OMICIDIO CATANIA, LA FIGLIA DELLE VITTIME ACCUSA ANCHE LO STATO

     

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    “E’ anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere”. E’ la reazioni di Rosita Solano, figlia della coppia di settantenni uccisa nelle loro villa di Palagonia. L’uomo è stato sgozzato, lei è stata lanciata dal balcone. Il movente sarebbe una rapina. “Renzi – ha detto ancora la donna – venga qui, a spiegare e non a chiedere scusa o a giustificarsi perché i miei genitori ormai sono morti e il Governo deve dirci perché.   Il governo italiano  il popolo italiano è messo in balia di tutta questa gente – ha detto la figlia di Solano – perché non fanno altro che accogliere, accogliere ma non si accoglie per accogliere. Vengono qui a rubare, ad ammazzare. Il governo, i ministri chi lo sa, prendono soldi in cambio di questi umani e poi rimangono in Italia, a fare che cosa? Ad essere accolti nei centri di accoglienza dove sputano sul piatto che gli si viene dato? Vengono a maltrattare le persone che li ospitano? Vogliono questo, vogliono quello…”. Fermato per duplice omicidio un ivoriano di 25 anni, che era stato fermato dalla polizia di Stato al Cara di Mineo. Sui vestiti dell’uomo sono state trovate tracce di sangue ed in suo possesso c’era anche il telefonino di Vincenzo Solano. Il tragico duplice delitto si è consumato in una villa a tre elevazioni nella centrale via Palermo di Palagonia. Accanto al cancello c’è una targa in ceramica con la scritta Villa Solano, dal cognome dei proprietari. La vittima si chiamava Vincenzo Solano, aveva 68 anni, mentre la moglie, una spagnola di nome Mercedes, aveva 70 anni. Secondo quanto raccontato da alcuni vicini, la coppia era rientrata da una decina d’anni dalla Germania, dove lavorava, ed era conosciuta in paese come una famiglia assolutamente tranquilla. Le indagini sono state avviate dopo che la polizia di Stato all’ingresso dal Cara di Mineo, nell’ambito di controlli continui, ha trovato un uomo della Costa d’Avorio in possesso di cellulare, computer e videocamera in un suo borsone. Una pattuglia di carabinieri si è recata a casa del proprietario del telefonino a Palagonia per accertamenti ed ha fatto la tragica scoperta. L’uomo è al momento accusato della ricettazione del materiale rubato, ma accertamenti sono in corso. L’extracomunitario, originario della Costa d’Avorio, stava passando i controlli per rientrare al Centro accoglienza richiedenti di asilo di Mineo, quando è stato bloccato dalla Polizia di Stato. Le verifiche al varco del Cara, dove ci sono diverse migliaia di ospiti, sono state intensificate da parte delle forze dell’ordine e sono costanti 24 ore su 24. Nel borsone che l’uomo aveva con sé la polizia di stato ha trovato telefonini, un pc portatile e una telecamera. Ha chiesto dei chiarimenti senza ottenerne. Sono così scattati i controlli su un cellulare e gli investigatori sono risaliti al proprietario e al suo indirizzo a Palagonia.