per questo motivo, già un anno fa avevo proposto di dare questi soldi alle Regioni subordinandoli al raggiungimento dell’obiettivo, e cioè il recupero delle liste di attesa, e alla previsione di un sistema di verifica ad hoc all’interno del nuovo sistema di garanzia, un modo per monitorare il loro lavoro e la loro capacità di recuperare le prestazioni, a fronte di risorse stanziate a livello centrale. Invece nel nuovo sistema di garanzia dei Lea il tema delle ‘cure mancate’ non c’è. E non essendoci un indicatore core, il controllo del loro operato è piuttosto debole“.

Aceti (Salutequità): “In vista di una nuova ondata del Covid, ospedali ed  ambulatori rischiano di sospendere le attività procrastinabili”

Purtroppo, come rimarca Aceti, oltretutto si tratta di una situazione, che nei prossimi mesi ha grandi possibilità di andare a peggiorare ancora: “Ad ottobre potrebbe esserci una nuova ondata del Covid – avverte il responsabile di ‘Salutequità’ – ed in assenza della definizione di una strategia per evitare nuovi blocchi e sospensioni, negli ospedali e negli ambulatori verranno sospese le attività procrastinabili. Non come all’inizio della pandemia, ma che comunque si andranno ad accumulare a tutto il pregresso. Per questo motivo, un monitoraggio in questo senso dovrebbe essere un imperativo categorico del ministero della Salute“.

Aceti (Salutequità): “Denunciamo il sovraffollamento dei pronto soccorso, e non ne misuriamo la qualità e l’accessibilità dell’assistenza”

Ad esempio come è ormai noto – una scelta che ha suscitato legittimamente non poche protesteall’interno del nuovo sistema di garanzia dei Lea, come detto non è previsto un indicatore core sull’accessibilità, qualità e sicurezza delle cure nei pronto soccorso. Una scelta, come sottolinea giustamente Aceti, “Sbagliata. Da anni parliamo del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani, di problemi di accoglienza, di medici che scappano e si dimettono per andare a lavorare nella sanità privata, e noi non misuriamo la qualità e l’accessibilità dell’assistenza in pronto soccorso all’interno dello strumento principe di valutazione che è appunto il nuovo sistema di garanzia dei Lea? E’ a dir poco in controtendenza rispetto alla vita quotidiana vissuta dai cittadini. Stessa cosa per le liste d’attesa, tema sul quale si misura la fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale, e sull’umanizzazione delle cure. Dopo 2 anni di emergenza pandemica, sappiamo che i pazienti delle Rsa lamentano difficoltà e tempi ridotti per visite“.

Aceti (Salutequità): “Nel nuovo sistema di garanzia dei Lea non ci sono riferimenti alla sanità digitale ed alle strategie del Pnrr”

Inoltre, prosegue l’esperto, “Nel nuovo sistema di garanzia dei Lea non ci sono indicatori su aderenza terapeutica, Pdta, assistenza primaria, sull’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico, né sulla telemedicina, nonostante siano aspetti fondamentali che richiamano la sanità digitale e le strategie del Pnrr. Un paradosso se pensiamo che da 2 anni organizziamo centinaia di convegni, riunioni sul digital health e Pnrr“.

Aceti (Salutequità): “Anche il Fondo unico per i farmaci innovativi sfugge al monitoraggio del sistema di garanzia dei Lea”

‘Dulcis in fundo’ poi, tanto per dire, il Fondo unico per i farmaci, rispetto al quale Aceti ricorda che Dal 2020 al 2022 il Fondo unico per i farmaci innovativi è stato integrato, ad oggi è di un 1 miliardo e 100 milioni di euro, risorse stanziate dal ministero della Salute. Tuttavia, anche in questo caso non c’è un indicatore specifico nel nuovo sistema di garanzia dei Lea che permetta al ministero di verificare la tempestività e l’equità di accesso a questi farmaci innovativi da parte delle Regioni. Se c’è un finanziamento ad hoc – conclude quindi il responsabile di ‘Salutequità’ –  dovremmo avere anche un monitoraggio ad hoc all’interno del nuovo sistema di garanzia dei Lea, ma così non è“.

Max