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Omicron, medici di famiglia: “Travolti da un sovraccarico di lavoro, a livello istituzionale non siamo supportati e non considerati”

Ad essere onesti, in quei giorni di buio e terrore che hanno caratterizzato i primi mesi della prima ondata, sono stati i ‘grandi assenti’. Eccezion fatta per un pugno di ‘stoici’ e seri professionisti – sparsi a macchia di leopardo lungo lo stivale – in quelle interminabili settimane di lugubri bollettini, soprattutto nelle grandi città, gran parte dei cosiddetti ‘medici di famiglia’ si sono letteralmente ‘asserragliati’ dentro gli studi, con due ‘mandate di chiave, limitandosi a rispondere al telefono, prescrivendo all’occorrenza Tachipirina, vitamine ed antibiotico. Visite a domicilio ‘zero’ (ma non le hanno fatte nemmeno in tempi meno emergenziali!) poi, con l’avvento del vaccino, sono timidamente ‘riapparsi’ tornando disciplinare interminabili file di pazienti – per o più anziani – stesso costretti ad attendere il loro turno in mezzo alla strada.   

Medici di famiglia: causa la contagiosità della variante, gli studi sono ‘martellati’ dalle continue telefonate dei pazienti

Oggi la situazione è totalmente cambiata, la maggior parte degli italiani sono vaccinati – anche con 3 dosi – e, per quanto incredibilmente contagiosa, questa ennesima mutazione – per chi immunizzato – ha trasformato il coronavirus in una sorta di influenza stagionale.

Tuttavia, ai medici non va bene lo stesso perché, lamentano, ’tutti chiamano’!

Dimenticando infatti che, pur di ‘monetizzare’, oggi ciascun medico di base ha migliaia di pazienti – che ovviamente poi non riesce a seguire, prescrivendo così continue visite specialistiche – ed è quindi naturale che, in una situazione epidemiologica di questa portata, le richieste siano molto e all’ordine del giorno.

Intendiamoci, non generalizziamo e lungi da noi il sospetto di voler screditare una categoria seria e preziosa ma, almeno per quanto riguarda la Capitale, questa è la situazione.

Ed oggi, attraverso la voce del segretario nazionale della Fimmg (la Federazione dei medici di medicina generale), Silvestro Scotti, i camici bianchi hanno ‘denunciato’ alle agenzie di stampa le ‘difficoltà’ che stanno incontrando in questi giorni.

La Fimmg: “Facciamo fatica a seguire i pazienti nelle ore di studio, visto che messaggi e chiamate sono continui”

Il segretario ha infatti afferma che “I medici di famiglia sono travolti dal numero di contagi Covid di queste settimane. Riceviamo telefonate di continuo per la segnalazione della positività e per le procedure legate alle quarantene e all’isolamento, oltre alle richieste di assistenza sui sintomi. Facciamo fatica a seguire i pazienti nelle ore di studio, visto che messaggi e chiamate sono continui per l’inserimento sulle piattaforme regionali dei positivi. E l’assistenza alle altre patologie rischia di andare in sofferenza“.

La Fimmg: “Un sovraccarico di lavoro per il quale i medici non sono supportati e che sembra non considerato a livello istituzionale”

Questo perché, aggiunge Scotti, ”La contagiosità della variante Omicron insieme al fatto che, grazie ai vaccini, la maggioranza dei casi Covid può essere gestita sul territorio, comporta un sovraccarico di lavoro importante per il quale i medici non sono supportati e che sembra non venga considerato a livello istituzionale. In un’ora mi sono arrivate fino a 20 telefonate soprattutto per le segnalazioni delle positività. E un paziente in isolamento chiama, per esigenze varie, almeno 2 o 3 volte al giorno. In Campania abbiamo fatto le segnalazioni anche nei giorni di festa. Personalmente, tra i miei pazienti, dal 27 dicembre (compresi 31, 1 e 2) ho segnalato 30 positivi che però non sono stati ancora presi in carico dai Distretti per i tamponi di controllo. E questo riguarda almeno 60 medici del mio Distretto”.

La Fimmg: “Le complicanze burocratiche per i contagiati e le esigenze dei malati cronici, che seguiamo con difficoltà”

In tutto ciò, denuncia ancora il Segretario generale dei medici, le complicanze detta dalle procedure burocratiche “c’è anche la necessità di rassicurare e dare risposte ai pazienti contagiati che, in parte, hanno paura delle conseguenze del virus e, in parte, sono spaventati dalla procedura burocratica a cui sono vincolati per la gestione dell’isolamento e dal reinserimento sociale successivo“. Ma non solo, aggiunge, “ci sono  anche i pazienti non Covid, in particolare i cronici, che non riescono a contattare i propri medici di famiglia perché bloccati dalla valanga di richieste dei contagiati. Richieste che hanno bisogno di tempi lunghi, ma che sono necessarie per attivare le procedure indispensabili, a partire dalla richiesta del tampone molecolare“.

La Fimmg: “La concentrazione di casi che c’è in questo momento è più elevata rispetto alla prima ondata, ma non abbiamo supporto”

Insomma, Scotti rimarca il fatto che tutta questa pressione che si è abbattuta sui territori, a livello istituzionale sia stata in parte sottovalutata: ”Nelle ondate precedenti abbiamo già assistito a casa milioni di italiani. Ma la concentrazione di casi che c’è in questo momento è molto più elevata. Se nelle fasi precedenti, nella mia casistica, il problema riguardava il 10% dei miei pazienti, oggi riguarda oltre il 13,5%. Con un aumento del 3,5% in tre settimane. A fronte di questo, però, non abbiamo supporto”.

Max