PALERMO – SOTTO LA MINACCIA DI RITI VOODOO UN’ORGANIZZAZIONE DI BALORDI GUIDATA DA UNA DONNA COSTRINGEVA GIOVANI NIGERIANE A PROSTITUIRSI

Nel 2016 purtroppo persistono ancora larghi bacini di credenza popolare – se non proprio tribale – e così, tre nigeriani e un ghanese, sono stati accusati di associazione a delinquere transnazionale, finalizzata alla riduzione in schiavitù, alla tratta di persone e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I quattro avevano abbordato una giovane nigeriana appena arrivata a Lampedusa con il sogno di una vita normale. Attraverso la minaccia di renderla vittima di riti voodoo l’hanno terrorizzata fino a fargli accettare di prostituirsi. Gli aguzzini, facenti parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani, capitanato da una donna, sequestravano il passaporto alle sventurate fino a quando queste ultime non avrebbero reso loro i 30mila euro che avrebbero investito per farle arrivare in Italia. Perché queste giovani venivano illuse di arrivare nel nostro paese con la promessa di una casa e di un lavoro. Il fermo per le quattro persone, emesso dalla Procura di Palermo, è stato eseguito dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, che hanno arrestato. Le indagini sono coordinate dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Geri Ferrara e Annamaria Picozzi. L’operazione è stata condotta tra Agrigento, Reggio Calabria e Napoli. L’associazione per delinquere transnazionale, che secondo gli inquirenti era operante tra Africa (Nigeria), i paesi del Maghreb (soprattutto la Libia) e l’Italia (Lampedusa, Agrigento, Palermo, Reggio Calabria, Napoli e Padova) era “finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani nonché alla commissione di altri gravi reati contro la persona, in relazione al trattamento inumano cui erano sottoposti i migranti prima e durante il viaggio, e allo sfruttamento della prostituzione delle giovani donne nigeriane introdotte nel territorio italiano. Appena giunte in Italia, le donne erano costrette a prestazioni sessuali e alla prostituzione con l’obbligo di riscattare progressivamente la somma concordata per riottenere la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro ed i familiari in Nigeria – hanno spiegato i magistrati – Tra i responsabili spicca la figura di una maman che, oltre a gestire le risorse logistiche funzionali all’associazione, assumeva la veste di vero e proprio “collettore” delle somme di denaro guadagnate dalle vittime e di dominus del vincolo di assoggettamento, determinato dai riti Voodoo”.

M.