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Operazione Nebrodi: decapitata la mafia agricola del messinese

La maxi operazione denominata “Nebrodi” della Procura di Messina, guidata dal procuratore della Dda Maurizio De Lucia, ha portato all’arresto di 94 persone, di cui 48 in carcere e 46 agli arresti domiciliari, e al sequestro di 151 imprese.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, truffa aggravata, intestazione di beni fittizi, estorsione, traffico di droga.

Le indagini sono state portate avanti, su doppia delega del Dda di Messina, dal G.I.C.O della Guardia di Finanza e dai Carabinieri del R.O.S. legati al territorio dei Nebrodi e ha coinvolto l’utilizzo di 600 militari circa.

L’indagine ha decapitato due clan storici, quello dei Batanesi e quello di una ramificazione dei Bontempo Scavo, capeggiati rispettivamente da Sebastiano Bontempo e Aurelio Faranda, oltre a svelare il coinvolgimento di personaggi “insospettabili”: imprenditori e un notaio che si è beccato l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Al centro dell’inchiesta la ricerca da parte dei clan (e la riuscita, i fondi intascatati in modo illecito risultano 10 milioni di euro) dell’acquisizione dei contributi comunitari concessi dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, attraverso un sistema corrotto e il coinvolgimento di oltre 150 imprese agricole riconducibili alle famiglie mafiose.

Meccanismi internazionali e moderni con cui la mafia si evolve e arreca danni sociali ed economici al territorio.