OMICIDIO DI MENTANA: I TRE RUMENI CONFESSANO

Massacrato di botte per un bottino di 1.800 euro in contanti, un tablet e un iphone. E’ stato risolto in poche ore dai carabinieri del Comando provinciale di Roma l’omicidio di Lucio Giacomoni, il medico di famiglia in pensione ucciso venerdì sera nella sua villa di Mentana, alle porte di Roma. I tre presunti responsabili, giovani romeni di 24, 25 e 26 anni, sono stati fermati la scorsa notte. Per gli investigatori il professionista 71enne, molto noto e apprezzato nella cittadina, è stato ucciso durante una violenta rapina. L’uomo sarebbe rimasto in balìa dei malviventi per circa un’ora.

Dietro il colpo finito nel sangue, secondo chi indaga, ci sarebbe anche un movente passionale: uno dei rapinatori, quello nella cui abitazione è stato trovato il tablet della vittima, contendeva all’anziano medico una giovane donna romena. Sarebbe stata lei a fornire al connazionale l’informazione, poi rivelatasi errata, che il medico avesse in casa la disponibilità di una grossa somma di denaro. La banda, composta da due incensurati e un terzo con un piccolo precedente per detenzione di arnesi da scasso, era infatti convinta che in casa ci fossero circa 20 mila euro, e ha picchiato brutalmente il 71enne per costringerlo a parlare.

Immobilizzata e sequestrata anche un’amica del medico, una moldava di 23 anni, che l’altra sera era in casa con lui. La giovane ha visto nel buio tre sagome entrare nella villa di campagna che in un attimo l’hanno aggredita, colpendola al volto con un pugno, e legata.

A quanto ricostruito dai carabinieri, i tre fermati hanno prima staccato la corrente nell’abitazione e poi, quando il professionista è uscito all’esterno per capire l’entità del guasto, si sono scagliati contro di lui. Lo hanno pestato selvaggiamente, sbattendogli anche la testa per terra sul cemento, per convincerlo a parlare: “Devi dirci dove hai messo i soldi” gli avrebbero ripetuto. Poi lo avrebbero trascinato all’interno dove c’era la ragazza. A scatenare la furia dei rapinatori, probabilmente la resistenza dell’uomo a parlare o un tentativo di reazione. I malviventi lo hanno poi lasciato nel bagno, in fin di vita e forse addirittura quando era già morto, e sono scappati con la sua auto caricando a bordo la giovane amica per impedirle di dare subito l’allarme. La ragazza è stata abbandonata poco dopo in una strada limitrofa e, sotto shock, ha chiesto aiuto fermando alcune auto. Così intorno a mezzanotte è arrivata la chiamata al 112. Dopo poche ore i carabinieri del Gruppo di Ostia, guidati dal tenente colonnello Alessandro Nervi, e della compagnia di Monterotondo, guidati dal capitano Salvatore Ferraro, hanno rintracciato uno dei presunti responsabili. Nella sua abitazione è stato trovato il tablet di Giacomoni. Il romeno avrebbe raccontato che a darglielo erano stati gli altri due connazionali per ripagarlo di un favore che aveva fatto. I tre sono stati interrogati a lungo in Procura a Tivoli e nella notte è scattata la confessione e il fermo. Erano convinti che in casa ci fossero circa 20 mila euro in quanto avevano saputo che il professionista, abituato a pagare in contanti anche cifre alte, il giorno prima aveva effettuato un prelievo. L’auto del medico è stata trovata dai militari in una profonda scarpata della zona dove la banda l’aveva lanciata per sbarazzarsene. “Siamo tutti un po’ scossi da questa vicenda – ha commentato il generale Salvatore Luongo, comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, nel corso di una conferenza stampa – a fronte di ciò faccio i complimenti al personale che ha operato in stretta collaborazione con la Procura di Tivoli. E’ stata un’indagine rapida ma molto complessa”.