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    Papa: “Cani e gatti al posto dei figli, ma non farli toglie umanità”

    “Oggi la gente non vuole avere figli, almeno uno. E tante coppie non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli”. Lo ha denunciato Papa Francesco parlando a braccio all’udienza generale. Bergoglio ha incentrato la catechesi sul tema della paternità e maternità. Riprendendo il discorso sul fatto che le famiglie hanno animali e non figli, ha sottolineato: “Si fa ridere capisco, ma è la realtà e questo negare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità e così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità e soffre la patria che non ha figli e, come diceva uno un po’ umoristicamente, ‘adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione che non ci sono figli?’. Rideva ma è la verità, ‘chi si farà carico di me ?'”. 

    Bergoglio ha chiesto a San Giuseppe “la grazia di svegliare le coscienze e pensare a questo: avere figli, paternità e maternità è la pienezza della vita di una persona. Pensate a questo. E’ vero, c’è la paternità e la maternità spirituale per chi si consacra a Dio ma coloro che vivono nel mondo e si sposano pensino ad avere figli, a dare la vita perché saranno loro che vi chiuderanno gli occhi e anche se non potete avere figli pensate all’adozione. E’ un rischio, avere un figlio è sempre un rischio, sia naturale che di adozione, ma più rischioso è negare la paternità e maternità. A un uomo e una donna che non lo sviluppa manca qualcosa di importante”. 

    L’adozione, sottolinea quindi il Papa, è “tra le forme più alte di amore”. “Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti’”. 

    Bergoglio pensa “in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza”.  

    Quindi il monito alle istituzioni: “Siano sempre pronte ad aiutare in questo senso, vigilando con serietà ma anche semplificando l’iter necessario perché possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore”. Francesco a braccio racconta un aneddoto di un professionista che non aveva figli “e con la moglie aveva deciso di adottarne uno; quando è arrivato il momento gli hanno detto: ’Non sappiamo come andrà la salute, forse (il bambino) può avere qualche malattia e lui disse: ‘Se lei mi domandava questo prima di entrare avrei detto no, ma l’ho visto, me lo porto’. Questa è la voglia di essere padre e madre. Non abbiate paura di questo!”.