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Pantaleo: “I giovani sono i grandi assenti del rilancio, manca visione del domani”

“Quella del partito liberale italiano è la storia di un partito la cui forza delle idee superò di gran lunga la forza del suo consenso”. Così il segretario nazionale della Gioventù liberale italiana, Giulia Pantaleo, racconta, citando il professor Pierluigi Barrotta, le vicende dei liberali in Italia. Nata in Sicilia nel 1992, Pantaleo è segretario dal giugno 2019.

Segretario Pantaleo, che cosa è stato il Partito liberale italiano nella storia e cosa è il partito liberale oggi.

Se penso al Partito liberale mi vengono in mente Giovanni Giolitti, Luigi Einaudi, Benedetto Croce, Valerio Zanone, Giovanni Malagodi e Renato Altissimo, punti di riferimento fondamentali per la nostra storia. Mi piace ricordare che i primi due presidenti della Repubblica italiana furono espressi proprio dal Partito liberale: Enrico De Nicola e Luigi Einaudi. In seguito il Pli è stato sciolto nel 1994 e ricostituito tre anni dopo dall’onorevole Stefano De Luca, l’attuale presidente di partito. Oggi è una realtà in rilancio che ha deciso di investire nel suo vivaio per disegnare il suo futuro: la gioventù liberale italiana. Ricostituita il 6 giugno 2019, rappresenta la futura classe dirigente liberale di questo paese. Non a caso per la gioventù liberale sono passati nomi celebri del panorama politico come Marco Pannella, Giulio Tremonti, Antonio Patuelli.

Passiamo all’attualità. Qual è la posizione del Partito liberale sulle misure restrittive adottate dal governo per contrastare il coronavirus.

Un liberale degno di questo nome non apprezzerebbe le misure restrittive adottate dal governo. Sono prescrizioni inaccettabili e insopportabili. Il liberalismo si basa su un principio: ogni individuo è l’unico padrone della propria esistenza. Non è accettata nessuna limitazione, in particolare se arriva da un’autorità. Noi crediamo, soprattutto in casi di emergenza simili, nel doveroso rispetto della legge. Ma deve essere l’individuo ad autodeterminarsi e limitare la sua sfera di libertà nel rispetto del prossimo secondo il principio del neminem laedere. Quando vengono invase la sfera di libertà personale, le libertà di movimento, la sfera emozionale del cittadino e si limita il libero arbitrio, ci si muove in una direzione opposta rispetto ai principi del liberale. Si va verso una concezione di tipo fideistico-comunista in cui lo Stato diventa proprietario dei cittadini e i cittadini uno strumento della sua volontà. Davvero inaccettabile per un liberale.

Qual è invece la vostra posizione sul decreto rilancio.

È critica riguardo alla cattiva gestione della comunicazione del governo. I 55 miliardi stanziati a favore delle imprese (grandi, medie e piccole) e delle famiglie italiane hanno comportato senza dubbio uno sforzo ragguardevole. Ci sarà risultato, però, solo quando il cittadino riuscirà a esser in breve tempo nella disponibilità di queste risorse. Stanno protestando i lavoratori di tutta Italia e siamo di fronte a una profonda crisi economica e culturale per colpa di una classe dirigente inadeguata. Il nostro paese guarda al futuro con la testa china. Per rialzarsi ha bisogno che queste cifre millantate corrispondano concretamente a sostegni tangibili. Quando il cittadino lamenta un sussidio promesso che non arriva, il governo non ha fatto ancora la sua parte. La tragedia del Covid-19 ci ha messo di fronte a una grande opportunità: snellire le procedure burocratiche che impediscono al paese di funzionare. Occorre intervenire subito.

Segretario lei ha parlato di crisi economica, ma anche culturale. Si riferisce ai pochi soldi stanziati a favore dell’istruzione?

Inizialmente ero soddisfatta dei soldi stanziati per la ricerca. Poi mi sono accorta di un altro dato: 1,5 miliardi a favore dell’università e 3 miliardi per Alitalia. Un rilancio, dice il ministro Patuanelli. Io preferisco chiamarlo l’ennesimo e inutile salvataggio. Più che per noi liberali, questo è inaccettabile per noi giovani. I grandi assenti di questo decreto siamo proprio noi, i giovani. Il nostro futuro vale la metà di una compagnia già fallita. È un decreto in cui manca la visione del domani. La politica è l’unica arte che parte dal futuro per arrivare al passato e permette, attraverso la visione del futuro, di cristallizzare il presente nella storia. Ad oggi i cittadini ancora non sanno che cosa sarà del loro futuro.

Passiamo dall’Italia all’Europa con la questione recovery fund: come immaginate l’Italia in Europa.

Noi liberali siamo europeisti convinti. Da ‘einaudiana’ non posso che rammentare il sogno degli Stati Uniti d’Europa o l’Europa delle regioni, di cui parlava Marco Pannella. Il problema oggi è uno: l’Europa ambisce ancora ad essere una federazione di popoli liberi contro il mito dello Stato sovrano? Io credo di no. Oggi l’Europa va ripensata attraverso lo snellimento burocratico, il rafforzamento della politica estera comune e la creazione di una cultura identitaria comune. Sul recovery fund bisogna capire come si collocherà l’Italia nel braccio di ferro tra Francia e Germania.

Segretario, laureata in legge, lavoratrice. E da poco ha ottenuto una seconda laurea. Dove lo trova il tempo per la politica?

La politica è la mia priorità e la mia passione. Anche nel mio lavoro metto un po’ di impegno civile e politico perché, anche nel piccolo, voglio incidere sul futuro del nostro paese.

Mario Bonito