NONOSTANTE I BUONI PROPOSITI, DENUNCIANO I PATRONATI, L’APE SOCIALE FA FLOP. CGIL: NEL 2017 INUTILIZZATI 540 MLN

    “Se tutto andrà come dovrebbe andare, i primi assegni di indennità Ape sociale e anticipo pensionistico per lavoratori precoci non arriveranno prima di gennaio 2018”. Così, rispetto a quanto annunciato proprio dall’Inps proprio il primo dicembre, attraverso la rivista del patronato – ’Esperienze’ – il presidente dell’Inca, Morena Piccinini, tiene a sottolineare ormai l’evidenza: l’Ape sociale è “un fallimento facilmente prevedibile”. La discussa ‘sperimentazione pensionistica’, partita lo scorso 1 maggio, dopo 7 mesi naviga infatti ancora in acque tempestose. “Ad onore del vero di ritardi se ne sono accumulati tanti e non sempre per responsabilità dell’lnps – afferma la Piccinini – Il decreto applicativo ha avuto una gestazione complicata, tant’è che il decreto applicativo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.138 soltanto il 16 giugno, con un ritardo di più di un mese. Poi, però, l’Istituto ci ha messo del suo per confondere ulteriormente le acque. E le cose ancor oggi non sono affatto chiare. L’Inps ha diffuso i dati sulle richieste pervenute complessivamente sia per quanto riguarda la prima fase (conclusa il 15 ottobre) che la seconda (30 novembre). E i risultati – si apprende ancora dalla rivista ’Esperienze’- non sono affatto incoraggianti. Con la prima, sono state accolte 15.493 domande di certificazione di Ape sociale e 9.031 richieste di lavoratori precoci (pari al 39% e al 34% del totale), per un numero complessivo di 24.524 domande su 65.972 richieste complessivamente pervenute, pari al circa il 37%; ben al di sotto della metà. Poi, però, l’Inps precisa di aver provveduto a riesaminare d’ufficio, alla luce dei nuovi indirizzi estensivi forniti dal ministero – e fortemente sollecitati dopo la pubblicazione del dossier di inca – 6.384 domande di Ape sociale e 5.592 di lavoratori precoci (per un totale di 11.976). Un riesame definito dall’Inps operazione straordinaria, che si completerà nei primi giorni di dicembre. Al momento – afferma ancora la Piccinini – è sempre l’Inps a dirlo, queste operazioni di riesame hanno comportato l’accoglimento di circa 2.000 domande di Ape sociale e di circa 1.780 di lavoratori precoci (per un totale di 3.780). Dunque, se la matematica non è un’opinione, su 11.976 domande riesaminate, 8.196 ancora attendono di sapere quale sarà l’esito alla loro richiesta (oltre il 68%). Se questo è l’andazzo, cosa ne sarà delle 16.917 domande pervenute all’Inps, tra il 15 luglio e il 30 novembre? Il sospetto – continua la presidente dell’Inca – è che si avveri ciò che lo stesso Inps ha pronosticato, nell’ottobre scorso, in occasione dell’audizione alla Camera, quando, giocando di anticipo rispetto ai tempi, affermò che il 50% delle risorse stanziate per l’indennità Ape sociale e l’anticipo pensionistico in favore dei lavoratori precoci, anche dopo il riesame delle domande, sarebbe rimasto inutilizzato. Un fallimento facilmente prevedibile, dunque, che si sarebbe dovuto e potuto evitare dando certezza del diritto, a chi subisce sulla propria pelle le conseguenze di un altro grossolano errore commesso dalla legge di riforma delle pensioni Monti-Fornero”. Nello specifico, ha informato uno studio della Cgil, nell’anno in corso nel 2017 le risorse non utilizzate per l’Ape social e i lavoratori ’precoci’, ammontano a ben 540 milioni di euro, quindi decisamente molto più dei 300 milioni in tre anni appositamente stanziati dal governo per il pacchetto pensioni, inserito all’interno della legge di bilancio. Parliamo di ‘risorse’ che, se non saranno reimpiegate in proposito, andranno inevitabilmente perse. Tanto è che, nei giorni scorsi, la Cigl attraverso una nota ha denunciato “l’inconsistenza delle misure proposte dall’Esecutivo al sindacato per la fase due del confronto sulle pensioni”. Come ha ben chiarito Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, “Il risparmio di risorse realizzato sulle prestazioni di Ape sociale e ’precoci’ nel 2017 è addirittura superiore a quanto il Governo ha deciso di destinare complessivamente al capitolo Previdenza nel prossimo triennio”. Gli fa eco il responsabile Ufficio Previdenza pubblica del sindacato, Ezio Cigna, il quale ha sottolineato come, i 300 milioni stanziati dal governo per il triennio “siano abbondantemente sovrastimati”. Dunque, nel 2018, stima ancora la Cgil, il governo risparmierà per il numero, inferiore di circa la metà, delle domande accolte per Ape sociale e ’precoci’, rispetto a quanto preventivamente ipotizzato: 31.290 domande anziché 60mila, pari al 52,15% del totale previsto. Una sorta di ‘effetto trascinamento’ che secondo il sindacato di tradurrà – nel 2018 – in un risparmio di 554,5 mln. Come afferma ancora in proposito Ghiselli, “Se non si vogliono accumulare ulteriori residui, pregiudicando il diritto di molti lavoratori di fruire delle prestazioni di Ape sociale e anticipo per i precoci, è necessario intervenire in legge di Bilancio per modificare profondamente le procedure e i vincoli. I correttivi sino ad ora ipotizzati dal Governo, relativi all’ampliamento di quattro categorie di lavori gravosi, all’intervento sulle donne madri e sui contratti a termine, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l’esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni”. Le proposte della Cgil prevedono quindi “la necessità di abbassare il requisito contributivo per i lavoratori impegnati in attività gravose da 36 a 30 anni e la modifica della continuità professionale richiesta di 6 anni su 7 allargandola all’ipotesi di 7 su 10”. Per quanto riguarda i lavori gravosi, spiega ancora Ghiselli, “chiediamo di semplificare le procedure e di rimuovere il vincolo del tasso di tariffa Inail del 17 per mille”.
    M.