Orban e la nuova legge sul lavoro in Ungheria

    Viktór Orban si gioca una nuova carta in Ungheria. Il Parlamento della capitale Budapest ha approvato ieri con 130 voti favorevoli contro i 52 contro la riforma del codice del lavoro ungherese che innalza il numero di straordinari legali a un massimo di 400 ore all’anno. I manifestanti, a cominciare dai sindacati, definiscono la svolta una “legge sulla schiavitù”.

    Il premier è intervenuto personalmente nel dibattito e ha affermato che chi ha messo in discussione non ha compreso il significato della disposizione: a suo parere è un’innovazione favorevole non solo per le aziende, che hanno difficoltà sempre maggiori a trovare personale sufficiente a fronte della crescita economica stimato al 4% quest’anno, ma è anche positivo per i lavoratori, “perché quelli che vogliono lavorare di più per ottenere più soldi possono ora farlo”.

    Le opposizioni hanno cercato invano fino alla fine di bloccare la disposizione, contestata in piazza dai sindacati. Il passaggio della legge significa che d’ora in poi, le aziende ungheresi possono essere invitate a lavorare per sei giorni alla settimana, o per cinque giorni, ma per dieci ore al giorno. I sindacati dicono che i lavoratori sono troppo deboli per opporsi alle richieste delle aziende, di fronte a un continuo aumento della produzione, soprattutto nelle grandi aziende.

    Orban prepara anche un cambiamento istituzionale: la legge è pronta a creare una nuova Corte Suprema non indipendente ma agli ordini del Ministero della Giustizia e con competenze più ampie rispetto alla già esistente Corte Suprema, in particolare per accuse di corruzione, problemi fiscali, presunti abusi della polizia e resoconto dei risultati elettorali.